L’ambiente digitale è un vampiro dell’esistenza

Di Riccardo Manzotti
27 Luglio 2024
Riccardo Manzotti (Università Iulm, Milano) reagisce al saggio di Adriano Fabris sull'ecologia degli ambienti digitali pubblicato su "Lisander", il substack nato dalla collaborazione tra Tempi e Ibl
Intelligenza artificiale JD Cina
Un diagramma che mostra l'applicazione dell'intelligenza artificiale da parte di JD viene presentato durante un tour mediatico presso la sede centrale di JD a Pechino, in Cina, il 30 gennaio scorso. JD.com è la principale piattaforma di e-commerce completa in Cina ed è membro di Fortune Global 500 (foto Ansa)

Che cosa è l’ambiente? Che cosa è l’informazione? Può esistere un ambiente digitale e può avere una sua etica? Sono gli interrogativi da cui muove il contributo di Adriano Fabris per riflettere sulla possibilità di un’ecologia – e quindi di un’etica – degli ambienti digitali. Per rispondere a queste domande è necessario procedere a ritroso e interrogarsi se, a partire dagli anni Novanta, non siamo diventati prigionieri di una caverna platonica costruita con la tecnologia, la cosiddetta infosfera? Il mio punto è che non dobbiamo prendere sul serio questa cameretta magrittiana tappezzata di contenuti virtuali, ma piuttosto ritrovare la radice dell’esistenza che è l’unica realtà. Mi spiego.

Il dato non è innocente: esiste in quanto frutto dell’incontro tra un fatto e un giudizio, tra un evento e una ipotesi. L’informazione è la registrazione di un dato e non ha alcun significato al di fuori di questa relazione. Dal tempo di Shannon è diffusa la convinzione che l’informazione esista, ma si tratta di una credenza che implica l’esistenza di […]

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