
Altro che sconosciuti e vip di serie B, le nuove star della tv sono assassini e mafiosi
Soltanto lo sdegno dei media occidentali è riuscito a fermare il reality show cinese, Interviste prima dell’esecuzione. In onda il sabato in prima serata con ascolti record, 40 milioni di telespettatori, il programma tanto semplice quanto controverso vedeva la giornalista Ding Yu, conosciuta con l’appellativo di Bella tra le Bestie, intervistare alcuni condannati a morte a poche ore dall’esecuzione. Assassini, strupratori, rapinatori, serial killer, corrotti (ma nessun prigioniero politico) che davanti alle telecamere avevano la possibilità di dire la loro per l’ultima volta. C’è chi piange, chi si dispera, chi rimane lucido e impassibile davanti agli occhi privi di emozione della giornalista e ai parenti disperati che salutano dall’altra parte del vetro. Impossibile pensare come le autorità cinesi abbiano dato il benestare per un’operazione televisiva di questo genere, in un paese in cui i capi d’imputazione che prevedono la pena di morte sono 55 e dove non esistono stime reali delle esecuzioni annuali. Secondo fonti ufficiali il governo cinese avrebbe appoggiato l’iniziativa convinto che le dichiarazioni dei condannati agissero in qualche modo da “deterrente” per i potenziali assassini. Per fortuna il reality ha avuto vita breve e dopo la messa in onda in Inghilterra del documentario della Bbc Dead Man Talking, i produttori cinesi hanno deciso che era il caso di terminare l’esperimento televisivo.
Curioso constatare quanto il format reality nel tempo abbia subito mutazioni quasi genetiche. In principio fu il Grande Fratello a invadere le tv di mezzo mondo, scandalizzando buona parte del pubblico e della critica che urlava all’eccessivo voyerismo e alla crudeltà di un esperimento da cavie umane sotto gli occhi delle telecamere. Ma a vederli oggi, questi programmi nati non più tardi di quindicennio fa, che vantano un assoluto predominio nei palinsesti delle più importanti emittenti televisive del pianeta, le critiche passate fanno quasi ridere. Ormai da tempo anche le emittenti minori e le web tv hanno deciso di investire nei reality show e mentre L’isola dei famosi e il Gf vanno in onda da un tempo che semra infinito e accennano evidenti segni di stanchezza, la concorrenza si fa avanti a colpi di scelte controverse. È di questi giorni la notizia che la seconda serie di Mob Wives si farà. Lo show, in italiano “Mogli di gangster”, racconta la vita quotidiana di mogli, compagne, amanti, sorelle e figlie dei boss italoamericani della malavita made in Usa. La prima serie, ambientata nel quartiere newyorkese di Staten Island, è andata in onda lo scorso anno, entusiasmando così tanto il pubblico da spingere la rete a mettere in cantiere la seconda serie. Quest’anno Mob Wives sarà ambientata a Chicago, terra di Al Capone e di famiglie mafiose di tutto rispetto,e seguirà le vicende delle donne dei boss che davanti alle telecamere litigheranno, piangeranno e parleranno degli affari più o meno legali dei mariti. Cade così anche l’ultimo comma della legge d’onore della mafia, omertà sempre, e cade davanti al fascino delle telecamere e del successo di programmi come questi, che promettono di trasformare una persona comune in una star nel giro di qualche giorno. Ma se poi si finisse in gattabuia?
Twitter: @paoladant
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