
Cartolina dal Paradiso
All’amica animalista che mi chiede di non mangiare l’agnello a Pasqua
Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti)
Un’amica mi chiede di non mangiare gli agnelli durante le feste pasquali. Il primo pensiero è stato: «La cultura dominante sentimentale si commuove per gli agnelli e non si accorge delle stragi di creature umane indifese». Poi ho pensato che davvero l’agnello è una creatura così dolce e mite che sembra una crudeltà ucciderlo. Mi è venuto in mente che l’Agnello di Dio è Gesù.
Da dove viene l’immagine dell’agnello? Certamente dal sangue dell’animale che salva gli israeliti dalle piaghe d’Egitto ed è all’agnello che si riferisce Isaia quando profetizza che il Messia sarà l’agnello condotto al macello. Infine Giovanni Battista indica in Gesù l’Agnello di Dio che prende su di sé i peccati del mondo. La morte di Gesù, agnello mite e innocente, riscatta dal peccato l’uomo che sceglie se stesso al posto di Dio e lo riconcilia col Signore indicando la via dell’amore. Una via che passa attraverso la sofferenza, il dono di sé ma poi conduce alla felicità e alla vita, sia in questa terra che nell’eternità.
L’istintiva pietà per il mite agnello mi ha condotto a considerare il mistero centrale dell’umanità: della caduta, della sofferenza e del riscatto. Ringrazio la mia amica animalista che mi ha aiutato a vivere meglio la Settimana Santa. Sembra che le folle continuino a preferire Barabba a Gesù ma in realtà il regno di Dio, grazie al sangue dell’Agnello, entra nei cuori e porta frutti fecondi. L’Agnello ucciso e risorto mi dà la fede e la forza per non vacillare di fronte all’aggressione.
Foto agnello da Shutterstock
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7 commenti
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ma poi Pippo l’ha mangiato l’agnello o no?
perché la questione sarebbe che dopo Gesù, non c’è più bisogno di sacrificarne altri.
E certo non puoi davvero mangiare l’agnello arrosto pensando, felice, che sia Gesù o (blasfemia) che sia una sorta di memoriale della crocifissione.
Questi animalisti non hanno un minimo di vergogna, perchè forse le piante non sono vive?
Le piante rabbrividiscono quando passano i Vegani perchè percepiscono la loro crudeltà ed emanazione metifica di morte per la loro forma di vita, verso la quale non hanno sensibilità.
Solo perchè le piante hanno un metabolismo lento e un genere di vista diverso questi esseri si prendono licenza di farsi santi e innocenti, ma ogni giorno le fauci dei Vegani uccidono triturandoli innocenti vegetali, come se il vegetale non fosse vita. Vegani e vegetariani sui generis non sono degli innocenti, sono solo un genere diverso di cannibale, migliaia di esperimenti hanno dimostrato che le piante sentono e sono sensibili come creature viventi.
Il vegetariano si propone come santo ed essere dalla moralità immacolata, ma fa parte anche lui della catena alimentare, se fosse veramente un essere superiore non mangerebbe nulla, digiuno!
Solo i vigliacchi pensano che un fagiolo si faccia mangiare con piacere, distese di insalata gridano vendetta per il loro fratelli e sorelle uccisi dai clorofilliani assassini Vegani.
La flora inorridisce al passaggio di questi esseri, che uccidono migliaia di vite, solo perchè non possono gridare o scappare, dopo la loro morte si troveranno davanti le montagne di vegetali mangiati durante l’esistenza che chiederanno giustizia di fronte a Dio.
E Dio punirà questa gente non meno colpevole dei carnivori!
P.S.
Noi almeno gli animali li uccidiamo prima, questa gente spesso si mangia vegetali ancora vivi, alla faccia della pietà, difficilmente è possibile incontrare su questo pianeta persone più cattive e crudeli dei vegetariani.
Gli animalisti sono farina del diavolo, tanta pietà per gli animali poi non dicono niente in difesa dei feti.
Caro Grisostomo, ottima ricetta domani la provo con due splendidi agnelli.
Grazie. Poi mi dici. Buona Pasqua.
Agnello ai carciofi
Si fanno rorolare pezzetti di agnello infarinati nell’olio con aglio e rosmarino, sale e pepe.
A metà cottura si aggiungono carciofi tagliati a spicchi, con gambi, si condisce con limone e si finisce di cuocere poi a mezza fiamma.
Ricette tipiche:
Abbacchio alla cacciatora.
Rosolato a pezzetti nello strutto e poi cotto per circa 45 minuti con aglio, salvia e rosmarino. Infine annaffiato con salsa di acciughe sotto sale schiacciate e cotte nel sugo di cottura della carne.
Abbacchio alla romana.
Rosolato intero in aglio olio e prosciutto a pezzetti. Si completa la cottura con rosmarino, aceto, sale e pepe. Si serve in genere con patate arrosto.
Costolette di abbacchio a scottadito.
Costolette unte di strutto, salate e pepate e cotte sulla brace (in mancanza della quale si può cuocere sulla griglia). Si mangiano subito, ben calde, con le mani (da qui il nome).
L’agnello no, magari l’abbacchio…