
Milano ha dimenticato la parola “gratuità”

L’associazione Vantaggio ha iniziato a operare nelle periferie milanesi. Che cosa facciamo? Andiamo in giro a incontrare persone nei luoghi in cui si sentono relegate ed emarginate, ad ascoltarle e a spiegare, perché spesso non lo sanno, che esistono tentativi di risposta alle loro esigenze (associazioni, enti del terzo settore, servizi comunali). L’idea che ci muove è semplice, una comunità, una società è tale se gli esclusi li va a cercare (un po’ come la pecorella smarrita del Vangelo), se prende lei l’iniziativa.
Una mattina al mercato di via Falck di Milano
Sabato 8 luglio siamo stati con il furgone dell’associazione al mercato di via Falck, alla periferia di Milano: un gruppo di amici volontari ha dedicato la mattina di un giorno festivo a incontrare le persone e a far conoscere una nuova opera che, siamo sicuri, si farà strada nel territorio milanese, per alcuni motivi determinanti.
Come sempre e come è giusto che sia, le persone incontrate reagiscono in base alla loro esperienza di vita e alle loro sensazioni rispetto a ciò che stai proponendo: alcuni si entusiasmano e per questo nascono rapporti interessanti, altri invece si chiudono e non lasciano spazio al dialogo. Fa parte del gioco. Sono sempre più convinto che soltanto andando ad ascoltare le persone, impastandosi con loro dove vivono, vivendo i luoghi frequentati da chi cerca la risposta ai bisogni più semplici, si potrà capire dove la nostra società sta andando.
Le persone hanno dimenticato la gratuità
Questa prima uscita mi ha suscitato alcune riflessioni che vorrei condividere. Le persone non sono abituate alla parola “gratis”. Non vi è più la considerazione che un’opera che possa aiutare sia anche gratuita. Noi non abbiamo sovvenzioni pubbliche, non siamo accreditati, offriamo il nostro tempo e le nostre capacità relazionali solamente perché consapevoli che la nostra società ha bisogno di questo. Ha bisogno di una presenza radicata che non abbia lo scopo di “obbligare” o “standardizzare”. La standardizzazione crea ancora più divario.
Mi colpisce sempre come, per essere più veloci nella risposta ai bisogni, si tenga raramente in considerazione il fatto che ognuno di noi reagisce in maniera diversa di fronte alle circostanze. E quindi la signora che ha avuto un trauma a cui le opere incontrate non hanno saputo dare una risposta, a causa della grande complessità del problema che le è toccato e della difficoltà del lavoro sociale, non crede più nella possibilità di aiuto.
Il bisogno di ascolto e i “grazie” per il tempo dedicato
La gratuità, che parte dall’opera volontaria e arriva a offrire un servizio gratuito, è parte di un percorso a cui le persone devono riabituarsi. La gratuità rischia di portare dentro di sé, se guardata dall’altra parte della medaglia, l’idea che tutto sia dovuto, siamo abituati a dare peso alla parola gratuità solo nel momento in cui porta dentro un’accezione di guadagno, seppur nascosta.
Le persone si fermano e hanno necessità di un confronto. Quanti dialoghi con persone che semplicemente vogliono dire la loro, persone che faticano a muoversi nella burocrazia (soprattutto gli anziani). Tutti chiedevano e parlavano della loro fatica e, ancor prima della risposta, ringraziavano per il tempo dedicatogli. In una società velocista, dedicare del tempo è ciò che può contraddistinguere e portare valore.
Il senso della comunità, ferito dall’incuranza politica
Quando avevamo pensato all’associazione ero convinto che i bisogni fossero contingentati alla sopravvivenza (lavoro, cibo, assistenza sanitaria). Ebbene, i bisogni sono certamente anche contingentati alla sopravvivenza ma, soprattutto, sono vincolati al desiderio di una esistenza dignitosa. E allora si inseriscono il bisogno di ascolto, di compagnia, il racconto della vicina di casa che potrebbe aver bisogno e glielo vado a raccontare, il bisogno di donare del tempo per fare il volontario, la curiosità di vedere e scoprire quello che accade lì, su un furgone di 5 mq e in un mercato accaldato, in una soleggiata giornata di inizio luglio.
La nostra responsabilità sarà quella di far sì che i legami tra bisogno e risposta vengano ricostruiti e non vada a essere recisa quell’arteria fondamentale della nostra città: il senso di comunità, già ferito e marcito da anni di incuranza politica e standardizzazione dell’io.
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Davide Damiano, autore di questo intervento, è presidente dell’associazione Vantaggio
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