
Altro che colonialismo. A portare il cristianesimo in Africa furono i missionari, che pagarono col sangue (ieri, e anche oggi) la loro fede

«Dopo anni di colpevole silenzio sulla carneficina operata dalla setta islamica Boko Haram, contro i cristiani in Nigeria (si parla di oltre 10mila morti)…». Comincia così la lettera pubblicata ieri sul Corriere della Sera e messa in evidenza nella rubrica “Lettere al Corriere” per la risposta dell’autorevole ex ambasciatore, storico e saggista Sergio Romano. «Cara Signora – esordisce Romano – non credo che vi sia stato silenzio…». Segue una lezioncina sui meccanismi dell’informazione globale e si spiega quanta fatica costi coprire le notizie, essendo i media «costretti a saltare da un continente all’altro». Già, come si fa a star dietro al tran tran di questo macello di cristiani? (parentesi, notizia di ieri altri 200 sono stati massacrati a Jos, Nigeria)
Liquidata la prima questione per motivi di traffico internazionale delle notizie, Romano non pare neppure interessato a questa storia di Boko Haram. Piuttosto, titolo della sua rubrica, a Romano interessa «la spartizione dell’Africa tra cattolici e protestanti». Infatti, scartata la terza domanda della signora («chi finanzia Boko Haram?»), l’autorevole ex ambasciatore si concentra sulla seconda: «Chi e quando ha portato il cristianesimo in Nigeria?». Al che, giustamente, Romano osserva che per rispondere a questa domanda bisogna rispondere all’interrogativo «sulla diffusione della cristianità in qualsiasi altro Paese Africano». E la risposta è: «il colonialismo».
Incredibile: lo storico e ambasciatore sostiene che il cristianesimo si è diffuso in Africa con il colonialismo! E sant’Agostino d’Ippona? E la schiera innumerevole di santi e martiri africani di cui è piena la storia del cristianesimo dal secolo II al secolo IV? In realtà, come ricordò ad esempio Paolo VI (ma qualsiasi serio manuale di storia può essere utilmente compulsato all’uopo) «la vita cristiana nelle regioni settentrionali dell’Africa fu intensissima e all’avanguardia tanto nello studio teologico quanto nella espressione letteraria. Balzano alla memoria i nomi dei grandi dottori e scrittori, come Origene, sant’Atanasio, san Cirillo, luminari della Scuola alessandrina, e, sull’altro lembo della sponda mediterranea africana, Tertulliano, san Cipriano, e soprattutto sant’Agostino, una delle luci più fulgenti della cristianità. Ricorderemo i grandi santi del deserto, Paolo, Antonio, Pacomio, primi fondatori del monachesimo, diffusosi poi, sul loro esempio, in Oriente e in Occidente. E, tra i tanti altri, non vogliamo omettere il nome di san Frumenzio, chiamato Abba Salama, il quale, consacrato vescovo da sant’Atanasio, fu l’apostolo dell’Etiopia». E poi ci furono diversi Papi africani (Vittore I, Melchiade e Gelasio I) e, sempre Paolo VI, «gli scritti degli autori cristiani d’Africa ancor oggi sono fondamentali per approfondire, alla luce della Parola di Dio, la storia della salvezza». Piuttosto che il colonialismo, che certamente fu decisivo per l’importazione in Africa sub-sahariana di quel protestantesimo che piace tanto agli intellettuali italiani (quante volte li abbiamo sentiti dire e scrivere, Sergio Romano compreso, che “all’Italia è mancata la riforma protestante”?), il cristianesimo romano, cattolico e apostolico, è stato e rimane il grande levatore della libertà e dell’emancipazione dei popoli dalle antiche e nuove schiavitù. Altro che colonialismo.
