Amicone, aperto a tutti perché cristiano

Di Giovanni Maddalena
05 Dicembre 2021
Promemoria sulla differenza tra fede e senso religioso per chi si stupisce che un cattolico possa dialogare e incontrare anche chi non la pensa come lui
Luigi Amicone al mercato in campagna elettorale
Luigi Amicone durante la campagna elettorale per il Comune di Milano nel 2016

La morte di Luigino Amicone, con tutti gli annessi stupiti complimenti per l’apertura mentale a dispetto della sua fede sicura e certa, mette in luce ancora una volta l’incomprensione del rapporto tra domande umane (il senso religioso) e la fede cristiana. Il senso religioso è un insieme di domande sull’esistenza, sulla sua origine e il suo destino, sul suo significato e la sua utilità, che compone la radice più profonda della ragione umana. Non occorre essere credenti di nessun tipo per accedere a questo livello di domande che spesso si trovano, in forma elementare, anche nelle canzoni pop, nelle serie televisive, nella letteratura di genere. Ci sono varie letture di questo fenomeno secondo la psicologia, la filosofia, l’etnologia, la sociologia. È un tipo di accesso alla realtà che per fortuna hanno tutti gli esseri umani.

Prendere sul serio le domande fondamentali

Una variante più forte del senso religioso è la considerazione di queste domande come impresa centrale della vita umana. Prese così sul serio le domande fondamentali possono condurre, come avviene per esempio nel Senso Religioso di don Luigi Giussani alla scoperta di un meccanismo logico decisivo: infatti, portate all’estremo esse includono, per il solo fatto di esserci, la necessità di una risposta totalizzante, ciò che nella storia delle religioni si chiama Dio. In questa forma il senso religioso arriva senza alcuna rivelazione alla conoscenza dell’esistenza di Dio. Di questo Dio non può dire nulla, se non è che è il Mistero che governa tutte le cose e di cui predica alcune caratteristiche positive che derivano dagli elementi buoni della vita, peraltro sempre insidiati da quelli cattivi. Di questo meccanismo Giussani citava un’espressione somma, quella della poesia di Par Lagerkvist che dice:

Se credi in dio e non esiste un dio/ allora è la tua fede miracolo anche maggiore./ Allora è davvero qualcosa d’incomprensibilmente grande./ Perché giace una creatura nel fondo delle tenebre ed invoca qualcosa che non esiste?/ Perché così avviene?/ Non c’è nessuno che ode la voce invocante nelle tenebre; ma perché la voce esiste?”

Nell’ultima riga si condensa il meccanismo logico: le domande religiose dell’uomo, per la loro sola esistenza, dimostrano l’esistenza di un dio. Pochi autori in pochi momenti hanno portato il senso religioso fino a questo livello. Tra gli altri, quasi costantemente, due autori amati dallo stesso Giussani: Leopardi e Grossman. Più raramente e confusamente, momenti di questo meccanismo logico si trovano in ogni genio, solo che, purtroppo, come diceva S. Tommaso si tratta di “pochi, dopo molto tempo, e con mescolanza di molti errori”. Il senso religioso così inteso non è una pratica molto popolare.

Amicone era sicuro della meta, quindi amico

Ma questo meccanismo naturale subisce un ribaltamento con l’avvento storico di Gesù e con l’esperienza della fede in Gesù nella vita di ogni credente successivo. Infatti, in questo caso, la dinamica religiosa non comincia con la ricerca di un oscuro bene o di un complicato vero, ma con un incontro umano dentro il quale una persona riconosce che la presenza di Dio è viva e presente. La fede in questo caso non è un’oscura ricerca ma un riconoscimento, un metodo di conoscenza basato su un testimone, che in origine è la persona stessa di Gesù e poi è qualunque battezzato che sia credibile.

Ora, e tornando a Luigino e alla sua apertura, chi sarà più aperto agli altri, più rispettoso del senso religioso di tutti? Chi sa com’è fatta la verità e dunque sa che ogni aspetto del reale ne contiene un pezzo che sarà da scoprire e valorizzare o chi non sa o non vuole ricordare come è fatta la verità? Dalla ricerca delle chiavi di casa alla più sofisticata astrofisica, chi già conosce che cosa sta cercando è favorito e, probabilmente, più aperto a cercare compagni di ricerca, a valorizzare le idee altrui, ad accettare nuove possibilità.

Luigino creava un clima d’amicizia proprio perché sicuro della meta, sapeva bene che ciascuno può illuminarne un pezzo in modo nuovo e originale, far scoprire nuovi percorsi, soffermarsi su angoli spettacolari mai visti. All’opposto, le persone o le imprese culturali che si vantano di non sapere o non voler sapere la meta, pensando che ciò sia inevitabilmente ideologico, si trovano alla fine piene di dubbi, preclusioni, sospetti e rancori che rendono più ostile il clima e più difficile la strada, quando non si codificano, ironicamente, in un’ideologia.

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