Aprea: «Una scuola su due senza presidi. Ridiamo autonomia alla Regione»

Di Chiara Rizzo
30 Agosto 2012
L'assessore all'Istruzione della Regione Lombardia: «Fino alla decisione definitiva a novembre, 500 scuole rimarranno scoperte e dovremo nominare "reggenti" che si divideranno tra più sedi. Serve un nuovo bando e più autonomia per la selezione diretta»

Ieri il Consiglio di Stato ha dato ragione agli insegnanti che hanno chiesto l’annullamento del concorso per presidi in Lombardia: le buste con i nomi dei candidati erano di una carta sottile e trasparente, per cui era possibile leggere i dati anagrafici dei concorrenti senza alcuna garanzia di anonimato. Per questo motivo già lo scorso luglio il Tar aveva dato ragione ai docenti, ma il ministero dell’Istruzione aveva fatto ricorso e ottenuto una sospensione del provvedimento. È quella che ieri è stata annullata: la decisione definitiva della vicenda slitta quindi al prossimo novembre, quando il Consiglio di Stato tratterà il caso. Valentina Aprea, assessore dell’Istruzione della Lombardia spiega a tempi.it quali sono comunque le conseguenze: «Ci sono 500 sedi vacanti su 1.227 istituti lombardi e per coprirle di fatto una scuola su due sarà senza preside».

La maggiorparte dei presidi dovrà coprire almeno sino all’autunno più scuole contemporaneamente?
Sì. Bisogna trovare una sistemazione provvisoria a questa grave situazione. Saranno nominati dei reggenti a cui sarà data la responsabilità di due o più scuole. Ciò crea molti problemi, perché le scuole sono realtà complesse che hanno bisogno di un singolo dirigente. La Lombardia ha già fatto una razionalizzazione e per questo  non possiamo permettere situazioni che ne compromettano la qualità dei servizi. Chiediamo di tutelare i vincitori, la loro precedenza e il merito.

Ma il problema delle buste semitrasparenti che non tutelavano l’anonimato nel concorso non ha messo in discussione proprio la nomina per meriti dei nuovi dirigenti?
Si tratta di meccanismi formali che nulla hanno a che fare con la professionalità dei candidati. Oggi rischiamo di perdere una classe di dirigenti validi. Per questo siamo rammaricati e dispiaciuti che si siano creati questioni burocratiche poco chiare, come questa delle buste. Ma, ripeto: non vogliamo subirne le conseguenze, anche perché rischiamo di avere più di 600 sedi scoperte.

Un numero superiore ai 355 vincitori designati dal concorso. Come mai?
Perché con quest’anno scolastico andranno in pensione un altro centinaio di presidi che si aggiungeranno ai 500 già andati via. Chiediamo al ministero di indire un nuovo concorso per dirigenti scolastici, per non trovarci di nuovo in situazioni pasticciate o di ripiego. Sappiamo che nella nostra regione ci sono dirigenti di alti livelli, preparati. Chiediamo che l’avvocatura sia a disposizione di questi dirigenti perché possano vincere il loro ricorso, ma insistiamo anche per un nuovo concorso che si aggiunga alle selezioni già effettuate. Se è vero che già qualche anno fa il ministero aveva previsto 350 posti per la Lombardia, tra il blocco del concorso e le nuove disponibilità che si aprono, questi numeri non sono più aggiornati. Quindi chiediamo più coraggio e un’attenzione rinnovata per la nostra regione, con l’indizione di un nuovo bando. Quest’occasione ci fa dire inoltre che avevamo visto giusto quando avevamo indicato nuovi meccanismi di selezione dei docenti (la selezione diretta, ndr) e dei dirigenti: tutta la partita deve essere affidata alla Regione. Basta con i meccanismi barocchi, si arrivi invece all’attuazione dell’articolo V della Costituzione.

Le nomine dirette dei docenti hanno già fatto divampare le polemiche. Non ne temete di nuove, percorrendo questa strada anche per i dirigenti?
Le polemiche non mancheranno ma non ci faranno  arretrare, perché sentiamo sempre più legittimata dai fatti la nostra richiesta. Una regione come la nostra che ha già tante altre responsabilità in altre settori si sente pronta anche per l’autonomia a livello scolastico. Rivendichiamo cioè solo quello che il titolo V della Costituzione già prevede.

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