Altro che “tregua olimpica della politica”. Nel parlamento francese succede di tutto

Di Rodolfo Casadei
24 Luglio 2024
Schede false nelle urne durante l’elezione dei vicepresidenti della camera bassa, islamo-goscisti eletti con i voti dei lepeniani, Rn escluso dai giochi. Cronache dall'Assemblea nazionale
Macron Olimpiadi Assemblea nazionale
Il presidente francese Emmanuel Macron in visita al villaggio olimpico di Parigi (foto Ansa)

Passate le elezioni anticipate convocate inaspettatamente da Macron e sventata la “minaccia” di un’ascesa al potere del Rassemblement National al prezzo di un parlamento senza una chiara maggioranza di governo, i media italiani si stanno completamente disinteressando di quello che sta accadendo all’interno dell’Assemblea nazionale francese. Eppure nella settimana appena trascorsa fra le mura di palazzo Borbone a Parigi è successo di tutto, con l’inserimento di schede false nelle urne durante l’elezione dei vicepresidenti della camera bassa del parlamento, candidati de La France Insoumise (Lfi, islamo-goscisti) eletti grazie ai voti del Rassemblement National (Rn, estrema destra), un bureau dell’Assemblea nel quale la presidente macroniana Yaël Braun-Pivet si ritrova in minoranza grazie a un colpo di mano notturno che ha permesso alla sinistra (Nfp, Nuovo Fronte popolare) di far eleggere, contro i pronostici, i propri candidati.

Intanto il cordone sanitario steso attorno al Rassemblement National in occasione del secondo turno delle elezioni politiche appare ora trasposto a livello parlamentare: nonostante i suoi 126 eletti occupino il 21 per cento dei seggi e costituiscano il principale gruppo politico dell’Assemblea nazionale, all’Rn non è stata concessa nessuna carica istituzionale parlamentare (mentre nella legislatura passata aveva due vicepresidenze).

Un’elezione che passerà alla storia

Giovedì Yaël Braun-Pivet era stata rieletta al terzo scrutinio (quando basta la maggioranza relativa) a presidente dell’Assemblea nazionale con 220 voti contro i 207 del comunista André Chassaigne, candidato di Nfp, grazie a un’alleanza fra la vecchia maggioranza presidenziale e la Destra repubblicana, erede dei Repubblicani che nella precedente legislatura sedevano all’opposizione dei governi macroniani, ma che non hanno seguito il loro presidente Eric Ciotti quando, dopo lo scioglimento del parlamento da parte di Macron, ha deciso di allearsi col Rn nelle elezioni.

Per i macroniani era un’autentica rivincita, dopo che il giorno prima si erano dovuti accontentare, loro che sono il secondo gruppo parlamentare dopo Rn coi loro 99 seggi, di un solo vicepresidente sui sei di cui è dotata l’Assemblea nazionale, a causa del fatto che il Rn, per sparigliare i giochi da cui era stato escluso, aveva fatto convergere i suoi voti niente meno che su Nadège Abomangoli e Clémence Guetté, candidati di Lfi risultati eletti.

Non è questa l’unica ragione per la quale l’elezione dei vicepresidenti della 17ma legislatura passerà alla storia: venerdì pomeriggio 19 luglio il primo scrutinio si è dovuto rifare perché, ha annunciato ai parlamentari sbalorditi la presidente Braun-Pivet, «Alla fine dello spoglio è risultato che nelle urne sono state inserite dieci buste in eccesso. Dovremo rifare la votazione perché la distanza fra i candidati votati è troppo piccola». Un tentativo di broglio elettorale in parlamento: un fatto senza precedenti nella storia delle repubbliche francesi.

«I nostri alleati sono andati a dormire»

Sabato 20 luglio fra la mezzanotte e le quattro di notte altro colpo di scena: al termine delle votazioni per l’ufficio di presidenza dell’Assemblea nazionale (che è composto dai sei vice presidenti, tre questori e dodici segretari più la presidente Braun-Pivet) la sinistra, che aveva a lungo inveito per la bocciatura di Chassaigne, è risultata maggioritaria all’interno dell’organo di governo del parlamento: 12 posti su 22, cioè la maggioranza assoluta, sono ora nelle sue mani. Come era stato possibile che l’alleanza fra le forze del governo dimissionario e la Destra repubblicana non avesse confermato l’esito del voto che già si era avuto per la presidenza? «I nostri alleati sono andati a dormire», ha spiegato con espressione gelida il giorno dopo Marc Fesneau, presidente del centrista Mouvement Democrate (MoDe), alleato di Macron.

Al momento degli ultimi voti non erano rimasti nell’emiciclo che una trentina di deputati del Nfp e una dozzina di MoDe. Probabilmente i deputati di Ensemble pour la République (macroniani) erano soddisfatti del risultato a livello di commissioni: ne presiederanno ben 4 su 8, ma non la più importante, quella delle Finanze, che sarà presieduta da un parlamentare di La France Insoumise.

È già saltata la “tregua olimpica della politica” in Francia

Comunque sia, l’esito della nottataccia peserà sui lavori dell’Assemblea, perché l’ufficio della presidenza non si occupa solo di questioni finanziarie e organizzative come la gestione del personale e delle altre spese di funzionamento della camera bassa del parlamento, ma decide le sanzioni contro i deputati che violano il regolamento con il loro comportamento. Nella passata legislatura (che è durata solo due anni) ben 110 deputati sono stati sanzionati per comportamenti antiregolamentari, e fra essi molti esponenti di Lfi che sventolavano in aula bandiere palestinesi e altri simboli politici non ammessi.

Per farsi un’idea dello stato di tensione dominante, si pensi che fra il 1958 e il 2021 ne erano stati sanzionati solo 39… «Les Insoumis (cioè i deputati di Lfi – ndt) potranno venire in aula con fumogeni e bandiere palestinesi tutti i giorni senza subire censure», hanno commentato alcuni osservatori. Ed effettivamente i primi segnali di imminenti turbative sono già arrivati. «Gli atleti israeliani non sono i benvenuti ai Giochi Olimpici di Parigi», ha affermato il deputato Thomas Portes di Lfi durante una manifestazione.

E ha successivamente precisato:«Ritengo che la diplomazia francese debba fare pressione sul Comitato Olimpico Internazionale affinché la bandiera e l’inno israeliano non siano ammessi durante questi Giochi Olimpici come avviene per la Russia. Dobbiamo porre fine ai doppi standard». La sua posizione è stata immediatamente appoggiata dal coordinatore nazionale e deputato di Lfi Manuel Bompard. La “tregua olimpica della politica”, evocata da Emmanuel Macron in vista dell’apertura dei Giochi, non sembra fare proseliti.

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