Auguri, figli maschi!

Di Caterina Giojelli
25 Novembre 2024
I senatori di sinistra hanno un’ideona per combattere la violenza sulle donne: inculcare ai bambini le “Storie spaziali” tutte tutù, consenso e pennello di Francesca Cavallo

Avete a casa dei maschi in età da storie della buonanotte e di annidamento della violenza di genere alimentata dalla «cultura dell’apatia» che gli inculchiamo dalla nascita come inculcammo fino al 2017 la «cultura della subalternità» nelle bambine?

Allora dice il senatore Pd Filippo Sensi che dovete raccontare loro le Storie spaziali per maschi del futuro di Francesca Cavallo. Voi no ma lei sì che capisce i bambini: sono anni che li disimballa dai vecchi stereotipi per intrappolarli nei molto più presentabili e progressivi cliché.

Buonanotte bambina ribelle, buongiorno Michelle Obama

Ricordate il suo caso editoriale, ormai 7 anni fa, che cambiò il mondo, Storie della buonanotte per bambine ribelli (100 ritratti liofilizzati in 20 righe di donne «capaci di determinare il cambiamento» e «ispirare lo sviluppo»), l’ospitata a Montecitorio, la Boldrini in estasi? E tutte quelle rampolle da allora allettate al grido di “è tardi, spegni Yoko Ono, guarda la luna, lo vedi, il dito di Margherita Hack?, ti racconto la storia di Eufrosina Cruz, chiudi gli occhi, sogna Ruth Bander Ginsburg, possa tu crescere bionda, coraggiosa e con gli occhiali spessi di Hillary Clinton, buonanotte bambina ribelle, buongiorno Michelle Robinson Obama”?

E ricordate, dopo quella della ribellione (e i sequel), la fase della disobbedienza con gli Elfi al quinto piano, l’elogio natalizio dei bambini portatori di «leadership morale» come Greta, Malala, i Fridays for Future, le Sardine, ma cresciuti in una famiglia omogenitoriale, birazziale e perseguitata dal governo che vorrebbe arrestare gli Lgbt e mandare i loro figli in orfanotrofio?

Il campo largo sguaina delle Storie spaziali contro i femminicidi

Tempi ne ha parlato qui, qui e qui, mentre il 13 novembre Sensi con altri amici di Pd, Italia Viva, Azione, M5s, Avs ne ha parlato a Palazzo Madama. Cioè «grazie alla sua complicità abbiamo – credo per la prima volta nella Storia della Repubblica – parlato di come superare la cultura tradizionale del maschile per fare passi avanti nella lotta alla violenza», dice Francesca Cavallo che grazie a Sensi ha equipaggiato i primi senatori della storia di “un punto di partenza” per «riflettere sul ruolo degli uomini» nell’eliminazione della violenza sulle donne, guarda caso il suo nuovo Storie spaziali per maschi del futuro.

Se infatti guerra al patriarcato, all’uomo tossico e alla violenza sulle donne dev’essere, che guerra sia: sotto ora ai bambini; contro le «storie che ci siamo tramandati», largo ai temi cardine della formazione dell’identità maschile come «l’esplorazione impavida della loro identità di genere», la «riscoperta di un romanticismo che non ha bisogno di eroi», «personaggi maschili che sono fieri del loro coraggio emotivo», «trasparenti perché non hanno bisogno di nascondere pezzi di sé per essere accettati».

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Ma che fiabe ha letto Francesca Cavallo?

Ma prima una premessa, serissima. Qui libri della Cavallo si leggono dall’inizio alla fine e come spiegava già su Tempi la numero uno delle fiabe per bambini Annalena Valenti, aka Mammaoca, studiosa e cintura nera di Afanas’ev, Fratelli Grimm Puškin, Perrault, Dahl, Andersen, Tolkien, Deledda, Saba, Chesterton, Solov’ëv eccetera, non solo «quando Cavallo parla di fiabe, sembra non abbia conosciuto altro se non le americanate di Disney, che ha banalizzato in stile Barbie qualsiasi eroina di fiaba».

