
Nella chiesa di Bristol scompare Edward Colston e appare Gesù in gommone

Ma che ci fa Gesù afro con l’aureola ad agitare cartelli tra i manifestanti del Bristol Bus Boycott? Ce l’ha messo la maestosa chiesa anglicana di St Mary Redcliffe al posto delle infami vetrate di epoca vittoriana che commemoravano Edward Colston, con lo stemma e il motto evangelico del Buon Samaritano «Va’ e fa lo stesso».
La fine del benefattore Colston a Bristol
Dopo il rovesciamento nel fiume Avon della statua dell’imprenditore, deputato ma soprattutto mercante di schiavi vissuto a cavallo del XVII e XVIII secolo a Bristol – a cui sono stati intitolati teatri, edifici residenziali, vie, corsi e vetrate non solo a St Mary Redcliffe, per aver finanziato con l’equivalente odierno di 13 milioni di euro scuole, orfanotrofi, chiese, ospedali e case di edilizia popolare -, la chiesa ha iniziato il suo percorso a braccetto con la cattedrale di Bristol verso la riparazione dei mali del passato.
«Le dediche a Colston, in due importanti luoghi di culto, hanno impedito a molte persone di trovare pace in questi splendidi edifici. La maggior parte di queste dediche ora è scomparsa e il resto seguirà», annunciava il vescovo subito dopo il lancio in acqua della statua abbattuta e sfigurata dai manifestanti di Black Lives Matter che protestavano contro la morte per mano poliziotta di George Floyd a Minneapolis. «Compileremo un inventario di tutte le nostre chiese per identificare e comprendere i riferimenti alla schiavitù”, hanno aggiunto dalla diocesi impegnandosi a «concordare la giusta linea d’azione» nel dialogo con fedeli di colore, teologi ed esperti di tratta degli schiavi, razzismo, identità e giustizia.
Gesù in fuga dall’Egitto sul gommone
E così la chiesa di St Mary, secondo Elisabetta I «la parrocchia più bella, più buona e più famosa d’Inghilterra», dopo aver rimosso le sue Colston Windows sostituendole con pannelli, ha invitato “il pubblico” a presentare idee e progetti di sostituzione. Le direttive del concorso? Aiutare la chiesa a ricordare e riconciliarsi col suo passato, portare il Vangelo a tutti, promuovere la speranza, completando la parabola del Buon Samaritano rispondendo alla domanda “Chi è il mio prossimo?”. E a vincere è stata la giovane Ealish Swift col suo progetto basato «sulla profonda e complessa storia di Bristol, dalle atrocità del passato alle preoccupazioni dei giorni nostri, per ricordarci i viaggi dei nostri vicini e come siamo arrivati a essere insieme in questo momento, guardando verso un futuro condiviso». Tutto bene, ma che significa?
Intanto che Gesù bambino, in fuga dall’Egitto, sale con la Vergine Maria e San Giuseppe su un gommone di migranti. Poi Gesù calma la tempesta a bordo di una imbarcazione di Bristol carica di schiavi della tratta atlantica. Dopo di che lo troviamo a manifestare durante la protesta condotta a Bristol nel 1963 contro il divieto della compagnia locale di autobus di assumere conducenti neri e asiatici, protesta che spianò alle conquiste dei diritti civili contro la discriminazione razziale in Gran Bretagna.
Gesù manifestante al Bristol Bus Boycott
Da ultimo, Gesù è raffigurato con diverse etnie «per contrastare la narrazione anglo-centrica del “Gesù bianco”»: non manca nessuno, dall’uomo in turbante alla donna col velo islamica e il riferimento al passo del Levitico «Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso».
I pannelli sono esposti in chiesa e presto prenderanno il loro posto nelle finestre del transetto nord, dove ogni imbarazzante riferimento a Edward Colton è stato cancellato. Al suo posto c’è Gesù in canotto o in manifestazione. Come avrebbe potuto il Signore in barca coi discepoli su un lago della Galilea far passare lo stesso messaggio di redenzione?
Articoli correlati
1 commento
I commenti sono chiusi.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!
Se non vogliono più commemorare Edward Colston, per coerenza dovrebbero anche restituire tutti i soldi che lui gli ha donato.