Balotelli, le balotellate e quel noioso bla bla bla sui calciatori modello

Di Emmanuele Michela
11 Aprile 2012
Mario si fa espellere contro l'Arsenal e puntuali i giornali lo criticano perché immaturo. Una campagna nauseante che vorrebbe farci credere che un calciatore si giudica solo dal fair play e dalle campagne per l'Unicef. La soluzione? L'hanno capita in due: Prandelli e il cantante degli Oasis.

Devo dirvi la verità. L’intervento di Balotelli su Song nel corso di Arsenal-Manchester City è stata un’entrata dura e cruenta, al limite del codice penale. Ma non m’ha scandalizzato eccessivamente. L’ho trovata violenta, ma non diversa da tanti altri falli che si vedono in campo, in Inghilterra come in Italia. Ciò che più m’ha infastidito, invece, è la nuova campagna mediatica che si è scatenata contro il bresciano: l’ennesima arringa su un campione che si sta bruciando con le sue stesse mani, una nuova tirata d’orecchie di penne scandalizzate che pretendono che un ragazzo di 21 anni sia più maturo di quello che è.

Balotelli non è certo un esempio di maturità, e durante questa stagione al City ce lo ha dimostrato di continuo. Il suo comportamento si è rivelato troppo spesso non all’altezza del suo blasone, e tante volte ha tradito Mancini e la squadra, che su di lui puntavano per battere i rivali dello United. Ma la realtà dei fatti dimostra anche un’altra cosa: i troppi riflettori puntati sui suoi comportamenti, i peana delle sue bravate, le tante foto che immortalano le sue vicende extra-calcistiche, non hanno fatto altro che provocare l’effetto contrario. Rendere Mario ulteriormente nervoso, molestare la poca serenità che un ragazzotto di vent’anni.

«Voglio solo camminare in città come un ragazzo normale». Era circa un mese fa, e Balotelli si faceva intervistare da Noel Gallagher, per una trasmissione della Bbc. Quel bisogno di normalità aveva stupito: c’era tutto il suo desiderio a non essere guardato solo per le sue bravate, purtroppo fin troppo normali in un ragazzo di 21 anni ricco sfondato. E stupisce che, a tirargli fuori queste parole, era stato proprio la voce degli Oasis, non certo un’Oriana Fallaci della stampa british. Era stata un’intervista a tutto tondo, ben riuscita nonostante la tanta spettacolarità. Perché Gallagher aveva preso Mario in simpatia, valorizzandolo per quello che è. Noel è un grande tifoso del City, e stravede per Balotelli: «Non appartiene a noi. È di un altro pianeta», rilanciando poi un’altra volta: «I tifosi dello United ce lo invidiano perché gli ricorda Cantona». Balotelli aveva trovato davanti a lui un suo mito, e soprattutto qualcuno che, per una volta, non gli diceva cosa fare o cosa non fare, ma lo applaudiva per il suo talento calcistico.

Ben venga quindi la scelta di Prandelli, di caratteristiche diverse da quella del cantante degli Oasis, ma di natura simile. Il ct azzurro vuole aspettare il ragazzo, e sta facendo di tutto per apprezzare Mario per le sue belle giocate in campo, cercando di mettere in secondo piano le cosiddette “Balotellate”. Mario è uno dei pochi talenti che l’Italia potrà portarsi in Ucraina e Polonia. Scommettere su di lui è un rischio, ma può risultare vincente sia in chiave azzurra sia per la maturazione del ragazzo.

Balotelli di talento ne ha eccome, come ne avevano tantissimo Maradona, Best, Sivori, Cantona, Zidane, Rooney… Veri e propri campioni, ma dal comportamento tutt’altro che imitabile. Bad Boys li chiamerebbero adesso. Di critiche ne sentivano anche loro, ma tutte le voci tacevano di fronte alle loro giocate. Il pubblico non li biasimava in campo, ma applaudiva e gioiva per i loro gol. Perché in fondo, è questo il compito di un calciatore. Basta col mito del professionista pulito, bravo ragazzo, tutto favole, fair-play e Unicef… Anche Messi quando un avversario lo sfiora simula che è una meraviglia. La piantiamo di pretendere che i calciatori siano esempi per i nostri figli?
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