Aupetit come Barbarin e Pell: scagionato dopo due anni di persecuzione

Di Leone Grotti
17 Settembre 2023
Il caso contro l'ex arcivescovo di Parigi, che nel 2021 il Papa ha sollevato dall'incarico dopo le accuse di abusi sessuali, è stato chiuso perché «il fatto non sussiste». L'avvocato: «Questo caso non sarebbe mai dovuto esistere»
Michel Aupetit, arcivescovo di Parigi, durante la processione del Venerdì Santo nel 2021

Michel Aupetit come Philippe Barbarin e George Pell. Anche nel caso dell’ex arcivescovo di Parigi, dopo due anni di fango, è arrivata la conclusione che tutti si aspettavano (anche se molti speravano in un finale diverso): la procura di Parigi ha archiviato l’indagine a suo carico perché «non c’è niente di penalmente rilevabile».

Le vergognose accuse ad Aupetit

Monsignor Aupetit era stato accusato da una vergognosa inchiesta del settimanale Le Point, ma è ridicolo anche solo chiamarla così, di aver gestito in modo dittatoriale l’arcidiocesi della capitale e soprattutto di avere avuto una relazione amorosa con una donna nel 2012, sfruttandone la vulnerabilità.

La procura ha ascoltato il 9 giugno l’arcivescovo, il quale ha ribadito come sempre fatto che «non c’è mai stata una relazione sentimentale né sessuale con questa donna». La donna ha confermato quanto detto da monsignor Aupetit e non ha sporto alcuna denuncia.

Aupetit come Barbarin e Pell

La chiusura del caso era l’unico esito possibile di una vicenda grottesca che, come ha dichiarato l’avvocato di Aupetit, «non sarebbe mai dovuta esistere». La macchina del fango ha comunque raggiunto il suo obiettivo: l’arcivescovo nel dicembre 2021 aveva infatti rimesso la sua carica nelle mani di papa Francesco, che ha accettato le dimissioni.

Come già avvenuto in precedenza per Barbarin e Pell, rispettivamente arcivescovo di Lione e prefetto della Segreteria per l’economia, le false accuse di molestie sessuali ad Aupetit sono riuscite ad abbattere non solo un grande uomo di fede, ma una delle persone più temute e rispettate in Francia.

Aupetit infatti ha sempre dato fastidio a quella vasta galassia di persone che considerano la libertà religiosa come una generosa concessione della Repubblica ai fedeli e che vedono bene i cattolici solo quando restano confinati in sacrestia a pregare. Da arcivescovo, Aupetit ha denunciato con insistenza «la cultura della morte che incombe sulla Francia», schierandosi dalla parte della ragione e della scienza contro tutte quelle leggi proposte dal governo di Emmanuel Macron che miravano a stravolgere «ciò che la nostra civiltà ha costruito per il rispetto dell’uomo, della sua dignità, della sua vita e della sua salute».

Le Point “si dimentica” di scusarsi

Monsignor Aupetit, ha dichiarato il suo avvocato, «è molto soddisfatto della chiusura del caso. È sempre stato sereno durante queste lunghe settimane perché sapeva di non aver mai fatto nulla che potesse generare confusione. È felice perché potrà proseguire la sua missione pastorale a fianco dei poveri, ai quali consacrerà il suo tempo d’ora in poi. Questa indagine, che non sarebbe mai dovuta esistere, si chiude là dove avrebbe dovuto cominciare: cioè da nessuna parte».

Ovviamente il settimanale Le Point ha diffuso la notizia della chiusura del caso con un articolo scarno, senza neanche scusarsi con l’uomo che ha contribuito a rovinare lanciando contro di lui false accuse. Non c’è da stupirsi, non tutti hanno lo stile dell’ex arcivescovo di Parigi, che comunicando il termine del suo mandato episcopale ai fedeli scrisse: «Prego per coloro che forse mi hanno augurato il male, come Cristo ci ha insegnato a fare, lui che ci aiuta ben al di là delle nostre forze».

@LeoneGrotti

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