L’attualità dell’antico nel contributo di Marta Sordi

Di Francesca Parodi
05 Aprile 2017
«Con la sua vivace intelligenza storica, riusciva a porre domande creative e formulare ipotesi innovative» ricorda la professoressa Bearzot, nell'anniversario della sua morte

antica-atene

Il lavoro dello storico non è solo passare ore e ore in biblioteca in mezzo a libri polverosi. È un’attività molto simile a quello dell’investigatore, che con la propria intelligenza, l’attenzione ai dettagli e un metodo rigoroso riesce a ricomporre insieme i tasselli del mosaico. Lo ripeteva spesso Marta Sordi, una delle più grandi studiose del mondo antico, scomparsa il 5 aprile 2009 all’età di 84 anni. Non per niente, Sordi era appassionata di letteratura giallistica, dai classici di Agatha Christie ai Gialli Mondadori. Prima donna a vincere un ordinariato in storia antica, docente a Messina, Bologna e infine per oltre trent’anni all’Università Cattolica di Milano, Marta Sordi aveva profondamente rinnovato il suo ambito di studi partendo da un elemento tanto semplice quanto precedentemente trascurato nella didattica: le fonti. «Nelle sue lezioni effettuava sempre una rigorosa analisi critica della tradizione storiografica e verificava puntualmente ogni affermazione. Non dava nulla per scontato, ogni fatto veniva verificato di prima mano e solidamente argomentato» racconta a tempi.it Cinzia Bearzot, professore di Storia greca all’Università Cattolica di Milano e allieva di Sordi. «Quando cominciai l’università e assistetti alle sue prime lezioni, rimasi immediatamente colpita dal grande salto di qualità tra il suo metodo logico-deduttivo e l’insegnamento liceale. Lei ci spronava a mettere in dubbio ogni cosa, a porci domande e a interloquire. Ci ha fornito gli strumenti necessari per leggere non solo le fonti antiche, ma anche i giornali e i moderni mezzi di comunicazione».

Come racconta Bearzot, Sordi era una professoressa appassionata e capace di appassionare. Seguì un numero elevatissimo di tesi, mise la propria sterminata biblioteca a disposizione degli allievi e contribuì a formare un’intera generazione di studiosi. «Con la sua vivace intelligenza storica e una profonda conoscenza delle fonti, riusciva a porre domande creative e formulare ipotesi innovative, aprendo nuove strade o proponendo riflessioni originali su temi già ampiamente dibattuti». La sua educazione alla critica, spiega Bearzot, era innanzitutto volta alla liberazione da ogni forma di manipolazione: la sua missione, basata su un profondo senso civico e spirituale, era quella di formare uomini capaci di non lasciarsi condizionare da qualsiasi forma di propaganda o uniformazione del pensiero (una battaglia che Sordi fece propria soprattutto dopo aver vissuto le conseguenze del regime fascista).

Era una donna infaticabile e devota al proprio lavoro. «La sua vita si concentrò sempre sul suo impegno di docente e ricercatrice. Non si sposò mai e rimase legatissima alle sue tre sorelle. Le sue lezioni iniziavano molto presto (soffriva di insonnia), così da dedicare poi il resto della mattinata ai colloqui con gli studenti e il pomeriggio allo studio. Le sue giornate erano molto regolari, e lei non si fermava mai, nemmeno durante un attacco delle ricorrenti e fortissime emicranie o quando fu colpita da un grave disturbo agli occhi». Viveva in maniera molto sobria (la madre la rimproverava di non curare abbastanza l’eleganza nel vestire) e la sua rigorosità di carattere si rifletteva anche nella scrittura: «Aveva uno stile secco e preciso, scientifico, che mi ha sempre ricordato quello di Tucidide».

marta sordiLa sua produzione è sterminata: scrisse numerosissime monografie, saggi minori e due volumi riassuntivi di storia greca e romana. Sordi nacque come studiosa di storia greca (frequentò un liceo scientifico italiano a Bucarest, dove si trasferì per un certo periodo con la famiglia, ma approfondì la conoscenza del mondo greco con letture personali) e si interessò ben presto anche di storia romana e cristiana, un’ampiezza di interessi che era rara nell’ambito di studi antichi nel secondo Novecento. «Si approcciò alla storia romana attraverso lo studio della rivalità fra siracusani ed etruschi e fra greci e popolazioni italiche. Noi allievi sospettavamo che il suo interesse per gli etruschi fosse dovuto alle sue origini toscane, di cui andava molto fiera. L’altra sua grande passione fu l’indagine sul cristianesimo nell’impero romano. Marta fu infatti, su modello del padre, una cattolica militante, amica di don Luigi Giussani, impegnata nell’Azione cattolica italiana e ospite di diversi Meeting di Rimini. Tuttavia la sua fede non influenzò mai i suoi lavori, che conservano sempre un’impeccabile lucidità scientifica. La verità che Marta cercava era innanzitutto storica, ma come parte di una verità più grande».

