E l’ondata di calore dopo “Apocalisse”, come la chiamiamo?

Di Piero Vietti
19 Luglio 2022
Anche sul clima nessuno chiama più le cose con il loro nome: l'Onu parla di «suicidio collettivo», la religione ambientalista insiste nella sua caccia alle streghe (alla faccia della scienza)
Apocalisse ondata di calore

Apocalisse ondata di calore

Nello scorso fine settimana sono scoppiati incendi in diversi paesi dell’Europa e in Nord America. Il caldo estremo ha battuto record di temperature elevate in molte zone del mondo negli ultimi mesi, e ondate di caldo hanno colpito l’India e l’Asia meridionale, la siccità parti dell’Africa ed entrambi i poli nei mesi scorsi hanno registrato temperature ben oltre la media. Si può stare di fronte a questi dati di realtà in diversi modi, eppure l’unico accettato è quello catastrofista, che ha una caratteristica ben chiara: non chiama le cose con il loro nome.

Le ondate di calore e il «suicidio collettivo» del mondo

Parlando ieri a Berlino ai ministri di 40 nazioni riuniti a discutere di cambiamenti climatici, il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha detto che gli incendi e le ondate di calore di questi giorni dimostrano che l’umanità è di fronte a un «suicidio collettivo». «Metà dell’umanità si trova in zone di pericolo, a causa di inondazioni, siccità, tempeste estreme e incendi. Nessuna nazione è immune. Eppure continuiamo ad alimentare la nostra dipendenza dai combustibili fossili».

Secondo gli esperti nel sud della Francia in questi giorni è in corso una «apocalisse di caldo», e Apocalisse 4800 è il nome dato dai media all’anticiclone africano in arrivo nei prossimi giorni in Italia. La riunione dei ministri in Germania è stata come sempre “l’ultima occasione” (ovviamente sprecata) per trovare un accordo in vista della prossima Cop (anche quella ultima e decisiva occasione, come le ventisei precedenti). Nella narrazione giornalistica di questi giorni l’Europa è «un continente in fiamme», i cambiamenti climatici stanno portando «devastazione» e le ondate di caldo sono ormai un «inferno».

Apocalisse ed emissioni

Suicidio, devastazione, apocalisse, inferno: l’uso e l’abuso di parole sempre più estreme non dice la verità della cosa che raccontano. A Guterres che prevede morti e distruzione per l’aumento delle temperature globali andrebbe risposto con le previsioni degli esperti dell’IPCC, il panel intergorvernativo che studia il clima e fa parte proprio dell’Onu: persino loro scrivono che anche nel caso in cui si verificasse lo scenario peggiore, quello con l’aumento più alto delle temperature, il benessere medio globale della popolazione mondiale continuerà a crescere. Nonostante gli allarmi sull’aumento delle conseguenze distruttive dell’emergenza climatica, il numero di persone che muoiono in disastri legati al clima è crollato in modo clamoroso negli ultimi cento anni.

Eppure le parole d’ordine sono “apocalisse”, “inferno”, e “colpevole”. La religione ambientalista è entrata in piena fase millenarista, le nuove streghe (da non bruciare però, produrrebbero troppe emissioni) sono i ricchi, i consumatori di combustibili fossili, i guidatori di automobili. Come gli abitanti di Sodoma e Gomorra abbiamo attirato su noi stessi per i nostri comportamenti peccaminosi la punizione divina: basta ricordare i vari «La natura si ribella» sentiti e letti dopo la tragedia della Marmolada, cinicamente sfruttata da troppi commentatori per dire l’ennesimo «io l’avevo detto», e spiegare che se limitiamo le emissioni nessuno morirà più in montagna. Il fatto è che, lo scriveva Brendan O’Neill sullo Spectator, «l’ambientalismo ha riabilitato in forma pseudoscientifica l’antica tentazione di cercare la strega o il peccatore responsabile delle disgrazie della società». Ma soprattutto, dopo “Apocalisse”, come la chiamiamo la prossima ondata di calore?

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2 commenti

  1. ANDREA SOSIO

    Come nome per la prossima ondata di caldo proporrei “Piripicchio”, visto che, come ci insegna Febbre da Cavallo, è figlio di Uragano e Apocalisse: https://www.youtube.com/watch?v=KCCHA4Lpb_4

  2. GABRIELE BELLATORRE

    Ho controllato l’attività del fotovoltaico che ho installato ad inizio 2019 sul tetto di casa mia. Nei primi 6 mesi dell’anno il 2022 non è mai stato l’anno dove ho avuto la più alta produzione di energia elettrica. Nei primi sei mesi del 2019 e 2020 il mio fotovoltaico ha sempre prodotto più corrente elettrica rispetto al 2022. Le previsioni che il software indica per i prossimi mesi di quest’anno sembrano confermare questa tendenza. Il mio è un osservatorio molto limitato. Sarebbe interessante conoscere i dati degli altri fotovoltaici.

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