
Arcivescovo di Sydney contro i Verdi: «Chiuderebbero le nostre scuole politicamente scorrette»

La crescita del consenso, anche cattolico, che gode il partito dei Verdi in vista delle imminenti elezioni australiane (2 luglio) preoccupa monsignor Anthony Fisher, arcivescovo di Sydney e primate d’Australia. Anche perché, nel caso in cui nessuno dei due partiti maggiori esca vincitore dalle urne, proprio i Verdi potrebbero avere il potere di stabilire da che parte fare pendere l’ago della bilancia.
“VESCOVO IN CARCERE”? Il pastore ha quindi deciso di intervenire senza mezzi termini con un articolo sul Weenkend Australian (apparso anche sul sito del Catholic Weekly, settimanale della diocesi di Sydney) per mettere in guardia i fedeli e tutti gli elettori da quello che lui vede come un «pericolo». Ma cosa potrebbe accadere di tanto grave se i Verdi australiani riuscissero a realizzare i loro programmi? «”Vescovo incarcerato per aver impedito l’insegnamento dell’ideologia gender nelle classi”; “Genitori musulmani costretti a far partecipare i loro figli ai programmi gay friendly”; “Insegnante indù che ha detto che il matrimonio è fra uomo e donna condannato per incitamento all’odio”». Questi, secondo Fisher, potrebbero essere i titoli delle prime pagine dei giornali se in nome della “non discriminazione” «la linea politica dei Verdi contro la libertà religiosa e la “bigotteria eteronormativa” diventasse legge».
UNA QUESTIONE CENTRALE. Nel suo intervento l’arcivescovo sottolinea che «alcune proposte politiche dei Verdi sono molto attraenti per tante persone religiose e altri idealisti, ad esempio sui temi dell’ambiente e dei rifugiati». In realtà, dietro queste istanze, si nasconde il tentativo di marginalizzare chiunque non concordi con le visioni in voga, ragion per cui «la libertà religiosa sta diventando la questione centrale delle prossime elezioni». Secondo il prelato è in atto un tentativo di imporre a tutti un’ideologia disumana, come dimostra il Safe School Program (Programma scuole sicure), che i Verdi vogliono avviare con un finanziamento di 32 milioni di dollari e che «non è educativo né sicuro», ma serve solo ad «accusare di discriminazione le chiese, le scuole e le famiglie che non si conformeranno ad esso».
COSTRETTI A CHIUDERE. L’idea dei Verdi, insiste monsignor Fisher, è quella di reintrodurre la versione più radicale dell’indottrinamento gender e di somministrarla a tutti gli studenti. «Si propone che ai bambini sia insegnato che il sesso riguarda il corpo esteriore e invece il “genere” riguarda come uno si sente dentro; che è libertà di ciascuno scegliere il proprio “genere” e come esprimerlo; che i bambini dovrebbero fingere di comportarsi come se fossero adulti Lgbti; che dovrebbero essere lasciati liberi di indossare le uniformi e usare i bagni del sesso opposto». Per il Safe School Program il semplice domandare a un alunno se sia un maschio o una femmina è un comportamento dal stigmatizzare come «esempio di “eteronormatività”». La cosa più grave, secondo Fisher, è che i sostenitori del programma anti-bullismo «preferirebbero costringere le scuole della Chiesa a chiudere piuttosto che permettere che insegnino cose politicamente scorrette».
INTOLLERANZA. Un’altra tattica dei professionisti dell’antidiscriminazione è quella di «silenziare le vittime» dell’agenda gender, scrive l’arcivescovo, «ed è esattamente quello che i Verdi chiedono ai partiti maggiori di fare, eliminando le poche garanzie per la libertà religiosa rimaste nel nostro ordinamento». Uno dei diritti che potrebbe venire meno è quello che permette alle scuole, agli ospedali, alle istituzioni caritative di stampo religioso di «assumere persone che aderiscono al loro credo e vivono secondo la loro etica». «Non c’è nulla di ingiusto o scandaloso in questo», spiega Fisher. Del resto gli stessi partiti, Verdi compresi, «hanno il diritto di scegliere le persone che rappresentano i loro valori». Solo le organizzazioni religiose dovrebbero esserne private? Conclude il pastore: «Prego che gli elettori australiani si accorgano del pericolo che queste cose rappresentano».
