Auguri al cardinale Scola, che ci sprona a una rigenerazione della vita personale e collettiva

Di Stefano Parisi
07 Novembre 2016
Gli auguri di Stefano Parisi all'arcivescovo di Milano nel giorno del suo settantacinquesimo compleanno

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Caro direttore, so che siete suoi amici e perciò, scusate l’espressione, vorrei usarvi come “buca delle lettere” per salutare il nostro carissimo arcivescovo di Milano cardinale Angelo Scola, nel giorno in cui egli compie i suoi primi 75 anni, facendogli pervenire per vostro tramite il mio più fervido e cordiale augurio di altri cento di questi giorni!

Devo ammettere che non è difficile entusiasmarsi per un principe di Santa Romana Chiesa quando leggi cose come quelle che del Cardinale Scola abbiamo letto ieri sul quotidiano La Stampa. Ne cito una, perché mi è parsa particolarmente significativa di una posizione che ci sprona anche nel nostro fare laico. Ebbene, rispondendo a una domanda circa il futuro della Chiesa nelle società secolarizzate, il cardinale afferma: «Bisogna farla finita con la mistica depressiva sui “lontani” e con le strategie dei cristiani per raggiungerli. Gesù è venuto a condividere il quotidiano, nessuno è “lontano” dall’esperienza umana del lavoro e degli affetti. Siamo chiamati a testimoniare la fede con semplicità e senza pararsi dietro al “si è sempre fatto così”».

Ecco, a un uomo comune come il sottoscritto, impressiona positivamente questo accento che contrasta con tanta cultura depressiva, del risentimento e del piagnisteo. Non tutti hanno la fede del Cardinale Scola. Ma tutti, anche noi laici, possiamo ben comprendere, condividere e sentirci interpellati da una sensibilità umana così. Che respinge i profeti di sventura e afferma che anche in situazioni di grande difficoltà come l’attuale, per i noti problemi che assillano il nostro paese e il mondo intero, si può e si deve impegnarsi per una rigenerazione della vita personale e collettiva.

Quel Gesù di cui parla Scola, «venuto a condividere il quotidiano» e a contrastare ogni lontananza «dall’esperienza umana del lavoro e degli affetti», rimane la personalità storica che in maniera più convincente e affascinante dimostra cosa sia il “bene” al servizio della persona e della comunità, fino al sacrificio della vita. Vorremmo che la politica recuperasse un po’ di questa grande energia positiva che è all’origine di tutte le conquiste di progresso, libertà e giustizia dell’Occidente. Conquiste, come lascia intendere il cardinal Scola, che sono ancora lì, tutte intere, e per le quali ciascuno è chiamato ancora a combattere piuttosto che a obliterare e a deprimere nel risentimento, nel piagnisteo e nella rassegnazione.

Perciò, grazie e auguri di cuore, carissimo Cardinale che ci testimoni in modo pacifico e magistrale in cosa consiste l’impegno di un credente nel cercare di rendere ragione della speranza che è in lui. E soprattutto ci testimoni il costante e fedele impegno della Chiesa cattolica ambrosiana a favore dell’emancipazione della persona e della comunità umana.

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