Quanto costa essere anglicani: tra gli inglesi vanno forte le chiese part-time

Di Rodolfo Casadei
17 Gennaio 2022
In Inghilterra è in ascesa la prassi di usare gli edifici sacri solo nei giorni di culto, e destinarli a intrattenimento e servizi (anche postali) durante la settimana
L'interno della chiesa di St. James a West Hampstead in una foto sul sito della dioc

Ci volevano gli inglesi e ci volevano gli anglicani per inventarle: sono le chiese part-time, edifici sacri di grande valore storico e architettonico che durante la settimana lavorativa sono utilizzati per fini profani, per poi tornare alla destinazione originaria, cioè il culto, la domenica. St. James a West Hampstead, sobborgo di Londra, la cattedrale di Rochester nel Kent e la cattedrale di Norwich sono le punte più avanzate di un fenomeno in ascesa, innescato da una parte dall’esigenza di reperire fondi per coprire gli alti costi di manutenzione, dall’altra da considerazioni teologiche e pastorali innovative funzionali ad attirare un maggior numero di persone nei ranghi della Chiesa d’Inghilterra.

Un centro sociale a St.James, golf a Rochester

Sei giorni alla settimana la chiesa di St. James accoglie sotto le sue navate gotiche un centro sociale fornito di giardino d’infanzia per mamme e bambini con tanto di scivoli e piscine di palline colorate, una pasticceria che vende caffè e torta di carote, un bar autorizzato, un ufficio postale e un servizio di consulenza per piani di gestione di debiti; gli altoparlanti diffondono musica di Mariah Carey dei Wham! Dappertutto ci sono sofà per gli avventori, che vengono rimossi la domenica e sostituiti dalle tradizionali panche.

La cattedrale di Rochester ha offerto negli ultimi tre anni proposte ancora più osé: un percorso di golf da nove buche che ha attirato 30 mila visitatori nei 36 giorni durante i quali è rimasto aperto e l’opera d’arte contemporanea “Museum of the Moon” di Luke Jerram, ovvero una riproduzione basata sulle immagini della Nasa del satellite della Terra di sette metri di diametro che nel 2020 ha attirato 120 mila visitatori in 22 giorni. La cattedrale di Norwich ha imitato Rochester, ospitando l’esposizione dello scheletro di un diplodocosauro, e ha realizzato l’iniziativa più controversa: un grande scivolo a spirale alto come le volte della chiesa.

I problemi economici dietro alla scelta

La principale ragione per cui sono state intraprese queste iniziative sembra essere economica: il centro sociale della chiesa di St. James (che si chiama Sheriff Centre con riferimento alla via in cui si trova la chiesa) è così popolare che gli utenti del suo ufficio postale sono 2 mila alla settimana, mentre 150 persone al giorno visitano l’area giochi e frequentano la cafeteria. Lo Sheriff Centre è una no profit che versa un affitto di 12.500 sterline all’anno alla parrocchia e paga tutte le bollette relative all’edificio, così come i costi in conto capitale, che presto comprenderanno le 250 mila sterline necessarie per riparazioni urgenti del tetto.

La cattedrale di Rochester comporta una spesa corrente di 1,3 milioni di sterline all’anno, e deve assolutamente sostituire il suo impianto di riscaldamento, cosa che le costerà almeno 500 mila sterline. L’installazione artistica dedicata alla luna le ha permesso di raccogliere 35 mila sterline di donazioni extra che vanno ad aggiungersi alle 15 mila raccolte con uno spettacolo di luci annuale.

Sempre meno fedeli alle funzioni religiose

Più del 40 per cento delle 15.500 parrocchie anglicane accumulano deficit ogni anno, nonostante una sovvenzione governativa che dal 2016 è pari a 90 milioni di sterline all’anno. Ciò dipende dal fatto che 12 mila di esse sono edifici storici bisognosi di cure particolari, che le donazioni dei privati sono in costante diminuzione e che la maggior parte di esse (60 per cento) si trova in campagna, dove la popolazione è scarsa a causa dell’emigrazione in città e chi è rimasto non è in grado di sostenere i costi.

