
Assisi, don Ventorino: «La Chiesa cerca in ogni uomo i segni di Dio»
«La negazione di Dio corrompe l’uomo, lo priva di misure e le conduce alla violenza» ha detto oggi Benedetto XVI aprendo il convegno interreligioso ad Assisi, 25 anni dopo quello indetto nella stessa città da Giovanni Paolo II. «Riaffermare questo concetto è uno scopo di questo nuovo raduno» afferma a Tempi.it don Francesco Ventorino, teologo e docente emerito di Ontologia e di Etica presso lo studio teologico “San Paolo” di Catania.
Ce ne sono altri?
Sì, come ha indicato il Papa nel discorso che ha fatto oggi ai partecipanti. A 25 anni da quella grande “preghiera per la pace” voluta da Giovanni Paolo II, dopo il crollo del muro di Berlino, il mondo è ancora pieno di discordia e di violenza, il cui volto più preoccupante è il terrorismo. Esso, infatti, si muove al di fuori di ogni limite posto dal diritto internazionale e soprattutto tende a giustificarsi in nome della religione. È proprio per il «suo carattere religioso», che «crede di poter accantonare le regole del diritto a motivo del “bene” perseguito». Per cui la religione, qui, non è più «a servizio della pace, ma della giustificazione della violenza».
In tanti, infatti, pensano che senza religioni il mondo sarebbe di gran lunga meno violento.
Questo uso illegittimo della religione spinge molti a pensare che nell’assenza della religione ci possa essere la premessa di un’era di pace. Ma è evidente che il “no” a Dio ha prodotto, continua il Papa, una «crudeltà e una violenza senza misura, che è stata possibile solo perché l’uomo non riconosceva più alcuna norma e alcun giudice al di sopra di sé, ma prendeva come norma soltanto se stesso. Gli orrori dei campi di concentramento mostrano in tutta chiarezza le conseguenze dell’assenza di Dio». Da qui la necessità, da un lato, della purificazione delle religioni, che sono da queste circostanze storiche poste nella necessità di riflettere «circa la loro natura», e dall’altro, della riaffermazione che «la negazione di Dio corrompe l’uomo, lo priva di misure e le conduce alla violenza».
Al convegno partecipano 300 esponenti di diverse tradizioni religiose. Molti hanno criticato la scelta del Papa di organizzare il raduno con un’argomentazione: si finisce sempre per mostrare le religioni come se fossero tutte uguali. Cosa ne pensa?
Il Papa ha ben presente questo rischio. Sandro Magister ha pubblicato sul suo blog una lettera di Benedetto XVI, scritta il 4 marzo 2011, al pastore luterano tedesco Peter Beyerhaus, suo amico di lunga data, che gli aveva manifestato i suoi timori per la nuova convocazione della giornata di Assisi, dove si legge: «Comprendo molto bene la sua preoccupazione rispetto alla partecipazione all’incontro di Assisi. Però questa commemorazione doveva essere festeggiata in ogni modo e, dopo tutto, mi sembrava la cosa migliore andarvi personalmente, per poter provare in tal modo a determinare la direzione del tutto. Tuttavia farò di tutto affinché sia impossibile un’interpretazione sincretista o relativista dell’evento, e affinché resti fermo che sempre crederò e confesserò ciò che avevo richiamato all’attenzione della Chiesa con la “Dominus Iesus”».
E’ stato sottolineato come al convegno partecipino anche degli atei. Come mai Benedetto XVI li ha invitati e perché la loro presenza è importante?
Il Papa stesso ha risposto a questa domanda. Essi sono piuttosto degli «agnostici, persone che cercano la verità» ha detto. Sono «pellegrini della verità, pellegrini della pace». Essi «tolgono agli atei combattivi la loro falsa certezza, con la quale pretendono di sapere che non c’è un Dio» e chiamano in causa gli aderenti alle religioni «perché non considerino Dio come una proprietà che appartiene a loro, così da sentirsi autorizzati alla violenza nei confronti degli altri». Così, «la loro lotta interiore e il loro interrogarsi è anche un richiamo per i credenti a purificare la propria fede, affinché Dio – il vero Dio – diventi accessibile».
Nessuna autorità religiosa, che non sia cattolica, ha mai organizzato un incontro del genere, invitando tutte le religioni. Perché la Chiesa è interessata a realizzare incontri interreligiosi?
Perché è convinta che in ogni religione ci sia uno sforzo nobile dell’uomo, per costruire un ponte tra sé e il mistero, e un seme di verità che promana dalla presenza nella storia della Parola di Dio, fatta carne e vicenda umana in Gesù Cristo. La Chiesa, quindi, cerca in ogni uomo religioso la traccia della presenza del suo Signore, la stima e la comprende nel suo vero significato e compimento.
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