Armeni: «La base della sinistra? Non la riconosco, è grillinizzata. Ciò che la contraddistingue è il rancore»

Di Chiara Rizzo
23 Aprile 2013
La giornalista di sinistra: «Non c'è più la base ragionevole e realista di Pci e Psi. Questa sinistra oggi ha lo stesso difetto dei suoi vertici: si disinteressa degli esodati e dei lavoratori Ilva, e si accapiglia su questione di poteri»

«La base non a caso era una parola mistica anche per chi della sinistra e del Pci non faceva parte» scrive oggi Ritanna Armeni sul Foglio: «In essa ci si riconosceva nei momenti di confusione, ad essa ci si appellava nelle interminabili riunioni di partito quando le decisioni potevano essere complesse. Quegli uomini e quelle donne avevano forte il senso della mediazione, rifuggivano dalle battaglie inutili e intuivano i tempi della storia». Mentre oggi, per Armeni, si può solo rammaricarsi per «quella base brutta gente», come recita il titolo del suo pezzo: la giornalista di sinistra mette in luce infatti come la base del partito, che ha incendiato tessere e occupato sezioni al nome “Ro-do-tà”, sia del tutto stata assente dai grandi problemi che avrebbero suscitato battaglie in passato, dall’Ilva di Taranto al dramma degli esodati creato dalla Legge Fornero.

Armeni, perché sostiene di non aver visto la base del Pd all’Ilva? Non era mescolata, insieme a tanti grillini, il popolo dei comitati dove sinistra e grillini erano fusi insieme? La base del Pd non è quella stessa che alle primarie si riversava nelle sezioni per votare in massa Bersani, al grido “Renzi no, perché è berlusconiano”? E la base del Pd non è ancora la stessa che domenica a Roma aspettava Grillo? Insomma la base del Pd non è da tempo “grillinizzata”?
C’è stata una metamorfosi della base della sinistra italiana e il processo non è iniziato di certo ieri con l’elezioni del presidente della Repubblica. Se dovessi datarlo lo farei partire dalla fine della Prima Repubblica, quando si è data la delega alla magistratura di gestire, di fatto, la politica. La “grillinizzazione” c’è, ed è semplicemente l’ultima di alcune trasformazioni avute negli ultimi anni. Ho citato il caso Ilva solo come un esempio sintomatico di questa metamorfosi. Un tempo la base dei partiti dei lavoratori, fossero essi il Pci o il Psi, insomma la sinistra, era molto attaccata ai contenuti e criticava i dirigenti sui contenuti: non li avrebbe lasciati tranquilli su un caso come quello di Taranto. Oggi, invece, la base ha lo stesso difetto dei vertici, e si accapiglia solo su questione di nomi e poteri. Non si è mai visto uno del Pci che strappava una tessera per un nome del presidente che non gli piaceva.

Cos’è cambiato e perché?
Oltre a quello che ho detto, c’è un fattore profondamente diverso in questa e in quella sinistra di un tempo. Il rancore: è un elemento che riguarda l’animo, ma distingue molto le due basi. Nel Pci io facevo parte dei gruppi extraparlamentari, e allora c’era sicuramente diffidenza o settarismo nella base più estrema, ma non rancore, perché si era proiettati verso il futuro, si volevano costruire delle cose, e ci si batteva o scontrava con la destra ma per costruire. Ora invece c’è il rancore, l’odio per il nemico, ed è una cosa ben diversa, perché l’idea di una società migliore da costruire è scomparsa dall’orizzonte. Si odia ma non si propone nulla di nuovo. Mi sarei aspettata che dopo la riforma Fornero ci sarebbe stata una manifestazione di piazza, dati i danni enormi che aveva creato. Ecco, nel dramma degli esodati mi sarei attesa la rivolta e le tessere date al fuoco. Non oggi.

Pochi giorni fa una dirigente di primo piano, Anna Finocchiaro, è stata ripresa durante un’intervista in cui spiegava perché avrebbe votato Marini, mentre si voltava verso le proteste di piazza che avvenivano alle sue spalle e al giornalista rispondeva infastidita: «Chi sono? La base? La base non l’ho sentita, io voterò Marini». Che effetto le fa? È un’immagine ritenuta simbolica di ciò che avviene nel Pd.
Non ho visto quell’intervista perciò non rispondo sulla Finocchiaro. Certo, sicuramente non c’è un buon rapporto tra base e dirigenza oggi, ma è sbagliato pensare che ci sia una base buona e un gruppo dirigente cattivo. No, la base ha il gruppo dirigente che si merita. Ci sono delle bravissime persone tra i dirigenti, come nella base, a sinistra. La divisione tra bene e male è inaccettabile e falsifica la realtà. Non è vero che la base sia di per sé buona, perché la società civile cambia, si modifica, e non sempre in meglio: infatti ciò che osservo non vale solo per la base del Pd, vale per tutti. Io conosco anche bene la base del Pdl e anche lì c’è un’animosità e un rancore altrettanto forte verso l’avversario. E allo stesso modo questo fenomeno lo vediamo tutti nell’M5S, verso tutti i partiti politici. Mi sono spesso chiesta il perché, e alla radice vedo la delegittimazione reciproca. Non si rispetta chi non si riconosce come legittimo rappresentante del popolo, questo avviene specularmente da tutte e tre le parti, e di conseguenza così germina l’odio per “l’usurpatore”. In Italia la deligittimazione, questa certa essenza antidemocratica, c’è sempre stata negli ultimi venti anni. Il “salto” diciamo che c’è stato con l’avvento di Silvio Berlusconi.

Ne usciremo? E come?
Temo che non se ne uscirà, almeno per il momento: non a caso la soluzione invocata è sempre quella, andare verso un salvatore. Prima l’Italia in emergenza si rivolse a Mario Monti, ora guarda a Giorgio Napolitano con speranza. E a furia di emergenze e soluzioni di emergenza, ma nessuna autocritica e tentativo autentico di cambiare mentalità politica, non so quanto durerà.

Oggi si riunisce la direzione Pd. Secondo lei cosa succederà, nomineranno Renzi come “candidato” premier, o cercano semplicemente di “farlo fuori” politicamente? E il Pd come ne uscirà?
Non so cosa dire su Renzi, perché spero che il Pd prima di fare una proposta a Napolitano su un premier, si consulti con il Presidente e si lasci consigliare. Secondo me ci sarà nel Pd un tentativo di evitare un governo di larghe intese, e di privilegiarne uno di scopo, per poi andare presto a nuove elezioni. Bisogna vedere con che maggioranza vincerà o meno questa posizione: io prevedo che da stasera il Pd uscirà spaccato.

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    4 commenti

    1. Giulio Dante Guerra

      “La base”, in lingua araba, si dice “al-Qaeda”. Se è vero che i nomi, come dicevano gli Scolastici, hanno in sé la sostanza delle cose, questa “traduzione” spiega molto… :-))

    2. Armeni???
      Ah si, l’ ho vista nel salotto di Vespa mi pare

    3. La delegittimazione dell’avversario c’è sempre stata in Italia. Cosa c’entra con Berlusconi? La Armeni è in malafede, o non sa quel che dice: vuole dare l’impressione che l’Italia sia sempre stata un paradiso democratico, rovinato vent’anni fa dall’ingresso in politica di Berlusconi. E poi parla di deligittimazione dell’avversario!

    4. giuliano

      l’odio e il settarismo sono sempre stati di casa a sinistra, a partire dal 1945 e questo ha portato questo paese sull’olrlo dell’abisso

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