
Arriva il grande caldo e l’infinito finisce dentro un ombelico nudo
Coi primi caldi si sono intravisti. Hanno occhieggiato qua e là. Gli ombelichi, certo. Ma di più. Le spalle, certo. Ma di più. La sgargianza di un arancione, la caduta di un giallo, l’accostamento che grida, e lo smandrappamento da stagione calda. Stanno facendo le prove. Tra un poco sarà un tripudio. Dopo qualche assolo, l’orchestra suonerà piena, sarà un concertissimo. Il vestiario estivo! Gli orrori. Il tirar via in vestiti senza gusto, in non vestiti che fan tenerezza. Specie i ragazzini, le ragazzine. Le dolcissime nudità esibite in modo grossolano, televisivo, disperato. Un nudismo disperato, sessuomane. Lo aveva detto Cèline che il sesso può essere «l’infinito dei cani». Un popolo che non ha altri modi per gustare l’infinito, ne cerca una sembianza, una traccia nell’idolatria del sesso. E ne resta stordito, abbruttito.
Coi primi caldi le prime prove. Poi sarà un gran teatro, coloratissimo, frizzante e disperante.
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