Difatti, l’incredibile versione che offre Romano e che suona quasi come una giustificazione alle odierne persecuzioni anticristiane in Africa è che «mentre l’Islam si diffondeva tra le popolazioni animiste grazie ai mercanti musulmani che operavano lungo le coste occidentali e orientali, il cristianesimo marciava con le truppe conquistatrici delle potenze europee». Perbacco. Il liberale Romano si dà all’interpretazione marxista della storia? Pur di sfigurare i missionari cristiani ed esaltare i mercanti musulmani ci rilancia una corbelleria che avrebbe potuto scrivere un qualsiasi Dario Fo? E perché Romano non ci dice con quali bandiere arcobaleno e con quale mercanzia «l’islam si diffondeva in Africa»? Perché non ci dice che quelle bandiere sono le bandiere della spada e la mercanzia sono gli uomini, donne e bambini ridotti in schiavitù, giacché questo prescrive il Corano per gli infedeli pagani e animisti? Tant’è, la prima, primissima, attività in cui si distinsero e si distinguono tutt’oggi i missionari diffamati da Romano (i missionari cattolici di padre Daniele Comboni ma anche gli evangelici protestanti) fu ed è il riscatto degli schiavi, la promozione della dignità e parità delle donne, la cura e l’educazione dei bambini. E a che prezzo missionari cattolici e protestanti hanno fatto queste cose! A prezzo del loro sangue e di una vita da martiri. Altro che colonialismo. La raccontino a Mao e alle logge del Grand’Oriente questa profilassi della storia in chiave anticattolica e anticristiana.
D’altro canto, storicamente i musulmani arrivano in Africa in due ondate: prima con le sanguinose conquiste e razzie che fecero terra bruciata, tanto della maggiore biblioteca del mondo, la Biblioteca di Alessandria (bruciata dalle orde del Califfo Omar nel 640 dopo Cristo), quanto di tutte le civiltà e comunità ebraiche e cristiane, da Gerusalemme a Casablanca. Poi, l’islam avanzò in Africa grazie all’impero ottomano e, oggi, grazie ai petrodollari dei principi e re del golfo arabo. È vero, da fine 800 in avanti, anche i protestanti, sulle orme dei conquistatori inglesi, portarono il vangelo in Africa. Ma questa è tutta un’altra storia da quella così parziale e malevola rappresentata da Romano. E così beduina, così sorprendentemente distratta dall’attualità di selvaggia persecuzione anticristiana in Africa, che viene da piangere di un giornale il cui titolo di prima pagina ieri (a proposito delle polemiche sulle europee) val bene anche a pagina 35, per la rubrica di un ex ambasciatore: “Una campagna vergognosa”.
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Mi pare un articolo davvero imbarazzante. nel senso che dice tante scicchezzze che non sa i neppure da dove cominciare a ribattere..
Che il Cristianesimo dei primi secoli sia stato un fenomeno più africano (e mediorientale) che europeo è cosa nota, penso anche a Sergio Romano, che semplicemente parla d’altro. Parla dei tempi moderni e dell’Africa sub Sahariana, che (Etiopia esclusa) è stata cristianizzata in tempi molto più recenti e che coincidono con la sua colonizzazione.
Penso che anche Sergio Romano (che non avrei mai pensato di dover difendere) sappia benissimo che gli Arabi hanno commerciato in schiavi africani per secoli, ma non è affatto vero che la tratta sia stata il mezzo di diffusione dell’Islam in Africa. I commercianti hausa, ad esempio. si sono islamizzati per entrare a far parte di una rete di scambi molto vasta, unificata dalla religione, con una lingua comune (l’arabo) e in possesso di strumenti come la scrittura e la matematica il cui apprendimento è utile agli affari. Questo senza neppure dover nominare la tratta atlantica che ha portato milioni di schiavi nel cattolico Brasile e nei cristiani Stati Uniti.
