Altre razioni di laïcité per temperare il radicalismo islamico. Grave errore

Di Alfredo Mantovano
31 Gennaio 2015
La soluzione non è rimuovere croci o vietare veli, ma presentare la realtà francese per quello che è nella sua interezza, proponendola agli altri come un’opzione finalmente libera

Accade in Francia. Dopo i giorni del terrore il primo ministro Manuel Valls annuncia una stretta sul piano della sicurezza. In parallelo Najat Vallaud-Belkacem, ministro dell’Educazione, vara un piano per le scuole a partire dalla duplice constatazione che gli attentatori di Parigi sono migranti di seconda generazione, già inseriti nel sistema di istruzione, e che il giorno dopo la strage non pochi ragazzi hanno rifiutato nelle aule il minuto di silenzio per le vittime, all’insegna del “se la sono cercata”, o hanno manifestato apprezzamento per gli assassini. Da adesso a luglio mille “educatori” gireranno le scuole per sensibilizzare sui temi della laicità e della lotta ai pregiudizi; fra i criteri di valutazione dei docenti ci sarà la capacità di trasmettere “i valori della Repubblica” e il 9 dicembre sarà celebrata la “giornata della laicità”.

Funzionerà? Rivediamo il film della rivolta nelle banlieue di dieci anni fa: fra tanti ghetti etnicamente o religiosamente omogenei con maggioranza di disoccupati, solo i quartieri musulmani esplosero. Lì, non altrove, imam e organizzazioni ultrafondamentaliste azionarono il detonatore. Vuol dire che i musulmani sono tutti estremisti? Vuol dire che la risposta dell’assimilazione laicista è profondamente errata: i modelli assimilazionisti tendono a fare del diverso una copia di sé, e rappresentano l’esatto corrispondente, all’estremo opposto, dei modelli di marginalizzazione degli immigrati. Gli appartenenti alle comunità musulmane sono molto diversi tra loro: a seconda dei paesi d’origine, c’è differenza di fede e di fedeltà, di conoscenza e di interpretazione del Corano, di tradizioni e di culture; il modo migliore per compattarli su sponde radicali è contrastare e reprimere l’espressione di fede, pur quando non presenta modalità violente. Prima ancora vi è la tendenza gallica, accentuata sotto Hollande, di comprimere la libertà religiosa come diritto connesso alla dignità della persona, qualunque sia la confessione di riferimento, inclusa quella cattolica. Ma se l’orizzonte della laïcité coincide col relativismo, è logicamente impossibile sostenere che ci sono beni non sottoposti a negoziazione: la pari dignità fra uomini e donne, l’inaccettabilità della poligamia o dell’infibulazione, il rispetto della vita sempre. Sono questi i diritti fondamentali da radicare nell’educazione e nell’istruzione scolastica, non l’astratto richiamo ai “valori della Repubblica”, il cui sviluppo ha condotto, per esempio, alla legge sul matrimonio fra persone dello stesso sesso. La soluzione non è trasformare la Francia in un angolo di un martoriato paese di religione islamica, rimuovendo crocifissi e presepi o coprendo templi, ma presentare la realtà francese ed europea per quello che è nella sua interezza storica e di contenuti, proponendola a chi proviene da altre tradizioni come un’opzione finalmente libera. L’idea secondo cui è sufficiente una massiccia diffusione di laicismo per affievolire il fondamentalismo viene smentita ogni qual volta è riproposta.

Dieci anni fa l’allora arcivescovo di Parigi Lustiger eresse una grande croce sul sagrato di Notre-Dame, nell’ambito di una campagna per la nuova evangelizzazione; il sindaco Delanoë, richiamandosi alla legge cardine del laicismo francese, quella del 1905 che vieta l’esposizione di simboli religiosi nei luoghi pubblici, ne chiese la rimozione perché turbava i valori repubblicani dei parigini. Oggi i parigini, i francesi e il mondo intero sono stati turbati da ben altre vicende accadute nella capitale. La risposta al radicalismo non è la cancellazione della religione fin dalle aule scolastiche, ma il rispetto della libertà religiosa in un quadro di adesione ai fondamenti del diritto naturale. Quale “piano” per le scuole si dovrà attendere per arrivarci?

