
Avsi aiuta i rom che vogliono tornare in Romania
Ion ha 36 anni, due figli e una moglie dalla quale non si separerebbe mai. Con loro e la nonna è partito due giorni fa dall’Italia per fare rientro in Romania: i bambini potranno andare a scuola, lui imparare un mestiere e assistere il nonno morente, che altrimenti sarebbe solo.
Sono una delle tante famiglie rom del campo nomadi di via Triboniano, a Milano, che hanno accolto con favore il progetto di rimpatrio volontario e di reintegrazione sociale realizzato dalla Fondazione AVSI – Ong senza scopo di lucro nata nel 1972 e impegnata in 38 paesi del mondo con 100 programmi di cooperazione allo sviluppo – e dal suo partner rumeno Funtatia Dezvolontarea Popoarelor (FDP).
Sei famiglie sono già partite, diciannove hanno firmato l’accordo, mentre nuovi nuclei sono in procinto di rientrare in Romania, entro fine mese. A breve infatti il campo di via Triboniano verrà svuotato. Un percorso, quello di reinserimento, che intende accompagnare la persona affinché possa riscoprire e valorizzare, anche nel proprio Paese, quella che Benedetto XVI ha definito “l’innata dignità di ogni vita umana”.
Educazione e integrazione sono quindi le parole chiave di questo progetto in collaborazione con il Comune di Milano (Assessorato alle Politiche Sociali) e la Casa della Carità che ha in gestione il campo rom. «Dobbiamo essere ben coscienti che, per quanto ci siano risultati positivi, l’amministrazione pubblica non può e non deve arrivare ovunque» ha dichiarato Alberto Piatti, segretario generale di Avsi. «Ci deve essere una valorizzazione delle realtà che operano sul territorio e che hanno come interesse il bene della persona, non tanto l’affermazione di una ideologia dell’integrazione. Quello che ci muove è un interesse reale a conoscere il mistero della persona che si ha di fronte, qualunque condizione essa viva».
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