Non solo chiacchiericcio. Aupetit si difende: «Vittima di un complotto»

Di Mauro Zanon
15 Dicembre 2021
Altro fango sul vescovo dimissionario di Parigi, che parla dopo le accuse di avere avuto una relazione con una donna. «Io, innamorato di Cristo»
Aprile 2020, Michel Aupetit celebra il Giovedì Santo a Montmartre, Parigi (foto Ansa)

Parigi. «Sono stato vittima di un complotto». A dodici giorni dalle dimissioni accettate dal Papa in seguito alla pubblicazione di un articolo del settimanale Le Point su una presunta relazione avuta con una donna nel 2012, l’ex arcivescovo di Parigi Michel Aupetit ha rilasciato un’intervista al quotidiano Le Parisien smentendo l’esistenza di qualsiasi liaison amorosa e dicendosi vittima di una macchinazione ordita contro di lui per farlo fuori. «Mi hanno indicato alcune persone, delle reti che ce l’avevano con me e che hanno agito», ha dichiarato al Parisien Aupetit.

«Non c’è stata nessuna relazione»

Colette, la donna di cui per la prima volta ha parlato Le Point nell’articolo del 22 novembre che ha azionato la macchina del fango sulla base di pettegolezzi, «era una persona che, come spesso accade quando si è preti o medici, si lega a voi perché soffre di solitudine», ha detto il prelato, prima di aggiungere: «Mi scriveva tutti i giorni. Ho risposto a una mail e la mia segretaria ha potuto leggerla, perché condividiamo la stessa casella di posta elettronica. Non c’è stata nessuna relazione. Una volta questa persona ha avuto mal di schiena. Le ho fatto un massaggio per farla stare meglio. Tengo a ricordare che sono un medico».

Sollecitato dal Parisien sulla conferenza stampa di Papa Francesco nell’aereo che lo riportava a Roma, durante la quale il Pontefice ha parlato di «carezze» e di «massaggi» fatti a una segretaria, Aupetit ha risposto così: «Credo che abbia un po’ mischiato gli elementi della storia. La mia povera segretaria non ha nulla a che fare con tutto ciò. Conosco bene suo marito e la sua famiglia. Ho battezzato i suoi nipotini».

Sbatti il vescovo in prima pagina

Il settimanale Paris Match, la scorsa settimana, ha sbattuto Aupetit in copertina accanto a una seconda donna, Laetitia Calmeyn, teologa belga di 46 anni, vergine consacrata e insegnante al Collège des Bernardins, pubblicando all’interno del numero un articolo pieno di insinuazioni. «Non ha nulla a che vedere con una relazione amorosa o sessuale. È un’amicizia. Sul piano personale e spirituale, siamo in sintonia. È una bella persona, molto più intelligente di me, e che mi aiuta molto a riflettere. Laetitia Calmeyn è dotata di una grande delicatezza. Trovo ignobile che venga infangata», ha dichiarato Aupetit.

I tre intervistatori del Parisien hanno chiesto in seguito a Aupetit se, a posteriori, ritiene di essere stato “poco lucido” decidendo di andare a farsi una passeggiata con Laetitia Calmeyn nella foresta di Meudon (Paris Match ha pubblicato una foto dei due che li ritrae nella foresta).

«Conosco bene questa foresta perché abitavo qui vicino quando ero bambino. Ho deciso di andare lì a fare una passeggiata per rilassarmi. Laetitia mi ha inviato un sms per dirmi che aveva appena finito una lezione al Collège des Bernardins. Le ho risposto: “Se vuole, può raggiungermi. Prenda il metrò e la aspetterò al capolinea”. Le sono andato incontro, abbiamo trovato un piccolo bistrot per pranzare, e in seguito siamo andati a camminare nella foresta. Che storia! Se non si può più mangiare con un’amica senza che un paparazzo sia lì a fotografarvi, in che mondo viviamo?», ha risposto l’ex arcivescovo, che, da quando Papa Francesco ha accettato le sue dimissioni, dice di aver “trovato la pace”.

«Sì, mi sono perso per amore. Di Cristo»

In un’intervista al quotidiano cattolico francese La Croix, domenica si è espressa anche Laetitia Calmeyn sull’affaire e sul trattamento mediatico che ha subìto. «Due giorni fa ero veramente sotto choc, l’ho vissuta come un trauma. E poi mi è balenato agli occhi un fatto: se ci fosse stato un uomo, un prete, accanto a mons. Aupetit, ci sarebbe stato lo stesso trattamento mediatico? Le donne nella Chiesa devono essere ridotte a oggetto di sospetto, di fantasma, espressione di gelosie o di servilismo?», si è chiesta la teologa belga.

E ancora: «Tutto questo vuol dire che, nella Chiesa e agli occhi del mondo, una relazione di amicizia tra un uomo e una donna non è immaginabile? Posso ben ammettere che un giornalista voglia incontrarmi, ma questo furto di immagini e questa montatura atta a suggerire sospetti – laddove proprio non c’è materia! – sono terribili». Giovedì scorso, durante l’omelia pronunciata in occasione della messa di addio all’arcidiocesi di Parigi nella Chiesa di Saint-Sulpice, mons. Aupetit ha riaffermato il senso profondo della sua vocazione in risposta alle accuse di Paris Match: «Una giornalista ha scritto: “L’arcivescovo di Parigi si è perso per amore”, ma ha dimenticato la fine della frase. La frase completa è: “L’arcivescovo di Parigi si è perso per amore di Cristo”. Ieri ho perso la mia vita per amore di Cristo quando sono entrato in seminario. Oggi ho perso la mia vita per amore di Cristo. Domani perderò di nuovo la mia vita per amore di Cristo. Dobbiamo correre il rischio di amare, come Gesù».

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