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6 commenti

  1. To_Ni

    La solita soluzione: “i mille educatori” . Pensano di risolvere il problema a chiacchiere. Con inutili perdite di tempo. Già trovare passione per i valori della repubblica significa non capire niente dell’essere umano. Pensano che questi fantomatici valori , valori senza radici, captati dai valori cristiani senza averne la profondità di questa possono accendere passione. Se pensano di sconfiggere le aspirazioni al martirio di un musulmano non solo hanno capito niente ma gli stanno dando una mano nelle convinzioni. E come se non bastasse se esiste un c.d. musulmano moderato, hanno trovato il modo per farlo incazzare.

  2. Alessandro92

    Volete sapere quale sarà il passo successivo (se non l’hanno già fatto) vietare qualsiasi partito d’ispirazione religiosa. E saranno tutti d’accordo, anche il Fronte Nazionale. Il paese si avvia verso una soluzione alla turca e tra 50/60 anni avremo un Erdogan francese e il paese si islamizzerà? Anche perché Parigi ha un problema con le “jeunes” i giovani per cui quando questa generazione di “laicisti” sarà passata a miglior vita chi resterà nel paese? Se ne riparla tra 50 anni…
    Nel frattempo sarà sempre più difficile professare una religione in pubblico in Francia e chi ne farà le spese secondo voi? Già adesso vedete come vanno le cose tra femen all’assalto di Chiese, vandalismo contro i simboli religiosi cristiani, repressione del dissenso espresso da movimenti come “manif pour tous”.

    1. Raider

      Già, gli islamici sono più prudenti, gli si concede tutto, pruchè non diano troppo nell’occhio. Ma, appunto, la demografia è a partibus infidelium: dando per scontato che debbano arrivare qui quanti lo desiderano e avere tutto quello che reclamano: lavoro, sanità, scuola, diritto di voto. Ma, stando a ciò che sostiene lei, è anche quello che anche lei dà per scontato, Alessandro92. E se è così, non capisco cosa abbia lei da rammaricarsi, alla prospettiva che Houellebecq sia facile profeta. I laicisti hanno il destino segnato: la lotta, ha scritto lei su questo blog, riguarderà islamismo versus laicismo. Lei tifa per l’immigrazione, no? A noi cristiani rimarrà la dhimmitudine: lei non sa cos’è, gliel’ho spiegato, visto che lo aveva chiesto a me e non sono stato chairo; quindi, come non la vede oggi, non ci farà caso neppure domani. I msuuslmani dovranno aspettare meno di cinquant’anni per averla vinta: poi, la lro religione slaverà anche la sua. Sono pazienti loro – lo sappiamo bene come e quanto -: sia paziente anche lei.

      1. Alessandro92

        Io non “tifo per l’immigrazione”, penso sia normale che le persone si spostino da una sponda all’altra del “mare nostrum”. Questo deve avvenire se e in quanto vi sono carenze occupazionali nella “nazione obbiettivo” non come sta avvenendo oggi. E deve valere anche in senso inverso (dall’Europa al mondo arabo) come in effetti gia avviene con numeri minori verso Marocco, Algeria, fino a qualche tempo fa Libia. Sui diritti va fatto un discorso serio evitando le elargizioni “ideologiche” fatta negli ultimi anni per evitare soprattutto abusi e “turismo del welfare”.
        Ma l’Islam ormai è parte della nostra società è i musulmani non sono necessariamente stranieri ma anzi molti cittadini europei e persino convertiti di origini occidentali.
        Non so se un giorno l’Islam diverrà la religione maggioritaria in Europa, la mia era una provocazione! È difficile che ciò avvenga e infatti anche Pew Research lo esclude: le stime calcolano un aumento fino all’8/10% in tutta Europa.
        Il fatto è che lei Raider non vede molte alternative: se l’Islam continuerà a esistere in Europa ai cristiani sarà destinato inevitabilmente un futuro di sottomissione e umiliazione (=dhimmitudine giusto?). Le chiedo e se non fosse così? il futuro non è già scritto siamo noi che lo costruiamo giorno dopo giorno: perché non dovrebbe essere possibile creare una vera convivenza e perché no, una comunanza di valori e di vita tra Cristiani, Musulmani e Ebrei? Questa sarebbe una vera integrazione! La storia è importante ma parla del passato non è detto che debba continuare come ai tempi di “Maometto è Carlo Magno” per citare un celebre libro. Utopia? Forse ma un tentativo va fatto cercando magari i punti in comune e cambiando entrambi mentalità (anche l’Islam deve cambiare: molti musulmani se ne sono resi conto; ha visto cosa ha detto recentemente il presidente egiziano al-Sisi?).

