Alitalia e il pasticcio del referendum. «Comprarla oggi è un suicidio»

Di Francesca Parodi
27 Aprile 2017
La drammatica conseguenza è la delegittimazione dei sindacati e la difficoltà di trovare una nuova governance, dice Senn, professore della Bocconi

alitalia-ansa

La scelta di indire un referendum sul preaccordo di Alitalia viene definita da Lanfranco Senn, professore di Economia regionale all’Università Bocconi, «un grave errore»: l’accordo era stato firmato dai sindacati e dai vertici aziendali «senza prima verificare che ci fosse il consenso dei lavoratori. Per timore che i dipendenti lo avrebbero poi contestato, si è corsi ai ripari. Ma questa verifica andava fatta, sotto una forma differente, prima di firmare l’accordo». La drammatica conseguenza è che «i lavoratori, di fatto, hanno delegittimato i sindacati. Ciò significa che un futuro ipotetico acquirente di Alitalia si troverebbe nel dubbio su chi sia il suo interlocutore: i sindacati, i dipendenti che si riuniscono in maniera indipendente o Ethiad?».

CHI LA COMPRA? Secondo Senn, il referendum è stato nefasto perché ha bocciato «un piano industriale che era un tentativo ragionevole per motivare nuovamente sia i vertici della compagnia sia le banche a finanziare Alitalia: diminuiva l’occupazione, riduceva i costi del lavoro e apriva ai voli intercontinentali, andando oltre la scelta “estremista” delle tratte a breve raggio, stabilita con Etihad». Ma soprattutto «ha bruciato ogni possibilità di governance, di trovare cioè qualcun altro disposto a farsi carico della compagnia. Allo stato attuale, nessuno è disposto a comprare Alitalia, una società destinata a fallire».

PERSONALE DI VOLO. Senn fa notare che chi ha votato No al referendum (i voti contrari erano il 67 per cento) è stato sostanzialmente il personale di volo, cioè i piloti e le hostess. «Si è trattato da parte loro di una mossa da gioco d’azzardo: hanno scommesso che possa subentrare come acquirente di Alitalia la compagnia tedesca Lufthansa. Questa infatti già in passato aveva acquistato Air Berlin da Etiahd, salvandola dal fallimento. Più precisamente però, in qual caso ad essere salvati erano stati proprio gli operatori di volo, perché, per il personale di terra, Lufthansa aveva mantenuto il proprio organico».

NO AL SALVATAGGIO. Questa vicenda mette in luce quindi l’esistenza di «una spaccatura all’interno dei lavoratori, che la dice lunga sul clima di questo paese: ognuno bada ai propri particolari interessi, senza pensare all’interesse generale. Oppure si spera sempre in un deus ex machina che intervenga e salvi la situazione». Secondo Senn però, «il ministro Calenda ha fatto benissimo a dichiarare che lo Stato non interverrà con fondi pubblici, perché se anche questa volta il governo avesse acconsentito ad effettuare una ricapitalizzazione, il ricatto dei lavoratori sarebbe diventato permanente».
Senn vede il futuro di Alitalia «molto buio. L’ipotesi più auspicabile è che si faccia avanti Lufthansa, ma proporrà una soluzione simile a quella di Air Berlin, salvando quindi solo una parte di personale. Non vedo altri acquirenti possibili, comprare Alitalia è un suicidio».

@fra_prd

Foto Ansa

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.