Ma, checché ne dica l’autrice che pare si senta l’unica a scriverne, le fiabe che intende rottamare affrontano già i temi dell’identità maschile (il potere, la violenza, la disobbedienza, l’emarginazione e l’accoglienza della diversità: qui dalla Favola dello zar Saltan a Barbablu, da Vassilissa a I nati d’oro, trovate tutto), temi permanenti ma anche «temi politici universali in cui ogni bambino si può riconoscere, senza essere, allo stesso tempo, riconoscibile, e questo è il bello delle fiabe, quando sono belle».

Senatori commossi dal pirata Barbadoro che non dà baci senza consenso

E questo è il primo problema di Cavallo che ha invece l’ossessione di fare identificare, immedesimare nonché risolvere, verbalizzare, inculcare, spiegare la morale di ogni scritto, emozione, accidenti tocchi al suo povero malcapitato maschio spaziale (le storie sono ambientate su 12 pianeti diversi), sia esso un orco, un ranocchio o un fantasma. Sia mai che la favola del “c’era una volta un mondo di adulti che trasformavano i bambini in prodottini culturali per cambiare il mondo” non segua un finale già scritto.

Per fare un esempio, quello che ha sciolto il petaloso senatore di Azione Marco Lombardo che ci ha scritto un post serissimo a tema 25 Novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, femminicidi («Maschi si nasce, uomini si diventa», è importante «costruire un mondo nuovo», «educare i maschi a diventare uomini, attraverso lo spazio inesplorato di nuove fiabe», «liberando l’universo maschile dai condizionamenti di un’educazione che crea maschi emotivamente deboli, plasmati sul mito del principe forte e silenzioso», «Vi leggo un piccolo frammento del libro che può aiutarci a riflettere»):

«Barbadoro iniziò a pensare che Sferzodrago fosse molto bella e che avrebbe voluto darle un bacio. Ma Sferzodrago non riusciva a tenere gli occhi aperti, e quindi non gli avrebbe potuto dire né sì né no. Così Barbadoro fece l’unica cosa che si può fare quando si vuole dare un bacio a qualcuno che non può dirci né sì né no: aspettò».

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Il ruolo dei maschi? Ma ovviamente lo decidono le femmine

Spoiler: quando Sferzodrago (la piratessa a cui il suo acerrimo nemico pirata Barbadoro ha salvato un braccio e la vita da un coccodrillo vegliandola svenuta per tre giorni e tre notti) si sveglia, Barbadoro le confessa che vorrebbe darle un bacio «perché ti trovo molto bella». Lei gli dice in favolese “stocacchio” e così vissero nemici e contenti per tutta la vita.

Va detto infatti che nella maggior parte delle storie spaziali il ruolo del maschio è determinato da quello di una femmina decisamente più attrezzata di lui: la sorella di un arciduchino che lo trascina lontano dal palazzo salvandolo da due genitori arcistronzi, da una maledizione e dalla “Tradizione”, una grossa squala che fa strada a un babbo squalo impaurito che deve ritrovare il suo squaletto, una bambina che converte i coetanei Scoppiafeste convincendoli a liberarsi dal giogo del signor Ombra, una rana che dimostra al suo ranocchio che a salvarsi e difendersi dai serpenti ci pensa da sola.

Tutti maschi spaziali e contenti grazie a due mamme o due papà

Per non dire di Deianira che vive sul cucuzzolo di una montagna e al fratello felice di vestirsi come lei regala il suo tutù di tulle rosa e da lì in poi sembra di leggere un articolo della Stampa: il padre lo vede e si incazza, la madre lo manda a letto senza cena, poi lo beccano truccarsi e lo spediscono a gelare nella neve, Deianira dice ma come se mi metto i vestiti di mio fratello non mi dicono nulla, decide allora di salvarlo, attira l’attenzione di una famiglia con due mamme, mette un biglietto nella mano di una delle due “I miei genitori sono cattivi con mio fratello. Aiuto”, le due mamme capiscono, li salvano e li ospitano finché i due genitori cattivi diventano buoni, capiscono la felicità del figlio in tutù, fioriscono i ciclamini e costruiscono ponti che collegano tutte le montagne.