Il suo originario interesse verteva sulla democrazia greca e sulle forme politiche nelle poleis, con una particolare predilezione per il sistema ateniese del V secolo a.C. Questa passione era dovuta alla sua esperienza personale: lei stessa partecipò alla rinascita della democrazia e alla riconquista della libertà dopo la Seconda guerra mondiale. Ma dopo essersi occupata della Grecia continentale, cominciò a studiare anche la storia della Sicilia, dando una fondamentale spinta all’attuale interesse degli studiosi per la grecità d’Occidente. Solitamente, Sordi partiva da problemi che individuava nei testi degli storiografi: indagava intorno a criticità legate ad un avvenimento, ma riusciva a dimostrare la crucialità di quel singolo episodio all’interno della storia greca. Soprattutto, rivelò il pericolo che la storiografia fosse influenzata dai meccanismi di propaganda e la necessità di domandarsi sempre dove e come le tradizioni storiche sono nate. Analizzò per esempio il mito sviluppato intorno alla figura di Alessandro Magno o la descrizione entusiasta del tiranno siciliano Dionigi I da parte del suo grande elettore Filisto, due esempi che testimoniano il particolare interesse della studiosa per gli uomini di potere. In ogni opinione che dava, Sordi si esprimeva in maniera chiara e netta, usando spesso espressioni in prima persona («io credo», «a mio parere») che provano un suo totale coinvolgimento nel lavoro.

Contribuì poi a mettere in evidenza l’influenza esercitata dagli Italici sul sorge della potenza di Roma e il ruolo decisivo degli etruschi nella storia romana. Riservò una grande attenzione alla figura di Giulio Cesare, considerandolo un uomo che seppe farsi interprete del periodo storico in cui viveva, e giudicò positivamente gli imperatori che promossero la cultura etrusca all’interno del mondo romano (come Augusto e Claudio, mentre è del tutto negativa la sua opinione su Nerone, più incline a superare l’italocentrismo dell’impero).

Originali e interessanti erano anche i suoi studi sul cristianesimo (famoso, tra i molti altri, il suo libro Impero romano e cristianesimo antico). Sordi sosteneva che la cultura romana fosse particolarmente adatta ad accogliere il messaggio cristiano ed era convinta che il conflitto tra Roma e il cristianesimo non fosse di carattere politico, ma religioso: secondo lei, la religione romana non poteva in alcun modo accettare la pretesa dell’unicità della divinità di Cristo. La studiosa argomentò che il cristianesimo era stato dichiarato religio illicita in base a un senatocunsulto all’epoca di Tiberio (dopo la relazione di Ponzio Pilato sugli avvenimenti di Gesù in Palestina) e come tale poteva essere perseguito tramite due vie: o con una persecuzione d’ufficio (come fecero Nerone e Domiziano), o attraverso un regolare processo. Sotto i boni principes come Traiano e Adriano, i cristiani, se non denunciati con regolare accusa, erano lasciati in pace. La situazione si complicò con le invasione barbariche, in una confusione fra sfera religiosa e politica, fino alla tolleranza raggiunta da Costantino e Licinio, che fece emergere la sostanziale affinità tra l’impero universale e la Chiesa universale.

Molte teorie della Sordi vennero attaccate o non completamente condivise, ma tutti gli studiosi riconoscono il suo fondamentale contributo a questi ambiti di ricerca e alla definizione di un metodo innovativo. Il suo pensiero mira a comprendere un quadro quanto più vasto possibile, legando la storia di un singolo uomo a quello di una società intera, a un sistema di federazioni, fino all’Europa e al mondo. Marta Sordi è stata infatti la prima ad occuparsi dell’Europa nell’antichità, introducendo questa parola in molti titoli (Federazione e federalismo nell’Europa antica, L’Europa nel mondo antico). «Ma alla radice del suo interesse per la storia c’è prima di tutto la passione per l’uomo, vero soggetto unitario di tutta la catena di eventi, ed è proprio per questo che, in fondo, lo studio dell’antico è sempre attuale».

@fra_prd

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