Il rapporto stretto tra cattolicesimo e colonialismo è diretto e incontrovertibile in certi casi, come ad esempio quello del colonialismo belga (per inciso uno dei peggiori) . I colonialismi francese e inglese non lo hanno certo ostacolato usandolo piuttosto come giustificazione in patria (andiamo a salvare le anime dei poveri negretti) e mezzo di controllo sociale nelle colonie. Il proliferare di chiese e sette cristiane indipendenti è proprio un sintomo del fatto che il cristianesimo, anche quando è condiviso, è vissuto come qualcosa di legato all’uomo bianco e alla sua dominazione anche a livello di massa.
Segio Romano, da quanto riportato da ‘Tempi’, non parla solo del fatto che il Cristianesimo africano è storia recente, ma di fronte alla persecuzione dei Cristiani, in primo luogo e quindi, all’espansione islamica, armata e ideologica e finanziata da emiri e sceicchi (compresa l’espansione, violenta o o forzata o male che vada, venale, in aree di antico insediamento cristiano, come Eritrea e Etiopia), non trova di meglio, pur di non entrare nel merito e non dover rivedere la sua politica estera nei confronti dei regimi islamici, che accusare cattolici e protestanti di essersi combattuti fino alla Pace di Vestaflia e oltre, cosa che non può dirsi per quello che avviene in Africa, almeno, visto che Romano intende occuparsi di stretta attualità e quello che succede sotto i suoi occhi lo ascrive a epoche superate così da disinteressarsene in quanto déjà vu.
I commercianti (anche di schiavi: africani, venduti a arabi, in primo luogo e per molto tempo, più a lungo che a chiunque altro e quindi, agli europei) hanno avuto la convenienza a convertirsi, il che nulla toglie alla purezza con cui attendono alle leggi della sha’rya; altri, in passato o oggi, ragionano secondo logiche commerciali e militari perfettamente compatibili con lo schiavismo o la sottomissione, senza che ciò escluda dalla persecuzione i renitenti alla sha’rya. Sostenere che gli Arabi hanno portato in Africa emancipazione, se non libertà dallo schiavismo da loro massimamente sfruttato, cultura, data l’arretratezza complessiva dell’Africa raggiunta dal mondo arabo (in cui, per dirne una, nel 1690 un consesso di ayatollah decise che la stampa, un’invenzione occidentale, non poteva essere introdotta, anche perché il Corano è non un testo, ancorché sacro, ma uno degli attriubuti di Dio, come l’eternità o l’onnipotenza: la Bibbia fu il primo testo a stampa, da noi: e perciò, fino al 1990, i libri occidentali tradotti e stampati in arabo erano diecimila, quanti se ne traducono in un solo anno in un Paese come la Spagna), è, perlomeno, azzardato.
Sulle cifre della tratta degli schiavi africani in Nordamerica, le stime più realistiche parlano di un minimo di di tre e un massimo di cinque o se milioni di africani, mentre le cifre sparate da storici al servizio di tutte le cause e alla ricerca e diffusione di tutte le cantonate che possano denigrare l’Occidente arrivano a cento milioni di schiavi in meno di tre secoli, dal momento che l’industria del cotone non richiese un aumento della produzione se non a partire dalla seconda metà e in misura accentuata, a partire dall’ultimo quarto del ‘700. Si consideri che, probabilmente, in tutto il periodo compreso fra l’apparizione dell’Homo sapiens e i primi dell’800, si ritiene che l’Africia sub-sahariana non sia arrivata a contare cento milioni di abitanti. A titolo di confronto, si può citare il trend demografico susseguente l’arrivo delle vituperate missioni, della medicina occidentale e della pennicillina: nel censimento del 1961 condotto dall’O.N.U., la NIgeria contava 11 milioni di abitanti; che, vent’anni dopo, erano già – almeno, stando alle dichiarazioni delle autorità nigeriane – più di cento milioni.