Ah sì, fondamentale per cambiare il mondo è capire che non siamo in una fiaba Disney dove la parte dei cattivi tocca alle matrigne, qui i cattivi sono tendenzialmente i genitori, a meno che siano single o Lgbt. Come i due papà del pianeta dei pennelli magici che sanno incoraggiare il loro Bobby che all’inizio non si sente all’altezza degli altri ma alla fine trova il suo modo unico nell’universo di condividere con chi gli sta attorno la luce del suo cuore.

La sinistra riparta dal pennello magico

Il problema è semmai esprimere una riflessione à la “campo largo in Senato” sui frammenti in mezzo: su questo pianeta su cui spunta un «pennello magico» ogni volta che nasce un bambino, e dove gli abitanti «non usavano il pennello magico soltanto per loro stessi, ma anche e soprattutto per rendere felici coloro a cui volevano bene», a differenza delle altre bambine e degli altri bambini «a Bobby il pennello sembrava non interessare affatto». Poi una notte, dopo aver parlato con uno dei suoi due papà che gli racconta quanti pasticci col pennello avesse combinato anche il suo bisnonno con la bisnonna

«successe qualcosa di incredibile. Bobby sentì un rumore provenire da sotto il suo letto, aprì gli occhi e vide che il suo pennello magico era diventato lungo quanto una scopa […] stare a cavalcioni di quel pennello lo faceva sentire così libero e leggero […] strinse le mani sulla parte anteriore del pennello e volò giù in picchiata proprio verso il lago. […] Quando fu vicino alla superficie d’acqua dorata, buttò indietro la schiena e inzuppò le setole del pennello per ripartire poi a tutta velocità verso il cielo. Iniziò a piegare verso destra, verso sinistra, ad andare su e giù».

Pare, dice la storia, che questo spennellare in cielo abbia ispirato la nascita dei fuochi d’artificio. E noi che ci preoccupavamo del pifferaio magico.

Maschi, macachi, fagioli magici e femminicidi

Va detto che a differenza dei precedenti questo libro non lo trovate anche al supermercato, in Italia «sarà disponibile solo su Amazon. Qui non ho trovato un editore, forse perché da noi questo tipo di riflessione sull’identità maschile, rispetto all’America e ad altri Stati europei, è ancora marginale» ha spiegato Cavallo a Vanity Fair.

Ci arriveremo, la scienza dimostra ogni giorno cose come che il genoma del macaco è al 97,5 per cento uguale a quello dell’uomo, riuscirà anche a dimostrare il collegamento tra i tutù, i profili di anomalia paracriminale dei genitori che ancora raccontano la storia del fagiolo magico, e i femminicidi.

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1 commento

  1. GERARDO BALLABIO

    La bambina che regala il tutù al fratellino si chiama Deianira. Nella mitologia greca era la donna che regalò a Ercole la veste avvelenata che lo uccise. Semplice coincidenza, messaggio in codice o lapsus rivelatore?
    Sul bambino che sta a cavalcioni del suo pennello magico che gli diventa lungo come una scopa e stringendoselo tra le mani lo inzuppa nel lago dorato volevo scrivere qualcosa di divertente, magari citando Pippo Franco che in “Quel gran pezzo dell’Ubalda” si traveste da pittore per portarsi Edwige Fenech al castello “così me la posso spennellare con comodo”, ma più ci penso e più mi passa la voglia di ridere. Mi viene in mente piuttosto la frase evangelica sulla macina al collo.

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