Foto Ansa
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7 commenti
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Forse non si è’ capito cosa ci sia in gioco in Australia ma non solo. Ormai prevale l’idea che tutti dobbiamo essere più liberi e felici, e per Far questo guaì a chi va contro l’uguaglianza,peccato che questo significhi solo guai a chi non si riesce ad OMOLOGARE. Guai a chi rivendica la sua Libertà di espressione e/o vuole solo testimoniare un’esperienza. Non sei d’accordo sulle unioni civili? Sei omofobo. Non sei d’accordo sulle adozioni a coppie gay? Sei un fascita. Non sei d’accordo ad insegnare ai bambini… ai bambini la libertà sessuale così da confonderli ? Sei un nemico del progresso e vai isolato. Andiamo avanti ???
Mandatemi in giro nudo ( e prima lotterò come un leone) ma lasciatemi la libertà di essere uomo.
LGBT dittatura mondiale!
Paolo Galasi chiama l’indottrinamento gay educazione scolastica laica. Spero che prima o poi di fare i conti con questa gente che sta distruggendo anche l’antropologia umana. Sietev dei vermi
La gay cultura eguaglia ciò che è differente, perché omologa intollerabilmente ciò che è creaturalmente diverso.
E’ diventata un’ideologia radicale e totalitaria che pretende di eguagliare ciò che è diverso e agisce in modo prepotente, minaccioso e totalitario, dipingendo le idee a loro opposte come “fanatiche e illegittime”, soffocando il dibattito, stabilendo arbitrariamente quali argomenti sono socialmente accettabili e quali no, criminalizzando di fatto il dissenso e delegittimando gli oppositori, lo psicoreato Orwelliano
Creando anche nuove parole prive di senso come “omofobia” per etichettare il dissenso e togliergli la parola, una perversione autoritaria della liberale difesa dei diritti, il nuovo fascismo o peggio in nuovo nazismo con i campi di sterminio eutanasici e i gulag per i dissenzienti.
Dovrebbero farlo anche qua in Italia i nostri vescovi, dare il via libera ai preti di parlare chiaro nell’omelia domenicale.
Invece di attaccarsi a tante stupidate, come il matrimonio religioso e la Comunione ai divorziati che vogliano risposarsi dopo una infelice quanto breve esperienza matrimoniale giovanile avviata in condizione completamente differenti, quando si capiva poco o ci si sposava per allontanarsi da ambienti restrittivi, e poco dopo hanno capito che è stato un errore di gioventù, però intanto, per la Chiesa Cattolica, fino che non hai ottenuto l’annullamento del primo matrimonio non puoi più rifarti una vita perché risulti sposato con una persona che non vedi più da dieci anni e magari non sai neanche più da che parte abita, per l’anagrafe però risulti divorziato.
Conosco un caso così. In UK.
Però la Chiesa non può riconoscere il divorzio, altrimenti vorrebbe dire che Gesù Cristo si è sbagliato. Nemmeno il Papa o un concilio possono ammettere il divorzio o permettere che si possa dare la Comunione a chi è (oggettivamente) in peccato mortale. E non ci si può attaccare all’errore di gioventù: se il matrimonio è stato contratto liberamente e senza impedimenti è valido. Ora invece alcuni avvocati rotali tentano ogni scappatoia, anche la più assurda, per dimostrare la presunta nullità del matrimonio, con grande scandalo per chi vede in ciò (giustamente) una grave forma di ipocrisia, la stessa che il Signore rimproverò ai farisei.
Detto da fratello a fratello, senza senso di superiorità: occhio a mettersi a ragionare coi criteri del mondo! Sai dove inizi ma non dove finisci…
Concordo perfettamente: “rifarsi una vita” o “annullare il matrimonio” sono concetti secolari che nulla hanno a che fare col Vangelo ed il cattolicesimo. Una volta che il matrimonio è rato e consumato nessuno, neanche il Papa stesso, può annullarlo; chiunque violi ciò è un adultero e (giustamente) escluso dalla Comunione sacramentale in quanto in stato di pubblico scandalo.