Identificare la diffusione del Cristianesimo con quella dell’imperialismo occidentale in Africa – imperialismo che non è durato neppure un secolo -. è una mistificazione fra le altre, tenuto conto che esso si deve a Stati che avevano non solo separato da tempo Stato e Chiesa, ma avevano emarginato, sotto la spinta delle ideologie illuministiche, positivistiche e massoniche, la religione – cristiana: mentre cercavano accordi con i ras musulmani e per non urtare la sensibilità degli altri, introducevano qualche principio di umanità, come, in India, la proibizione del Sati, il rogo delle salme dei bramini cui erano obbligatio schiavi e mogli del defunto. Che in Africa si possano confondere le cose è giustificato dal fatto che anche qui da noi c’è chi, come Romano, sostiene queste teorie e c’è chi è disposto a crederle, assegnando a ogni religione che non sia quella cristiana un ruolo liberatorio o perlomeno, anti-imperialistico: cioè, anti-occidentale, dato che l’imperalismo degli altri popoli, civiltà e religioni non fa testo.
Se sono riuscito a raccapezzarmi nei suoi periodi proustiani mi pare che molte delle cose che dice, peraltro discutibili non siano attinenti al tema. L’arrestratezza della cultura musulmana fino a questo dopoguerra è un tema interessante, e ancor di più lo è il ruolo che l’islam politico ha avuto nello “svegliarla”, ma mi sembra che non riguardi affatto il rapporto tra cattolicesimo e colonialismo.
A cui lei dedica solo le ultime righe dicendo che gli stati colonialisti avevano emarginato la Chiesa Cattolica. A parte che non è sempre vero, i belgi, gli spagnoli e i portoghesi fanno eccazione, anche francesi e inglesi usarono il cristianesimo e il cattolicesimo come arma di conquista culturale e di dominio.
La ringrazio per la pazienza con cui legge i miei post, lunghi perchè ci sarebb tabnto da dire, coem anche lei sa e un vantaggio di parlare trovandosi a farlo dal mainstream può essere quello di limitarsi a ripetere o ribadire i concetti in auge. Dovrebbe, data la pazienza che dimostra, fare uno sforzo in più, se lo ritiene: evitando di dire che quello che (anche) sostengo dell’Islam non c’entri, quando era questo il tema dell’articolo di ‘Tempi’ e dell’intevento di Romano, l’opera di intimidazione e persecuzione dei cristiani da parte di un Islma più politico che mai, che ammazza dove e quando c’è da ammazzare; ricatta o corrompe quando ci sono soldi e sufficiente miseria (a propostio di colonialismo); chiede la rimozione di crocifissi da luoghi pubblici, televisioni pubbliche e compreso il collo di annunciatrici televisive; e via elencando, con l’ausilio e in soccorso del polticamente corretto che intende il pluralismo come neutralità fra retaggio di nazioni cristiane, ateismo di massa di meno d’un secolo e presenze pluri-confessionali dll’ultimo trentennio. L’arretratezza della cultura musulmana, comunque, riguarda molte cose, non solo del passato coloniale, da cui molti vorrebbero escluderlo, ma anche del presente multiculturale.
Le ultime righe del mio posto precedente potrebbero allungarsi a dismisura, ma, pur sbagliando, dal suo punto di vista, per impertinenza, mi premeva ricordarle qualcosa che lei stesso giudica di un qualche interesse, ma che, perquanto mi riguarda, era perfettamenete in tema coi cristiani accusati di imperialismo occidentale e per giunta, ora, di vittimismo, dopo aver contato 70 milioni di morti per persecuzione della fede cristiana solo nel corso del Novecento.
Nelle ultime righe del suo posto invece, lei stesso parla di strumentalizzazione della fede da parte degli Stati: per non farla lunga e non approfittare ulteriormente della sua pazienza, potrei non aggiungere altro. Ma volevo solo ricordare che quando i re di Spagna e Portogallo fecero chiudere le reducciones, be’, gesuitiche, a decretare conn la forza la fine di esse furono, appunto, Stati cattolici: il che è tutto dire. E non a caso i massoni di allora, di dopo e di oggi e di sempre, plaudirono a un’opera di evangelizzazione che, ecco, a parte il resto, questo era: e tanto bastava per farne un veicolo dell’imperialismo che cancellò quell’esperienza.
