
Avvicinarsi all’arte cinguettando. È possibile anche per le “capre”
C’è chi si stupisce che ci sia gente disposta a parlare di arte a tarda notte su un social network e pure durante le feste. C’è chi dispensa pillole di artistica cultura e in 140 caratteri ha anche il tempo di apostrofare come «capre» gli ignoranti inquilini del mondo circostante. L’uno è Claudio Borghi, economista docente in Cattolica ma anche esperto e collezionista d’arte. L’altro è il Vittorio Sgarbi nazionale, critico ed eccezionale divulgatore (sperando che il termine non lo offenda). Due professori e due tentativi nati come un esperimenti, ma premiati da un interessante successo di pubblico. O meglio: di followers e retweet, perché il consenso, su Twitter, si misura così.
GIOTTO E L’EFFETTO SPIELBERG. Sgarbi ha iniziato a twittare con l’ashtag #140art su suggerimento del suo agente David Guido Pietroni diversi mesi fa. Da allora si sono succeduti Masaccio, Mantegna, Leonardo, Giotto e molti altri. Lo spazio ristretto è sufficiente per accendere la curiosità e proporre spunti accattivanti. «Chi ha visto i suoi affreschi all’epoca – ha scritto Sgarbi parlando di Giotto – ha provato le stesse emozioni che abbiamo avuto noi per un film di Spielberg».
UN QUADRO AL GIORNO. Claudio Borghi, invece, ha cominciato poche settimane fa a proporre un quadro al giorno, per preparare il terreno al suo nuovo libro (Investire nell’arte, il 15 gennaio in uscita per Sperling&Kupfer). Fino ad ora ha presentato e commentato con l’aiuto e la collaborazione dei suoi follower opere, tra gli altri, di Giorgio De Chiricio, Carlo Carrà, Umberto Boccioni con l’ashtag #unquadroalgiorno.
Anche chi non usa Twitter può ripercorrere le discussioni artistiche, per Borghi nella sua pagina di Facebook (accessibile anche ai non iscritti al social network) e per Sgarbi sull’aggregatore Storify. E le conversazioni sono tutt’altro che finite. Come prometteva il 30 dicembre il professor Sgarbi ai suoi follower: «Terminerò Michelangelo dopo il 1 Gennaio e sarò con voi domani notte per ricordarvi che, anche nel 2013, sarete delle capre. Vi abbraccio».
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