
«Altissima Luce di grande splendore…». Quando si cantò per Giovanni Paolo II con gli amici ciellini
Si avvicinava il Natale del 1979 e Giovanni Paolo II decise di celebrare in San Pietro una Messa per gli universitari romani. Ci fu chi tentò di dissuaderlo: iniziative analoghe avevano radunato solo uno sparuto gruppo di studenti, che nell’immensità di San Pietro sarebbero scomparsi. Stimolati dall’affetto per il Pontefice tanti giovani come me s’impegnarono a riempire la basilica che alla fine risultò sovraffollata. Durante la cerimonia partì il coro di Comunione e Liberazione con una laude medievale a Maria: «Altissima Luce di grande splendore…». La perfezione del canto e la devozione delle parole, colorate dall’italiano antico, m’impressionarono profondamente. Ho cercato poi e trovato quel canto e lo sento tutte le volte che voglio esprimere e rinnovare il mio affetto a Maria. Che fortuna abbiamo noi cristiani nel poterci rivolgere ad una madre così bella e affettuosa!
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Il rifiuto della devozione mariana è un cattivo segno e male fanno le femministe quando rifiutano di riconoscersi nel modello mariano. Maria esprime il meglio dell’umanità e questo meglio ha un volto femminile. Dante ha ragione quando trova nell’amore per Beatrice la strada per il Paradiso. La donna, se ne ha l’intenzione, può migliorare l’uomo con la sua sensibilità e grazia. Perciò trovo congeniale, soprattutto in quest’Anno della fede, la recita del Santo Rosario, una preghiera in cui ci sono più complimenti a Maria che richieste. Chi ama la Madonna è allegro e l’allegria è un frutto dello Spirito Santo.
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