Raider mi scusarai se mi esprimerò con una prosa meno fiorita limtandomi all’elecazione di una serie di fatti nella loro crudezza:
Il cristianesimo si è diffuso in epoca moderna solo dove ha potuto godere della protezione delle potenze coloniali, nelle Americhe come in Africa, dove si è basato solo sul lavoro dei missionari, che pur erano uomini straordinari, come in Cina e Giappone non è mai doventato egemone. Un pò si è diffuso, ma senza mai diventare rilevante.
Questo non è successo con l’Islam che si è diffuso e inculturato, spesso tramite i commerci,anche in moltissimi paesi che non sono stati conquistati da popolazioni già musulmane. In Africa come in Indonesia.
Giovanni mi scuserà se mi esprimo con una prosa fiorita o meno fiorita quanto posso per non deludere le sue aspettive, specie a fronte della pazienza che dimostra nel leggere i miei post. Che è la ragione per cui, quali che siano gli argomenti, se non risponde alle questioni che pongo – non tanto a lui, ma a chiunque superi la barriera architettonica della mia prosa -, non la riterrò una mancanza di cortesia da parte sua.
Venendo ai fatti che si possono elencare, sarebbero troppi per esaurire anche solo una lista decurtata. Nel prendere nota della sua, procederò in ordine sparso: Cina, India e Giappone, diversaemnte da un’Africa in gran parte ferma al Neolitico, erano civiltà millenarie, in cui la penetrazione di altre culture incontrava comunque difficoltà a essere accettata. Il Giappone combatté una guerra civile che, restaurando l’autorità imperiale, pose fine, nel 1868, a una civiltà pre-industrializzata e anzi, fuori da ogni prospettiva o possibilità in tal senso. I cristiani furono percepiti da subito come in contrasto stridente con quella cultura e perseguitati in quanto il Giappone era incompatibile con la modernità e con ogni fattore che turbasse equlibri ultra-secolari. Che il Cristianesimo abbia, poi, incontrato le stesse difficoltà a cristianizzare una società così monolitica mentre l’Occidente si scristianizzava, pone fuori dalle circostanze imperialistiche che lei richiama l’evangelizzazione della (spendida) civiltà nipponica.
Che i commerci siano la chiave per spiegare l’islamizzazione pacifica dell’attuale Pakistan come, in epoche successive, di Malaysia e Indonesia, sembra, perciò, strano, dal momento che le reti commerciali dell’Occidente non avevano certo meno da offrire e per es., il commercio fra Oriente e Occidente ristagnò proprio in coincidenza con la conquista turco-islamica della sponda meridionale e orientale del Mediterraneo. L’espansionismo militare, ieri e quello, diciamo così, demografico e immigratorio, oggi, hanno a che fare con un Islam più politico che mai: che, sotto le forme più diverse, prosegue una spinta alla espansione del dar-el-Islam che non è ma venuta meno. Mentre dalla Nigeria al Corno d’Africa, dal Maghreb alla Cina turcofona, alla Thailandia alle Filippine, è sempre l’Islam a prendere le armi contro tutti.
Dell’America potremo parlare qualche altra volta, se vorrà e se la mia prosa glielo permetterà..
Ma certo, lo schiavismo africano fu invenzione italiana, figuriamoci un caso di successo! Romano ci insegnerà dell’ambaradan e delle porcherie africane durante il ventennio….
Ma dell’ambasciatore della regina Candace? Di Sant’Antonio Abate?
Dei tempi in cui Africa ed Europa non si distinguevano?
