Attenzione: ius scholae. Che cosa c’è nel numero di Tempi di settembre

Di Redazione
03 Settembre 2024
Blangiardo in contropiede su immigrazione e cittadinanza, Mishy Harman sul dramma di vivere in Israele, Paul Kahn sulla crisi della democrazia in America. Guida ai contenuti del mensile
La copertina del numero di settembre 2024 di Tempi con intervista a Gian Carlo Blangiardo su ius scholae e cittadinanza per gli immigrati

La copertina del numero di settembre 2024 di Tempi con intervista a Gian Carlo Blangiardo su ius scholae e cittadinanza per gli immigrati

È un avvertimento controintuitivo quello che abbiamo scelto come copertina del numero di settembre 2024 di Tempi (già disponibile per tutti gli abbonati nello sfogliatore digitale e in arrivo nelle case dei sottoscrittori che hanno scelto la formula full). Rendere i giovani immigrati cittadini italiani in virtù soltanto del loro curriculum scolastico, infatti, più che appianare differenze al di fuori della famiglia, rischia di crearne una anche più drammatica al suo interno, visto che i figli riceverebbero uno status che i genitori non hanno. «Meglio piuttosto abbreviare e rendere più certo l’iter per la naturalizzazione ordinaria», spiega in un’intervista al mensile il demografo ex presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo. E poi basta con questa tendenza a scaricare sulla scuola compiti che la scuola non è in grado di portare, aggiunge nel suo commento Rodolfo Casadei.

All’attualità politica italiana, nel numero di settembre di Tempi, si dedica anche Lorenzo Castellani, che consiglia a Giorgia Meloni di occuparsi del suo partito per farlo uscire dal “culto del leader” e metterlo nelle condizioni di attrarre consenso e personale anche oltre e dopo di lei. Nella sua rubrica Lorenzo Malagola invece parla delle riforme realizzate e di quelle in corso in materia di giustizia e del perché possono aiutare a prevenire nuovi pasticci giudiziari come quello che ha coinvolto Giovanni Toti.

Israele, Stati Uniti, Arabia Saudita, Francia. A ognuno la sua crisi

Ampio spazio su Tempi di settembre si prendono poi due “personaggi da Meeting” particolarmente interessanti. L’autore israeliano Mishy Harman racconta a Leone Grotti come è nato il suo podcast che ha registrato un successo clamoroso in tutto il mondo semplicemente facendo parlare persone che abitano nello Stato ebraico e hanno storie impossibili da inscatolare nei soliti pregiudizi. Paul Kahn, luminare del diritto a Yale, invece, spiega a Mattia Ferraresi perché le fratture apparentemente insanabili che minacciano la democrazia negli Stati Uniti di Harris e Trump sono in fondo un problema di amore.

Sempre nella sezione esteri del mensile gli abbonati troveranno un lungo approfondimento di Claudio Fontana e Leone Grotti sul piano dell’Arabia Saudita per aumentare il proprio peso nel Medio Oriente e nel mondo, e sul perché la guerra a Gaza rischia di far saltare tutto. Focus poi di Rodolfo Casadei sulla Francia e su come sempre più cittadini decidano di organizzarsi in autonomia, anche letteralmente armandosi, per provvedere a una sicurezza che le autorità del paese non sembrano più essere in grado di garantire.

I 20 anni della “Masseria” della Arslan e il caso BeReal

Non poteva mancare inoltre un omaggio alla grande scrittrice Antonia Arslan in occasione del ventennale dell’uscita del suo capolavoro La masseria delle allodole, e in vista della nuova edizione del romanzo (con vari eventi pubblici collegati) in programma proprio per i prossimi giorni. E chi poteva cantarne le lodi meglio del “Molokano” Renato Farina? Di paternità reale nell’era digitale tratta invece il nuovo libro di monsignor Massimo Camisasca, recensito nel numero di settembre di Tempi dalla nostra Caterina Giojelli.

Il “nocciolo della questione” se lo prende infine Piero Vietti, che ha interrogato i filosofi Graziano Lingua e Giovanni Maddalena su una vicenda molto emblematica: la rapida ascesa e l’altrettanto repentino crollo di BeReal, l’app che prometteva di rendere “social” i momenti di vita normale degli utenti, senza trucco e senza ambientazioni costruite ad arte, e che infatti in breve tempo è diventata una noia insopportabile.

Le nostre firme, il tuo abbonamento

Tutto questo e molto altro ancora nel numero di Tempi di settembre 2024. In particolare, come sempre, gli attesissimi contributi delle nostre firme: Giancarlo Cesana presenta il libro-scoperta della sua estate, Il mondo di ieri di Stefan Zweig; Marina Corradi “fotografa” la fedeltà del suo cane Rommel; Berlicche ironizza sull’incapacità di Repubblica di capire il concetto di miracolo; Fabrice Hadjadj racconta come René Coty divenne presidente della Francia grazie alla debolezza della sua prostata. E poi il cinema di Simone Fortunato, le “Parole perse” di Pier Paolo Bellini, “L’ascia nel cuore” di Fabio Cavallari e la vignetta di Guido Clericetti.

In attesa che la rivista arrivi nelle loro case, gli abbonati possono già sfogliarla in formato digitale nell’area riservata del sito. I non abbonati, invece, farebbero bene ad abbonarsi subito. E voi professori, ricordatevi che adesso ci si può abbonare a Tempi anche con la Carta del docente.

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