Corsi di puccioso Pride ai bambini, anche i genitori musulmani insorgono

Le scuole del Maryland negano alle famiglie il diritto di rinunciare a libri e insegnamenti Lgbt. Scoppia la protesta di adulti e ragazzi («Così non rispettate la nostra fede») e il consiglio fa spallucce («Siete come i suprematisti bianchi»). Altro che parata arcobaleno

Uno dei libri adottati dalle scuole pubbliche del Maryland

Occhiali rossi, capelli corti azzurri, canotta, tatuata, un bimbo nella fascia stretto al seno. Capelli verdi, cerchi d’oro alle orecchie, pelle nera, abito da sera dorato, microfono sul palco accanto a donna curvy in tacchi e capelli arcobaleno. Barba bionda, corona di fiori, paraplegico, cane in braccio con collana arcobaleno, dà il cinque a gender fluid, maschio o femmina non si sa, robusto in canotta, rasato, accenno di seno. Capelli bianchi, anziana, drappeggio rainbow, ali da fata. Capelli viola rasati, cerchietto unicorno, pelle scura, bandiera trans in mano. Cane lupo nero e barboncino bianco, levriero tigrato e bassotto con bandana arcobaleno. Contadino con orecchie da gatto, capelli viola, fischietto e verdure nel carretto con la scritta “queer farmers”.

E poi ci sono i bambini, con cappelli da mago, angurie colorate, bacchette, coni gelato, orecchie da coniglio e ciocche azzurre tra i capelli, le note colorate, i coriandoli, il prato, le nuvolette, il titolo sgargiante: Pride Puppy!. E sotto, la world list arcobaleno con tutte le parole da ricercare nel quadretto sopradescritto: d come “drag queen”, i come “intersex flag”, l come “leather” (pelle), m come “Marsha B. Johnson”, drag queen, attivista gay e a suo tempo prostituta.

Le scuole insegnano il Pride senza dirlo alle famiglie

A parte la strana idea che si vorrebbe inculcare ai bambini – cioè che gioia e felicità di tutte le minoranze oppresse alberghino solo in un magico mondo più simile a Ponyland che al Maryland -, non è piaciuta alla comunità musulmana di Montgomery la decisione del distretto scolastico di introdurre alla sessualità (e all’alfabeto) i loro figli di 3 e 4 anni con una serie di libercoli, tra cui Pride Puppy!, che inneggiano all’omosessualità e al transgenderismo.

Ancor meno il fatto che nessuno si sia preso la briga di comunicarlo alle famiglie. «Ci è sempre stato concesso il diritto di rinunciare», ha spiegato alla Catholic News Agency Wael Elkoshairi, alla guida del Family Rights for Religious Freedom che il 6 giugno ha organizzato una manifestazione fuori dalla sede del distretto pubblico scolastico per protestare contro la nuova politica del Maryland che nega ai genitori il diritto di escludere i propri figli dai corsi che riguardano “la vita familiare e dell’insegnamento della sessualità umana” impartiti a scuola.

La protesta dei genitori musulmani

«Non vogliamo essere messi da parte come se fossimo irrilevanti», ha continuato Elkoshairi, papà di una bambina di 7 anni, sceso in piazza con altre mamme e papà musulmani, cristiani e ortodossi. «Non manifestiamo contro gli Lgbt, ma perché lo stato del Maryland rispetti l’ordinamento che dà il diritto al genitore di rinunciare a qualsiasi insegnamento sull’orientamento sessuale. Non siamo anti-Lgbt, ma siamo a favore dei diritti della famiglia e della libertà religiosa».

Miracoli delle molto progressivamente aggiornate disposizioni per promuovere inclusività e diversità varati dal distretto che hanno introdotto i bimbi dalla scuola materna fino all’ottavo anno alle celebrazioni del Pride, il cambiamento di genere e l’uso dei pronomi preferiti, cozzando inevitabilmente con la tutela della libertà di credo: «La libertà religiosa è un diritto umano fondamentale che protegge la coscienza di tutte le persone», è toccato spiegare nel corso di un’assemblea straordinaria del consiglio scolastico a una giovanissima ex studentessa di Montgomery.

I ragazzi musulmani “spiegano” la libertà religiosa al consiglio scolastico

«La religione non è solo un culto privato. Implica l’espressione pubblica su questioni sociali e morali… La questione del genere e della sessualità sono influenzate dalla nostra fede e non dovremmo essere etichettati come intolleranti e la nostra fede come sovversiva perché non è in linea con le vostre convinzioni. L’intolleranza verso le comunità di fede minaccia di erodere il sostegno alla libertà religiosa, erodendo quindi i benefici che offre a tutti: religiosi e non religiosi».

