
La Cina fa chiudere l’Apple Daily, una delle ultime voci libere di Hong Kong

Stamattina è uscito in edicola l’ultimo numero dell’Apple Daily. Il giornale pro democrazia più famoso di Hong Kong ha chiuso i battenti nell’ex colonia britannica dopo che il governo ha congelato i suoi conti correnti con 18 milioni di dollari di Hong Kong. Il quotidiano di proprietà di Next Digital, la società del magnate Jimmy Lai, aveva 26 anni di attività alle spalle ma non ha potuto resistere alla campagna di repressione del regime comunista cinese.
Arresti, retate, conti congelati
Settimana scorsa, 500 poliziotti hanno fatto irruzione in redazione rovistando tra i materiali e nei computer dei giornalisti. Cinque responsabili del giornale, tra cui il direttore, sono stati arrestati con l’accusa di aver violato la legge sulla sicurezza nazionale pubblicando oltre 30 articoli nei quali si chiedeva alla comunità internazionale di sanzionare il governo per la repressione delle libertà civili. In base alla legge imposta dalla Cina a Hong Kong nel luglio scorso, si tratta di «collusione con forze straniere».
Il regime comunista aveva già efficacemente falcidiato la platea di inserzionisti del giornale con esplicite minacce. In più, l’editore Jimmy Lai è stato arrestato nell’agosto 2020 e condannato a 20 mesi di carcere per aver partecipato a tre manifestazioni pacifiche non autorizzate. Lo stesso Lai rischia l’ergastolo per aver rilasciato dichiarazioni critiche verso il Partito comunista a giornali stranieri.
L’intervista di Jimmy Lai a Tempi
In un’intervista a Tempi prima dell’arresto, in merito agli effetti della legge sulla sicurezza nazionale sul lavoro dell’Apple Daily, Lai ci aveva confidato:
«Il giornale non cambierà linea editoriale e continuerà a lavorare come prima, fino a quando non potrà più farlo. Come dice spesso Chris Patton (ultimo governatore britannico di Hong Kong, ndr), se sai che qualcuno verrà a spaccarti le finestre di casa venerdì, questo non implica che tu debba anticiparlo spaccandotele da solo il giovedì».
Apple Daily, arrestato editorialista
Ora quel momento è arrivato. Il governo di Hong Kong non si è limitato a spaccare le finestre, ha direttamente abbattuto i muri della casa che difendeva la libertà di tutti i cittadini. Dopo il congelamento dei conti correnti, molti giornalisti si erano già licenziati non potendo più ricevere lo stipendio. La decisione finale sulla chiusura del giornale, però, è arrivata ieri dopo che il principale editorialista dell’Apple Daily, Yeung Ching-kei, conosciuto con il nome de plume Li Ping, è stato arrestato. Con i suoi articoli avrebbe violato la legge sulla sicurezza nazionale.
La responsabile per l’area Asia Pacifico di Amnesty International, Yamini Mishra, ha dichiarato che la chiusura dell’Apple Daily è «il giorno più nero per la libertà dei media nella storia recente di Hong Kong. Il giornale è stato di fatto messo al bando dal governo per aver pubblicato articoli che lo criticano. Questo è un attacco inaccettabile alla libertà di espressione». Il direttore esecutivo dell’Istituto internazionale della stampa, Barbara Trionfi, ha aggiunto: «La legge sulla sicurezza nazionale cinese si è rivelata esattamente quello che i suoi detrattori pensavano: uno strumento pronto all’uso per sopprimere la stampa libera. La comunità internazionale non deve rimanere in silenzio mentre le libertà di Hong Kong vengono smantellate pezzo dopo pezzo».
Il regime comunista cinese esulta
Parole che scivolano come acqua fresca sulle formazioni pro Pechino di Hong Kong. L’ex governatore Leung Chun-ying ha infatti esultato sui social media affermando: «L’Apple Daily ha falsificato notizie, inventato voci, diffamato e creato notizie sensazionalistiche fino all’ultimo giorno». Una delle ultime voci libere di Hong Kong si spegne così, senza che nessuno l’abbia messa al bando formalmente. L’ultimo numero dell’Apple Daily è uscito in edicola stamattina. Chi è andato a comprarlo, in segno di solidarietà, potrebbe ritrovarsi incriminato domani.
Foto Ansa
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