L’ambiguo Macron litiga anche con Israele

Di Mauro Zanon
20 Ottobre 2024
Il presidente francese critica apertamente lo Stato ebraico e vieta alle aziende israeliane di partecipare al Salone della difesa navale. La linea "mediana" dell'Eliseo sta deteriorando i rapporti con Netanyahu
Macron Netanyahu Israele Francia
Il presidente francese Emmanuel Macron con il presidente israeliano Benjamin Netanyahu, a Gerusalemme il 24 ottobre 2023 (foto Ansa)

Parigi. «Netanyahu non deve dimenticare che il suo Paese è stato creato da una decisione dell’Onu». Una frase che doveva restare privata, perché pronunciata durante una riunione del Consiglio dei ministri, ma che il Parisien ha reso pubblica martedì, aggravando la crisi diplomatica tra Francia e Israele delle ultime settimane. La frase della discordia è stata pronunciata dal presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, un riferimento alla Risoluzione 181 adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel novembre 1947, che prevedeva la suddivisione della Palestina in uno Stato ebraico e uno Stato arabo. «Di conseguenza, non è questo il momento di affrancarsi dalle decisioni dell’Onu», ha aggiunto il capo dello Stato francese, facendo allusione agli spari contro la missione dell’Onu Unfil nel sud del Libano, che Israele chiede di dislocare più a nord per poter portare avanti la sua offensiva contro Hezbollah.

Le altre critiche dell’Eliseo a Israele

La scorsa settimana, quattro caschi blu sono rimasti feriti dall’Idf, l’esercito israeliano. Venerdì 11 ottobre, in reazione a quanto accaduto, il ministero degli Esteri francese ha convocato l’ambasciatore israeliano in Francia e Macron ha definito «totalmente inaccettabile» che Unfil sia «deliberatamente presa di mira dalle forze armate israeliane», avvertendo che Parigi «non tollererà altri spari». Sabato 12, l’inquilino dell’Eliseo ha espresso «profonda preoccupazione per l’intensificarsi degli attacchi israeliani in Libano e per le loro drammatiche conseguenze per la popolazione civile», e allo stesso tempo ha invitato Hezbollah a «cessare immediatamente» i suoi attacchi contro Israele, ribadendo il suo appello per un immediato cessate il fuoco in Libano.

«Macron sbaglia storicamente e politicamente»

Poi martedì è arrivato l’ennesimo avvertimento allo Stato ebraico, che ha suscitato la reazione del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu. «Un promemoria per il presidente della Francia: non è stata la risoluzione delle Nazioni Unite a creare lo Stato di Israele, ma la vittoria ottenuta nella guerra di indipendenza con il sangue di eroici combattenti, molti dei quali erano sopravvissuti all’Olocausto, in particolare del regime di Vichy in Francia», ha risposto Netanyahu in un comunicato.

La presa di posizione di Macron ha suscitato un’ondata di indignazione anche nella comunità ebraica francese. «I commenti attribuiti al presidente della Repubblica, se confermati, sono sbagliati sia storicamente che politicamente», ha scritto in un messaggio su X Yonathan Arfi, presidente del Crif, ossia del più alto organo di rappresentanza degli ebrei francesi. «Suggerire che la creazione dello Stato di Israele sia stata il risultato di una decisione politica delle Nazioni Unite significa ignorare sia la storia secolare del sionismo (…) sia il sacrificio di migliaia di loro per fondare lo Stato di Israele», ha aggiunto il presidente del Crif, prima di concludere: «In un momento in cui l’antisemitismo è alimentato dell’antisionismo, queste osservazioni rafforzano pericolosamente il campo di coloro che contestano la legittimità del diritto all’esistenza di Israele».

La frase scivolosa di Macron su Israele non è un caso isolato

È evidente che la frase di Macron sia scivolosa nel contesto attuale. A maggior ragione perché pronunciata a soli dieci giorni da altre dichiarazioni infiammabili. Il 5 ottobre, ossia due giorni prima dell’anniversario dei massacri di Hamas sul suolo israeliano, il presidente francese aveva puntato il dito contro l’incursione terrestre dell’Idf nel sud del Libano e invocato un embargo sulle armi a Israele. «Vergogna», aveva subito reagito Netanyahu, «mentre Israele combatte le forze della barbarie guidate dall’Iran, tutti i Paesi civilizzati dovrebbero schierarsi risolutamente dalla parte di Israele». In seguito al botta e risposta tramite messaggi su X e comunicati, i due leader si erano sentiti al telefono, ma senza trovare un punto di equilibrio, restando ognuno arroccato sulla propria posizione.

A deteriorare ulteriormente i rapporti tra Parigi e Gerusalemme, in questi giorni, è anche la decisione da parte del governo francese di vietare alle aziende israeliane di essere presenti a Euronaval, il più importante salone internazionale dedicato alla difesa navale in programma dal 4 al 7 novembre. Le azioni di Macron sono una «vergogna per la nazione francese e per i valori del mondo libero, che lui stesso afferma di sostenere», ha scritto su X il ministro della Difesa di Israele, Yoav Gallant.

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«La scelta di discriminare per la seconda volta le industrie di difesa israeliane in Francia aiuta i nemici di Israele durante la guerra. Ciò si basa sulla decisione di imporre un embargo sulle armi allo Stato ebraico», ha detto Gallant, prima di aggiungere: «La Francia ha adottato e sta costantemente implementando una politica ostile nei confronti del popolo ebraico. Continueremo a difendere la nostra nazione dai nemici su 7 fronti diversi e a combattere per il nostro futuro, con o senza la Francia».

La “guerra delle linee” su Israele nell’entourage di Macron

La posizione ambigua della Francia nei confronti di Israele sarebbe anche figlia della “guerra delle linee” all’interno della macronia, come ha raccontato Le Figaro in un approfondimento. Da una parte c’è la presidente dell’Assemblea nazionale, Yaël Braun-Pivet che, due settimane fa, non ha esitato a prendere le distanze dal capo dello Stato, dicendo che «non bisogna disarmare Israele», ma anche il nuovo ministro per gli Affari europei, Benjamin Haddad, fautore di una diplomazia risolutamente pro israeliana.

Dall’altra, c’è la cosiddetta «dottrina tradizionale del Quai d’Orsay», ossia la linea storicamente pro-araba del ministero degli Esteri, incarnata all’Eliseo dallo sherpa di Macron, il suo consigliere diplomatico Emmanuel Bonne. Diplomatico di lungo corso, ex ambasciatore francese in Libano e fine conoscitore delle dinamiche in Medio Oriente, «Boone è onnipotente», ha detto al Figaro un macronista vicino alla comunità ebraica. Boone incarna quella linea che l’ex presidente della Repubblica francese, Jacques Chirac, e il suo ministro degli Esteri, Dominique de Villepin, già incarnavano nell’estate del 2006, ai tempi della seconda guerra tra Israele e Hezbollah.

Secondo alcuni osservatori, la posizione di Macron nel conflitto che oppone Israele ai suoi vicini, sarebbe legata anche a questioni di politica interna. Stando a quanto riferito al Figaro da un diplomatico francese in servizio in vicino oriente, «la linea della Francia è necessariamente mediana, perché abbiamo allo stesso tempo la popolazione musulmana e la popolazione ebraica più numerose d’Europa». Di certo, nelle relazioni tra Francia e Israele, ci sono stati tempi migliori.

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