Le banlieue continuano a bruciare, inquietudine in Europa

Di Mauro Zanon
03 Luglio 2023
A sei giorni dall'uccisione del giovane Nahel a Nanterre l'insurrezione nei sobborghi di Parigi prosegue: quasi 800 fermi, decine di poliziotti e gendarmi feriti, centinaia di incendi di auto, cassonetti, edifici e l'immagine di «un paese fuori controllo»
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La scritta "Abbasso la Francia" sulla vetrina distrutta di un negozio assaltato durante le proteste nella banlieue parigina di Nanterre (foto Ansa)

Parigi. Le rivolte delle banlieue francesi, in seguito all’uccisione del giovane Nahel durante un controllo di polizia, hanno oltrepassato nella notte tra sabato e domenica un nuovo e pericoloso limite. Un gruppo di individui ha lanciato un’auto-ariete in fiamme contro la casa del sindaco gollista di Haÿ-les-Roses, Vincent Jeanbrun, che negli ultimi giorni aveva invocato lo stato d’emergenza per arginare il contagio della rabbia e i «casseurs organizzati, che stanno portando avanti un’insurrezione».

Lui, in quel momento, si trovava nel suo ufficio in municipio, che beneficia attualmente di una protezione rafforzata: poliziotti, filo spinato e altre barriere a seguito dei numerosi attacchi subìti nelle notti precedenti. Ma in casa c’era la moglie che, dopo essersi resa conto che un veicolo in fiamme stava per entrare letteralmente dentro casa, si è subito precipitata nella stanza dei figli di cinque e sette anni, li ha presi tra le braccia, è corsa nel giardino sul retro e, nel tentativo di scavalcare un muro per fuggire dalle violenze, si è fratturata una tibia. «Un accelerante è stato trovato in una bottiglia di Coca Cola», ha dichiarato il procuratore di Créteil, Stéphane Hardouin, parlando di «fatti di estrema gravità» e confermando che la volontà degli attentatori era quella di «dare fuoco alla casa».

L’attentato alla casa del sindaco

«Si può essere favorevoli o contrari al sindaco, ed è vero che non è amato da alcuni, ma prendersela con la sua famiglia e i suoi bambini è veramente terribile. Hanno veramente provato ad assassinarlo», ha detto a Libération un’abitante di Haÿ-les-Roses, sobborgo situato a sud di Parigi. Il primo ministro, Élisabeth Borne, si è recato nel comune colpito assieme ai ministri dell’Interno, Gérald Darmanin, della Transizione ecologica, Christophe Béchu, e delle Collettività territoriali, Dominique Faure, per manifestare la propria solidarietà a Jeanbraun. «Non lasceremo nulla impunito. Saremo accanto ai sindaci», ha assicurato Borne.

A sei giorni dal dramma di Nanterre, le banlieue continuano a bruciare, la protesta si radicalizza e il bilancio per la quinta notte di proteste è 719 fermi in tutto il Paese, 45 poliziotti e gendarmi feriti e 871 incendi di auto, cassonetti e edifici pubblici e privati, secondo le cifre fornite dal ministero dell’Interno. Per questo, il presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, ha deciso domenica di convocare d’urgenza un vertice all’Eliseo con il premier Borne, il ministro dell’Interno Darmanin, e il ministro della Giustizia, Éric Dupond-Moretti.

L’appello dei calciatori e della nonna di Nahel

Secondo un partecipante della riunione citato dal Figaro, Macron ha chiesto di «continuare a fare il possibile per ripristinare l’ordine e garantire il ritorno alla calma» e «di continuare a essere al fianco dei poliziotti, dei gendarmi, dei magistrati, dei pompieri e degli eletti mobilitati giorno e notte da cinque giorni». L’inquilino dell’Eliseo vorrebbe evitare di decretare lo stato d’emergenza per non darla vinta alla destra gollista e alla destra identitaria che lo invocano all’unisono, optando per una risposta severa ma per gradi.

Macron punta molto sull’appello alla calma lanciato da alcune personalità, come i giocatori della Nazionale di calcio francese, che hanno un grande seguito e impatto emotivo tra i giovani immigrati di terza generazione delle banlieue, ma anche sul messaggio di pacificazione trasmesso domenica dalla nonna di Nahel. «I poliziotti? Meno male che ci sono. E alle persone che stanno spaccando tutto dico: “Smettetela!”. Hanno preso Nahel come pretesto», ha dichiarato Nadia, prima di aggiungere: «Che la smettano di spaccare le vetrine, gli autobus e le scuole. Sono le mamme che prendono gli autobus. Bisogna riportare la calma. Devono smetterla di rompere le cose». Il messaggio della nonna di Nahel è rivolto soprattutto all’estrema sinistra radicale che soffia sulla retorica anti-polizia, che generalizza e afferma che tra le forze dell’ordine c’è un problema di violenza sistemico. «Ho fiducia nella giustizia», ha affermato Nadia, sottolineando di non avercela con la polizia ma solo con il poliziotto che ha ucciso suo nipote.

Inquietudine in Europa per le rivolte nelle banlieue

La prosecuzione delle rivolte, che ha portato Macron ad annullare la prevista visita di Stato in Germania, suscita parecchia inquietudine in Europa, e in particolare a Berlino. «Stiamo ovviamente guardando con preoccupazione» ciò che sta accadendo in Francia, ha dichiarato il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, all’emittente pubblica Ard. Oggi, il presidente francese incontrerà il presidente del Senato, Gérard Larcher, e la presidente dell’Assemblée National, Yaël Braun-Pivet, mentre la premier riceverà i capigruppo dei partiti in Parlamento. Martedì, invece, il capo dello Stato accoglierà all’Eliseo i 220 sindaci dei comuni che hanno subìto danni nei disordini innescati dall’uccisione di Nahel.

L’immagine della Francia all’estero è di certo pesantemente degradata, come nota il Figaro di oggi nel suo editoriale in prima pagina: «In questi ultimi tempi, di crisi in crisi, offre uno spettacolo inquietante, poco simpatico: quello di un Paese fuori controllo, dove le rabbie si accumulano in un’atmosfera irrespirabile”, tuona Yves Thréard, parlando di una «nazione incappucciata, “imbarbarita”, “terzomondizzata”, che non ha più rispetto di se stessa». Fra un anno e poco più la Francia accoglierà i Giochi olimpici. «Il punto non è sapere se sarà pronta – sottolinea Thréard – ma se sarà degna di questo evento».

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