
«Amnistia e riforma della giustizia si fanno insieme». Il prodiano Gozi ci mette due firme. Berlusconi o meno
Amnistia e riforma della giustizia per non tornare tra otto mesi a mani vuote di fronte all’Europa che da anni ormai ci chiede (anche con pesanti condanne e salatissime sanzioni) di risolvere l’emergenza sovraffollamento carcerario. A rilanciare in questi giorni l’importanza dell’amnistia è stato un deputato Pd, il prodiano Sandro Gozi, in un’intervista alla Stampa. Gozi, che ha messo l’amnistia in una sua proposta di legge che giace alla Camera e al Senato, ha anche firmato i referendum radicali sulla giustizia.
Gozi, come mai ha deciso di intervenire proprio in questi giorni a sostegno dell’amnistia?
In realtà mi ero schierato a favore dell’amnistia come unica vera riforma strutturale già nella passata legislatura. A marzo di quest’anno poi ho presentato un disegno di legge alla Camera (lo stesso che Luigi Manconi ha presentato in Senato) che propone l’amnistia per tutti i reati con una pena inferiore ai quattro anni, esclusi i reati come la frode fiscale, quelli di corruzione, quelli commessi per violazione della normativa a tutela della sicurezza sul lavoro e i reati a sfondo sessuale.
Come mai l’ha fatto?
Il grido dei detenuti e della polizia penitenziaria che proviene dalle nostre carceri è spesso silenziato e non riceve mai la giusta attenzione, neppure quando dal grido si passa al suicidio. L’Europa poi è da dodici anni che ci considera sorvegliati speciali in merito al tema delle carceri e recentemente la Corte di Strasburgo ci ha inflitto una nuova condanna per trattamenti disumani e degradanti. Una condanna che ne segue molte altre come quelle per la lentezza dei processi e l’ultima sul caso Torreggiani che ha di fatto messo in mora l’Italia sospendendo tutti i nuovi ricorsi contro la pluricondannata Repubblica italiana fino a maggio 2014. Entro quella data infatti, secondo la corte dovremo aver dato una soluzione strutturale alla grave situazione di sovraffollamento carcerario. E non dimentichiamo che sono 30 mila i detenuti in più rispetto alla reale capienza rinchiusi nelle nostre carceri.
Da qui la sua proposta di amnistia.
Esatto. Tra otto mesi dovremo infatti tornare a Strasburgo per riferire sulla situazione delle nostre carceri. Quanto finora fatto dal ministro della giustizia Annamaria Cancellieri con il decreto “svuota carceri” è indubbiamente positivo (mi riferisco soprattutto al ricorso alle misure alternative), passi avanti sono stati fatti, ma per sua stessa dichiarazione non sono sufficienti. Il ministro ha detto che servirebbe un’amnistia e si è dichiarata favorevole. Io, anche perché non ho sentito smentite da nessuno, la prendo come posizione ufficiale del governo in materia. E confermo che anche secondo me servirebbe un’amnistia e, contemporaneamente, una riforma della giustizia civile e penale. Ma l’amnistia è la pietra angolare su cui si può costruire tutta la riforma della giustizia, che in Italia è stata per vent’anni ostaggio dello scontro tra berlusconiani e antiberlusconiani, uno scontro che ha di fatto impedito qualsiasi riforma strutturale nell’interesse di tutti gli italiani.
Perché prima l’amnistia e non la riforma della giustizia?
Il punto è che le due cose stanno insieme, non può esserci l’una senza l’altra. Quello che spesso e volentieri sfugge nei dibattiti pro o contro l’amnistia è l’immediato effetto positivo che essa avrebbe sul funzionamento dei nostri tribunali: si estinguerebbero milioni di procedimenti agevolando il decongestionamento. È urgente più che mai che l’Italia possa tornare alle origini costituzionali quando la pena detentiva rappresentava uno strumento, la privazione della libertà, con uno scopo preciso: recuperare il condannato come uomo. Oggi, invece, è diventata una sorta di vendetta sociale dove ad essere tolta non è soltanto la libertà ma la dignità, in violazione della Costituzione, della Convenzione europea sui diritti umani del 1950 e dei principi Onu.
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5 commenti
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I referendum pannelliani sono la certificazione del fallimento di una intera classe politica in materia di giustizia, quella della cosiddetta “seconda repubblica”.
le pene devono essere scontate,ma in modo umano e devono tendere al recupero del ristretto, dunque subito amnistia per decongestionare i tribunali dai milioni di processi inevasi, oltre a questo una persona deve essere giudicata entro un lasso di tempo ragionevole, non esiste essere giudicati dopo 6 0 7 anni dalla commissione del reato.
ed e ancora piu brutto stare in carcere sapendo che non hai fatto niente e affidandoti a dei giudici che credi che scopriranno di aver sbagliato ma non lo faranno mai ….il carcere e per i poveri non per chi e ricco
infatti in galera ci sono solo i disgraziati, i benestanti sicuramente non si fanno incarcerare, allungano i tempi del processo, godono di ottimi avvocati, chi ha detto che la legge è uguale per tutti ha detto solo una enorme stupidata
trovo vergognoso dare mandato politico a Pannella tramite la firma dei referendum. Che schifo. Un altro pessimo esempio di una classe politica incapace.