
Ingroia lascia la toga e «scende in campo per sottrarsi al “fuoco di fila” dei magistrati». Lo dice il Fatto
Il Fatto quotidiano la pubblicizza come una «scelta di campo» per la «difesa della Costituzione, in un momento di vero e proprio “allarme democratico”». Ma nemmeno al giornale a lui più vicino sfugge la coincidenza che l’addio alla toga di Antonio Ingroia, previsto per «stamattina alle 12, nella sede di Azione Civile, invia del Corso 184 a Roma», arriva guardacaso «dopo l’apertura di un procedimento disciplinare su segnalazione del procuratore di Aosta per aver continuato a far politica, anche dopo il suo rientro in magistratura».
TUTTI I CONTI APERTI. Ingroia, che nella conferenza stampa presenterà anche la prima assemblea nazionale di Azione Civile, in programma sabato 22 giugno a Roma, ha diversi conti aperti con i colleghi togati. Oltre alla causa disciplinare di cui sopra, il Fatto ricorda «il procedimento nei confronti del procuratore di Palermo Francesco Messineo, accusato di essersi fatto condizionare nella gestione dell’ufficio proprio da Ingroia», mentre si attende il verdetto del Tar del Lazio sul ricorso dell’ormai ex magistrato siciliano contro «il trasferimento (ritenuto punitivo e rifiutato) ad Aosta». Senza dimenticare che il Csm non ha accettato la sua nomina a capo del servizio riscossioni della Regione Sicilia proposta dal governatore Crocetta.
«SI SOTTRAE AL FUOCO DI FILA». Insomma, sintetizza il quotidiano di Padellaro e Travaglio, negli ultimi tempi il povero Ingroia è «al centro di un vero e proprio “fuoco di fila” mediatico-disciplinare, dal quale ha deciso di sottrarsi abbracciando l’impegno politico». Una scelta che qualcuno oserebbe definire quasi “berlusconiana”. Giusto?
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