Ma che ne sanno i massoni dell’uguaglianza tra i figli di Dio. Dicono di essere atei e laici, ma sono puri servi di mammona (il denaro).
Caro Amicone, pensi solo che ci fu un momento, nella lotta per arrivare a un ‘Centro-Destra prsentabile” in cui si ricorse a tulle le aemi, le delegittimazioni di eletti e elettori, ricatti e manovre di Palazzo fin dalla prima ora della cosiddetto Ventennio berlusconiano, che venne proposto il nome di questo autorevole sig. Nessuno, Sergio Romano, passato a riscuotere in opinionistica l’autorevolezza ottenuta per via diplomatica, come leader possibile di un ‘rinnovato, presentabile, europeo Centro-Destra.’ Dico solo che siamo usciti da sotto un treno; anche se il NCD è lì pronto sul binario di partenza per deportare l’elettorato di Centro e di Destra dove vogliono i Poteri Forti rappresentati da un signore presentabile con l’aspetto e l’appeal di Tina Pica.
Non si sta nemmeno a perdere tempo, dopo quello che ha scritto lei, per ricordare che i negrieri islamici hanno effettuato ‘prelievi’ fin dal VIII secolo e sono stati i sistematici sfruttatori dell’Africa, così che gli islamici – ANCHE in frica – hanno iniziato, lautamente finanziati da emirati del Golfo e non solo, una guerra unilateralmente dichiarata contro il Cristianesimo, cosa che Sergio Romano non trova modo di commentare perchè ha cose più attuali e anzi, urgenti da sbrigare di quella che per lui è una Guerra dei Trentanni in terra d’Africa, a dimostrazione del senso storico di questo signore, all’altezza delle sciocchezze di quell’altro che viene qui a associare e anzi, a identificare colonialismo e Cristianesimo, dimostrando un disprezzo della verità pari a quello che dimostra verso i cristiani, perseguitati e scannati oggi così come è sempre stato; mentre i colonialisti e neo-colonialisti, perlopiù, di fede e fratellanza massonica, non sono presi di mira da terrorismo e jihad: e continuano a ingrassarsi senza che né Sergio Romano nè omonimi (laici) di un dio distruttore si chiedano neppure il perché di un fatto, perlomeno, così strano.
…Kenyatta un altro massone … non sottovalutate la presenza delle Logge nella politica africana… (a proposito chi cecle ha portate in Africa??) ; nei loro rituali sono tuttora previsti anche i sacrifici umani!!
Efrem ha ragione, kenyatta ha fatto solo danni !
In tutto il mondo il cristiensimo si è diffuso con il colonialismo e le piu efferate violenze.
A partire da Roma con l’editto di Tessalonica che vietava con la pena di morte ogni altra forma di culto, proseguendo poi in tutta Europa con la conversione dei re e quindi “obbligatoriamente” di tutti i sudditi.. e poi nel resto dle mondo a seguito del colonialismo spagnolo, dell’imperialismo brittanico ecc..
fino ai giorni nostri, perfino io stesso non ho potuto rifiutarmi di diventare cattolico.
Disse Kenyatta (primo presidente del Kenya indipendente):
“Quando i missionari giunsero, gli africani avevano la terra e i missionari la Bibbia. Essi ci dissero di pregare a occhi chiusi. Quando li aprimmo, loro avevano la terra e noi la Bibbia.”
Editto di Tessalonica, re di Europa (???), colonialismo spagnolo, imperialismo britannico………
Okkio Shiva che se non la sai cucinare a dovere la zuppa non te la mangia neanche un morto di fame; e non è la prima volta che ti capita.
Rimandato.
Disse Shiva:
“quando vado su tempi.it , chiudo gli occhi e clicco i tasti a casaccio, e quando li riapro leggo che qualcuno ha anche risposto”
Come al solito quando venite colpiti nel vivo davanti alla Verita (quella dei fatti) vi rimangono solo frasi vuote e insulti.
