Attentato in Nigeria. I fedeli rispondono con preghiere e penitenza

Di Benedetta Frigerio
17 Novembre 2012
È la prima volta che una chiesa del Sud del paese viene attaccata. La fede e il lavoro per il dialogo interreligioso di monsignor Ike possono aver infastidito i terroristi.

Dopo che la sua parrocchia nel Sud della Nigeria è stata dissacrata, i fedeli cattolici hanno deciso di vivere «una settimana di preghiera, digiuno e penitenza in riparazione delle offese subite e per la conversione dei propri persecutori», si legge sul sito del parroco, monsignor Obiora Ike, responsabile del dialogo interreligioso.

I FATTI. Il fatto risale a domenica 4 novembre quando gli aggressori sono entrati nella parrocchia di San Leone Magno, distruggendo l’altare, le statue e le immagini religiose, fino a profanare il Santissimo Sacramento. Sui muri della Chiesa gli aggressori hanno scritto frasi contro l’idolatria, producendo il sospetto che i responsabili provenissero dalle chiese protestanti. L’ipotesi più probabile, invece, è che l’attacco sia stato sferrato dall’organizzazione terroristica jihadista Boko Haram, diffusa nel nordest della Nigeria e che quest’anno ha ucciso circa centinaia di persone. L’azione sarebbe servita «a mettere i cristiani gli uni contro gli altri, facendo sembrare che l’attacco fosse interno alle chiese», ha dichiarato al The Sun padre Paulinus Ogara, prete della diocesi.

LA FEDE DEL PARROCO. Il giorno dell’attacco il parroco ha deciso di celebrare la Messa fuori dalla Chiesa. Monsignor Ike è apparso sicuro e subito ha raccomandato nella predica: «Rimaniamo saldi nella fede, nonostante le persecuzioni, l’intolleranza religiosa e il fanatismo». Spiegando che per fare questo occorre «perseverare nella preghiera e perdonare». Infine Ike ha chiesto una settimana di preghiera e digiuno, come unico antidoto all’inasprirsi dell’odio. Non solo, secondo il quotidiano National Catholic Register, su una versione ad accesso limitato del sito parrocchiale appaiono preghiere per la pace, per la Nigeria in pena e contro la corruzione. È dunque probabile che la fede di monsignor Ike e il suo lavoro per il dialogo inter-religioso stiano infastidendo i terroristi. In effetti, l’attacco è giunto inaspettato, dato che è la prima volta che un atto terroristico coinvolge il sud della Nigeria.

@frigeriobenedet

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