
Assolto il prete inglese arrestato perché pregava per la libertà di parola

A Birmingham un giudice ha assolto il sacerdote cattolico Sean Gough dal “reato di pensiero” di cui la polizia lo aveva accusato perché mostrava un cartello con su scritto “prego per la libertà di parola” nei pressi di una clinica abortiva della città, e perché sul paraurti della sua auto c’era un adesivo con scritto “le vite dei non nati contano”. Con lui è stata assolta anche Isabel Vaughan-Spruce, accusata di avere violato un ordine di protezione degli spazi pubblici imposto intorno a una struttura britannica di servizi di consulenza sulla gravidanza. La donna era stata arrestata, perquisita, detenuta e incriminata dopo aver detto a tre agenti di polizia che “poteva darsi” che stesse pregando in silenzio mentre si trovava fuori dalla clinica, in quel momento chiusa.
L’Inghilterra censura la libertà di parola?
Tempi ha raccontato qualche giorno fa la vicenda di padre Gough, che ha chiesto al tribunale di Birmingham una sentenza che stabilisse se il suo comportamento fosse o meno criminale nonostante il Crown Prosecution Service avesse ritirato le accuse contro di lui e Isabel Vaughan-Spruce per mancanza di prove. Il giudice ha chiuso la questione assolvendo entrambi. Da ottobre in alcune città del Regno Unito sono in vigore ordinanze a protezione degli spazi pubblici (Pspo) per cui chiunque verrà sorpreso indeterminate ore del giorno pregare, vegliare, segnarsi, usare acqua santa, manifestare o “intimidire” le donne che vanno ad abortire o il personale della clinica potrà incorrere in una sanzione o rischiare una condanna in tribunale. Vietatissimo anche leggere, brandire, agitare, mostrare «testi o immagini relativi direttamente o indirettamente all’interruzione della gravidanza e/o riproduzione di musica, voce o registrazioni audio amplificate».
Per questo Isabel Vaughan-Spruce è stata arrestata a dicembre, e per questo ha commentato con soddisfazione l’assoluzione ma dicendosi preoccupata dal fatto che «si stanno compiendo passi per censurare la libertà di parola, la libertà di offrire aiuto, la libertà di pregare e anche la libertà di pensare. Sono contenta di essere stata completamente assolta, ma non avrei mai dovuto essere arrestata e trattata come un criminale semplicemente per aver pregato in silenzio su una strada pubblica» per le donne che abortiscono.
Il Public Order Bill e l’aborto
«Qualunque sia la vostra opinione sull’aborto», ha detto padre Gough, «possiamo tutti concordare sul fatto che un paese democratico non può occuparsi di perseguire reati di pensiero. Prego ogni giorno, ovunque io vada. La preghiera non può mai essere un crimine».
Il Parlamento inglese sembra però pensarla diversamente, dal momento che, ha spiegato al Catholic Herald Jeremiah Igunnubole, consulente legale di ADF UK, l’ente di beneficenza che ha sostenuto la coppia, «sta prendendo in considerazione l’introduzione di una legislazione censoria, che potrebbe portare a più situazioni in cui il pensiero delle persone finisca sotto processo». Si tratta del discusso Public Order Bill, nell’ambito del quale il mese scorso la Camera dei Lord ha votato un’estensione nazionale delle zone di censura attorno a tutte le cliniche abortive in Inghilterra e Galles, rendendo reato influenzare «la decisione di qualsiasi persona di accedere, fornire o facilitare la fornitura di servizi per l’aborto». L’assoluzione di padre Gough e di Isabel Vaughan-Spruce potrebbe rappresentare un precedente positivo per un ripensamento della misura. Difficile, visto il contesto inglese e le pressioni dei gruppi abortisti.
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