
Alitalia, di nuovo in pista Etihad. I punti dell’accordo ancora da discutere
Potrebbe decollare la trattativa con Etihad: il condizionale è d’obbligo sino alla fine, ma nella lettera inviata ieri all’ad della compagnia italiana Gabriele Del Torchio, l’omologo di quella degli Emirati, James Hogan, ieri ha scritto dichiarandosi pronto ad acquistare il 49 per cento di Alitalia. Dopo il forte pressing del governo, e la completa disponibilità assicurata da Del Torchio, gli arabi sarebbero pronti a fare un investivemento multimilionario.
LE CONDIZIONI DI ETIHAD. Etihad aveva posto tre condizioni: la prima è nessun problema e nessun contenzioso con la giustizia o con il fisco della compagnia. Un punto che riguardava la montagna di debiti di Alitalia anzitutto con le banche, ma anche i contenziosi con l’ex ad di Air One Toto e con l’ex presidente di Windjet, Pulvirenti). Per quanto riguarda i debiti, le banche dovrebbero rinunciare alla metà dei crediti vantati e qualche giorno fa le principali creditrici, Intesa Sanpaolo e Unicredit, hanno fatto dato la loro disponibilità a convertire 400 milioni di euro in titoli azionari.
IL CASO MALPENSA. La seconda condizione posta da Etihad riguarda invece la possibilità di mettere rotte internazionali e intercontinentali (per esempio la rotta su Abu Dhabi) su Milano Linate, lasciando a Malpensa alcune tratte intercontinentali e soprattutto il traffico cargo. Questa condizione è destinata sicuramente a sollevare discussioni perché lo scalo del varesotto è stato uno dei cavalli di battaglia della Lega, e lo è tanto più oggi che guida la Regione Lombardia con Roberto Maroni. Un altro dei punti contenuti nel documento inviato da Hogan e ancora tutto da chiarire riguarda invece la richiesta al governo di controllare maggiormente il traffico aereo low cost.
OCCUPAZIONE ED ESUBERI. Resta da discutere l’ultima condizione quella relativa all’occupazione. Ieri l’ad Del Torchio ha incontrato i sindacati spiegando che il piano della compagnia è di risparmiare 400 milioni di euro, 100 milioni in più rispetto al piano prospettato sin da luglio 2013. Una delle voci di risparmio sono sicuramente i costi del lavoro (circa 128 milioni di euro complessivi), e ieri si è discusso con i sindacati dei blocchi di anzianità: per il momento la trattativa tra governo e sindacati prosegue, ma Etihad su questo punto non è disposta a cedere. Inoltre nella trattativa con Etihad va definito meglio il punto di eventuali esuberi, che al momento resta del tutto indefinito. Si parlerebbe, di una cifra tra personale di tera e di aria compresa tra le 1.500 e le 2.600 unità. Secondo Repubblica, però, va anche detto che all’interno di Etihad ci sono anche compagnie, come Air Serbia che in questo momento sono in cerca di piloti, e quelli italiani potrebbero in qualche modo essere “trasferiti” da Alitalia ad altre compagnie estere.
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Togliamo dai costi dei cittadini questa piaga infetta che si chiama Alitalia.