        1. Raider

          Sono discorsi che ho sentito centinaia di volte da persone centinaia di volte più sapienti e sapute di me e di lei, Alessandro92. Per lei, più giovane di me, forse, saranno discorsi nuovi e esaltanti, specie se il Pew Research è lì pronto a fornire dati che possono farci dormire fra due guanciali, mentre sulla serenità del sonno pubblico veglieranno i guardiani mediatici e politici e le dirò, ecclesiastci, così corrivi al mainstream anche in questo caso. Io risparmio a me e a lei anti-cifre e controdeduzioni in soldoni e parole povere sulle masse attirate fin qui volutamente e volutamente mandate a destabiilizzare società in fase di cupio dissolvi.
          Ma, ci faccia caso: il fatto che rinunciamo alla sovranità sui nostri confini non le dice niente, non dice niente al Pew Research o alle loro cifre? Possono quantificare anche che significa in termini di dimissioni dalle responsabilità verso noi stessi questa abolizione di fatto delle frontiere nazionli e dei limiti delle nostri leggi, Alessandro92?
          Il fatto che rinunciamo alla sovranità all’interno dei nostri confini, come è certificato dalle stesse fonti della polizia in ogni parte d’Europa in cui l’immigrazione, negli ultimi dieci anni, è cresciuta in modo esponenziale, non ha niente a che vedere, secondo lei. con questa rinuncia alla legalità a partire dall’orlo sbracato della nostra nazione?
          E i dubbi le vengono in mente solo quanto alla dhimmirudine in cui siamo già fino al collo, che accarezzano a colpi di moderatismo con acclusa minaccia implicita, “non ci fate arrabbiare, se no montiamo un casino?”
          Come scrivo alla signora Teggi nella sua rubrica, i superstiti di Charlie Hebdo, che non fanno uscire il nuovo numero multimilionario della rivista per carenza non di idee, ma di coraggio, che toglie spazio anche alle idee, allae cose da dire, non trovano di meglio che attaccare, come modello di intolleranza religiosa, la Chiesa cattolica; la Chiesa cattolica dimostra di andare a testa basa allo scontro contro il laicismo blasfemo alla Charlie Hebdo; e i musulmani escono dalle tragedie altrui puri come “doppiamente vittime?
          Ma di che parla, Alessandro92, cosa dite diverso, lei e tanti altri così devoti al politicamente corretto quando si parla di islam e di immigrazione, dalle dichiarazioni che leggiamo e sentiamo ovunque? Se vogliamo appaltare la nostra libertà di opinione a chi ci dice che pensare e quali termini usare, è inutile venire qui. La fretta di consentire a quello che propinano media allineati al Pensiero Unico, la fomidabile macchina del consenso che lavora a tempo pieno per stroncare sul nascere il dissenso, non aspetta qualche Scalfar8 che sforni ddl anti-islamofobia (!); non lo aspetto neanch’io; e neppure quelli che pensano già fare pervenire minacce nemmeno tanto larvate. Gli interrogativi sulla dhimmitudine, perciò, li conservi per qualche altra occasione.

  3. EquesFidus

    Patetici: con queste belle pensate riusciranno soltanto a radicalizzare ancora di più i musulmani ed a schifare gli unici che potrebbero opporsi all’avanzata della shari’a Oltralpe, cioè i cristiani. Questi massoni non soltanto sono malefici e contrari a tutte le religioni meno che la maledettissima triade Edonismo, Scientismo (non scienza) e Relativismo Peloso a Senso Unico, ma sono anche stupidi: gli islamici non sono una forza per cui basta chiacchierarci un po’ e rinunceranno ai loro propositi, bensì gente che sempre più schifa (e non con tutti i torti) i Paesi che hanno ospitato i loro antenati. E’ bene ricordarsi che i combattenti che si sono uniti all’ISIS o i terroristi parigini erano, spesso, gente figlia o addirittura nipote di immigrati magrebini, cittadini francesi; se venti o quarant’anni ed un paio di generazioni lontano da casa non sono riusciti a cambiarli bensì soltanto ad instillare in loro una profonda rabbia verso l’Occidente, che vedono come una nuova Sodoma (e non hanno, anche qui, tutti i torti), molle ed immorale, rabbia talvolta mutata in odio vero e proprio, figuriamoci cosa potranno mai ottenere certe pagliacciate che cercheranno di spiegare loro che la Repubblica è il profumo della vita e che debbono abbandonare ogni genere di “superstizione religiosa” per divenire “cittadini modello”: non solo continueranno a pensarla come prima, ma si convinceranno ancora di più di vivere in un Paese corrotto (e, per l’ultima volta, non a torto) e da conquistare il prima possibile.

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