Non parlerei di frasi vuote quando si è appena fatta una frittura mista di ossigeno, elio e acqua frizzante impanata.
Il clima culturale che si respira, e che soprattutto si respirerà, in Italia e in Europa, in USA, non sarà tanto quello che verrà impedito di andare a Messa (per i Lumi e i loro seguaci, il cui atteggiamento di superiorità sui credenti è costante e forte, dalle Università ai media, la religione è una faccenda da vecchiette, o da confinare alle scuole dell’infanzia, in una riserva indiana).
Ma l’unica risposta che possiamo dare ai “laicisti” (io sono un laico) è quella che più temono: la risposta dell’intelligenza.
Quello cui andremo in conto, sempre più (i segnali sono fortissimi, in Europa e negli Usa) è il fatto che il Vangelo, la Croce, ma quello cui vogliono arrivare è, in particolare, l’insegnamento su matrimonio e famiglia, non sarà più accettato nel discorso pubblico.
Il “Vangelo della Vita”, finora considerato solo retrogrado, al massimo da tollerare, è una faccenda da bigotti, e “omofoba, odiosa”. Incitante all’odio, per essere chiari.
Pensate a cosa è successo a quella CEO di Mozilla, che ha perso il lavoro solo per la sua opposizione al matrimonio gay. Di recente si è detto che la Commissione dell’Onu contro la tortura sta proponendo di diffidare la Chiesa cattolica, per la sua dottrina sull’aborto, stimata un abuso dei diritti umani. Le sanzioni della Chiesa, la scomunica, sarebbero una forma di tortura. Si sente sempre più di persone spinte a rinunciare (a scuola, in ufficio, in ospedale) alle loro opinioni cristiane, sotto pena di sanzioni economiche o professionali.
Noi laici (non laicisti) andremo sempre più incontro a dilemmi prima sconosciuti.
Chi parla del Vangelo sarà costretto a essere “flessibile” (uso un eufemismo) sul lavoro, a ridurre le loro legittime aspirazioni di carriera (mi si contraddica: vale da sempre nelle cattedre, nei primariati, nelle case editrici…), a rischiare conflitti familiari, e a perdere amici.
Dobbiamo essere pronti a certe perdite, e a non vergognarci di Gesù, il vero Signore del mondo, non Felsemburg.
Cristo non ci ha certo consegnato l’insegnamento della Chiesa sulla sessualità, intollerabile ai mandarini occidentali, e ai loro profeti e ambasciatori, come suo proprio, esclusivo messaggio, ma non è per nulla solo una ciliegina sulla torta del Credo!
La mia proposta è di fare del nostro tempo un Sabato Santo: staremo con il Signore, o ce ne andremo per la nostra strada? Non si tratta tanto di abbracciare il martirio cruento, come quello che succede in Siria, in Sudan, ma di stare con la Madre. Perchè vogliamo restare cristiani? Tutto ciò che ci aspettiamo dalla assoluta misericordia del Signore crocifisso è solo il welfare e l’accettabilità sociale?
“Caro Francesco, che vuoi fare da grande?””Voglio stare bene”
“Che vuoi fare, Gaia!” “Non voglio “impicci””.
Ma Papa Francesco ci invita a una spinta centrifuga, missionaria, data dalla gioia per la Risurrezione del Signore, altro che allo “status quo”!
Il motivo per prendere la Croce è la Risurrezione, Gesù, la Vita.
Gentile Paolo,
La fede non è una questione di intelligenza e si può essere laici da credenti o da atei.
E non lo è neppure ( questione di intelligenza ) se si da alla ragione quella acezzione allargata di cui si serviva Giussani.
Si arriva sempre ad un punto per cui la fede o ce l’hai, o non te la puoi dare.
E non serve nemmeno scommettere alla Pascal.