Avrebbe meritato gli applausi questa giovane, lei come e altri ragazzi del distretto scolastico che hanno parlato ai funzionari scolastici. Ragazzi come Sa’ad che ricorda che è lui ad essere bullizzato dai compagni quando spiega cosa dice la sua fede sul sesso, o il ragazzo musulmano che ha ricordato che «uno studente non dovrebbe mai essere emarginato o escluso a causa delle sue opinioni. Ripristinare la clausola della rinuncia ai corsi non incoraggia il fanatismo o la mancanza di comprensione. Promuove il rispetto e l’inclusività onorando le convinzioni religiose degli studenti», o ancora il liceale che ha detto di partecipare all’assemblea «per testimoniare a nome dei miei cugini in età elementare. Sebbene l’introduzione di testi e discussioni relative al transgenderismo e Lgbtq+ possa supportare la missione del distretto di essere inclusiva… non credo che i miei cugini di prima e terza elementare siano preparati a leggere e discutere tali questioni».

Per i dem «questi ragazzi sono come i suprematisti bianchi»

Avrebbero meritati gli applausi non fosse per la protervia di alcuni membri democratici del consiglio come Kristin Mink che ha concluso: «Purtroppo questa questione ha messo delle famiglie musulmane dalla stessa parte dei suprematisti bianchi e dei veri e propri bigotti. Non vorrei metterli nella stessa categoria anche se è complicato, perché stanno andando dalla stessa parte». Quanto ai libri discussi, «vanno mantenuti, c’è un consenso diffuso nella comunità scientifica e medica sul fatto che questa sia la realtà e noi dobbiamo sostenere la realtà dei bambini transgender».

Dalla parte “sbagliata” della storia in verità stanno sedendosi genitori di ogni risma: non c’è solo il gruppo dei genitori musulmani, cattolici, protestanti, cristiani che alla fine ha deciso di fare causa al Montgomery County Board of Education giudicando inappropriati per l’età, spiritualmente ed emotivamente dannosi per i bambini e incoerenti con le loro credenze religiose e la solida scienza i libri di fiabe adottati nelle classi (oltre al Puppy Pride! ci sono libri che spiegano agli studenti che la transizione non è una decisione che deve “avere senso” e agli insegnanti che devono dire che i medici “indovinano” il sesso di un neonato).

Gli americani non vogliono la propaganda gender nelle scuole

Prova ne è la rissa scatenata fuori dalla scuola elementare di North Hollywood in quel paradiso liberal che è Los Angeles – quando un centinaio di genitori ha manifestato al grido «lasciate in pace i nostri figli» contro la propaganda del Pride in classe scontrandosi contro altrettanti transattivisti armati di parrucche e mazze da baseball.

Prova ne sono i recentissimi sondaggi promossi da giornali e rinomati istituti di ricerca che attestano come la stragrande maggioranza degli americani ritiene che si è «andati troppo oltre» con la questione transgender, che «ci sono solo due sessi, maschio e femmina» (evidenza sostenuta convintamente dal 63 per cento dei giovani tra i 18 e i 39 anni e dal 67 per cento dei democratici), ed è favorevole alle leggi che vietano la somministrazione dei bloccanti della pubertà, a quelle che rendono illegale il cambio di sesso nonché contraria alla propaganda Lgbt nelle scuole (Tempi vi ha parlato qui dei sondaggi e del conto salatissimo presentato alle aziende che hanno investito sui transgender per promuovere il Pride).

La libertà non è un puccioso Pride, lo capiscono anche i bambini

Non somiglia affatto a Ponyland o al puccioso quadretto di Pride Puppy! il mondo edificato da chi siede dalla parte giusta della storia e ha spianato  con direttive, norme, regolamenti, leggi, codici penali – la strada dell’inclusione (leggi: identità di genere)  nelle carceri, nelle spanegli sport, nelle scuole e nelle università. Asfaltando chiunque creda più nella biologia che nella percezione del sesso, nella Bibbia più che al New York Times.

Non somiglia affatto a un mondo tutto gelatini, cagnolini, sorrisi e arcobaleni, quello in cui degli studenti chiedono aiuto al distretto scolastico chiedendo di potersi sottrarre e sottrarre i loro fratellini e cugini all’alfabetizzazione con la d di drag queen e viene dato loro dei suprematisti bianchi. L’hanno capito anche i bambini: in quel mondo c’è posto e rispetto per tutti purché non venga chiesto  rispetto della libertà di fede, coscienza, pensiero, culto e parola.

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