A ciò si aggiunga il fatto che la frequenza domenicale nelle chiese anglicane è passata da 1 milione e 200 mila fedeli negli anni Ottanta a 850 mila nel 2020. Il risultato è la chiusura di moltissime chiese: fra il 2010 e il 2019 hanno chiuso i battenti 423 chiese anglicane, quasi 1.000 se si considera il periodo fra il 1987 e il 2019.

Nazir-Ali: «Ma chi va in chiesa non vuole spettacoli»

Nel 2017 un report commissionato dal governo britannico invitava le chiese a fornire nuovi servizi per coprire i loro costi di funzionamento. Incaricato di uno studio sulla sostenibilità economica delle chiese anglicane Bernard Taylor, ex vice direttore di JP Morgan, scrisse che esse dovevano «massimizzare le opportunità per generare entrate aggiuntive». A tal fine si suggeriva di «aprire le chiese a usi comunitari più ampi», cosa che «richiede un cambiamento nel modo in cui molte comunità guardano a questi edifici».

Naturalmente non tutti approvano la nuova tendenza. Michael Nazir-Ali, vescovo anglicano di Rochester fino al 2009 e dall’anno scorso membro della Chiesa cattolica, ha commentato: «C’è un uso profano appropriato delle chiese e delle cattedrali, per concerti di certi generi musicali, o per mostre d’arte. Ma alla fine chiese e cattedrali suono luoghi di venerazione, culto e preghiera. Se li si usa per cose irriverenti e frivole come campi da golf e scivoli panoramici, allora le persone non possono usarli per fare silenzio, per riflettere, meditare, pregare e percepire la presenza di Dio. Chi va in chiesa non vuole spettacoli con chiacchiere e applausi o un famoso centro yoga, dove la Bibbia, la preghiera e la corretta adorazione sono messe ai margini».

Gavin Ashenden, già cappellano onorario della Regina, anche lui passato al cattolicesimo nel 2019, la pensa allo stesso modo: «Ci sono alcune chiese, specialmente le più antiche, dentro alle quali sei colpito dalla presenza di Dio, e ciò in parte ha a che fare col fatto che le loro pietre sono intrise di secoli di preghiera. Preservare quell’atmosfera ha un prezzo, il prezzo di non usarle come uffici postali o cose del genere».

«Tutto è sacro, anche gli scivoli in chiesa»

Non la pensano allo stesso modo i responsabili delle iniziative secolari all’interno degli edifici sacri. Secondo Andy Bryant, canonico della cattedrale di Norwich, lo scivolo a spirale è stato utile per avvicinare le persone ai rilievi della volta della chiesa, e a portare il discorso sulla Bibbia: «Se è stato Dio a creare ogni cosa, allora tutto è sacro, anche gli scivoli panoramici. Perciò qualunque cosa portiamo in chiesa, noi portiamo Dio. Per me il successo del progetto consiste nelle conversazioni che abbiamo avuto con le persone, intorno ai contenuti e ai valori della Bibbia. Non è mai stata una semplice questione di aumentare il numero dei visitatori o aumentare gli introiti».

La pensa come lui il reverendo Adrian Dorber, decano della cattedrale di Lichfield e presidente dell’Associazione delle cattedrali inglesi: «Non si tratta semplicemente di una transazione fra la Chiesa e la gente. La questione riguarda il modo in cui si serve il bene comune. Durante il lockdown, per esempio, abbiamo usato i nostri edifici come centri vaccinali. C’è una specifica teologia anglicana che riguarda l’integralità della vita: a noi interessa la qualità della vita di qualcuno così come la sua vita preghiera. Il resto della vita non è separato dalla religione. La navata della cattedrale di Lichfield è sempre stata usata per riunioni comunitarie. In epoca medievale è stata usata come una sala per assemblee e anche come tribunale. Le navate delle cattedrali hanno sempre avuto una pluralità di usi». Che avevano comunque poco a che fare col golf, le torte alle carote e gli scivoli panoramici, si potrebbe aggiungere.

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