Perchè quella non è fede ma ipocrita acettazione di un sistema valoriale a cui nel profondo del cuore non credi ma accetti per, scusate le parole, “pararti il culo” (cioè per non perdere “la scommessa”).
E quando è cosi non preghi, reciti una formula; non confidi nell’infinito, sconfini nella superstizione.
Alla fine, se Dio esiste, la fede è una grazia o come innamorarsi: qualcosa che non ti imponi, che non riduci alla ragione, ma ti accade.
A qualcuno semplicemente non accade, ragionevole o intelligente che sia.
E proprio qui sta il bello: saper distinguere l’Amore (quello vero, che non “accade” semplicemente) da una cotta qualsiasi.
L’intelligenza serve a capire quello che conta, e perchè. Come diceva Chesterton, la cosa più pericolosa che possiamo fare sarebbe quella di dubitare della capacità della nostra mente di conoscere e di definire come vero, credibile, ciò in cui s’imbatte.
Ciò che è distintivo per il cattolicesimo è la sua pretesa di verità. Su questa unicità crolla o si afferma.
Molti pensieri filosofici e religioni avanzano la stessa pretesa. Tuttavia, invocare la verità per sè o per il proprio pensiero implica necessariamente che la funzione stessa della nostra mente è avvicinata criticamente, specialmente quando affronta il fatto religioso.
Le filosofie oggi dominanti, contrariamente al pensiero filosofico e religioso precedente, alle loro controversie, non hanno affrontato il tema della verità del cristianesimo e della sua evidenza.
Al contrario (a partire da Kant) hanno dubitato della capacità di conoscere la verità. Hanno negato che lo scopo della mente consista nel conoscere la verità, di scoprirla, di metterla nero su bianco, per così dire.Rifiutare la scommessa, come lei accenna, Andrea, rifiutarsi di mettere in conto la possibilità che qualcosa o Qualcuno, sia vero, è, in effetti, o sembrerebbe per il pensiero dominante ( è un “entimema”), la cosa migliore per rendere impossibile il riconoscere la verità da parte di qualcuno.
In questo modo uno può assumere qualunque opinione, senza responsabilità, avendo come criterio solo il conveniente(l’utile) o il piacere.
La pretesa del cattolico di essere nella verità, non è un grido nel deserto, ma un grido di fede. L’apologetica, ossia il braccio intellettuale della fede, ieri come oggi, ha la pretesa di smontare gli argomenti contro la fede, la verità. Qualunque versione concorrente, sia cristiana, filosofica, religiosa o scientifica, che pretendesse di sottominare la essenza veritativa, la comprensione di sè che ha il cattolicesimo, deve essere esaminata e deve avere una risposta intelligibile.
In parte, questa possibilità di diverse versioni è dovuta alla natura stessa della fede: ci è stato detto che conosceremo la verità e che questa ci renderà liberi, niente di più o de meno.
E’ questa la pretesa che abbiamo noi cattolici su noi stessi, è questo l’orizzonte che vediamo.Se siamo logici (e onesti, ecco la tua seconda osservazione, Andrea, condivisibile in pieno), dobbiamo dire tutto questo.
Ma questo non è arroganza o mancanza di rispetto, come ha recentemente fatto credere Schulz (un altro “entimema”), per le visioni laiche (neutre) alternative.
E’ piuttosto un prendere seriamente le posizioni concorrenti ( e le loro ragioni, se ce ne sono).
Dobbiamo anche chiarire il motivo per cui siamo liberi, di una libertà morale, di spirito, conquistata dalla Croce, alleluia!
Quando si parla di scuola e giornalismo non va dimenticato linflusso massonico, prevalente fino al 1968 e non ancora del tutto scomparso accanto ai prof di sinistra,
il colonialismo l’hanno voluto proprio le logge e, spesso, i missionari sono stati ostacolati anziché aiutati.
Uno non guarda la realtà, ma solo il propio pensiero e dimentica la storia, caro Sig. Sergio Romano.