
Algeria, uccisi trentacinque ostaggi e quindici rapitori
Potrebbe aver avuto un tragico epilogo il sequestro di una quarantina di ostaggi stranieri da parte di un commando jihadista nel Sahara algerino. Secondo Al Jazira, 35 ostaggi e 15 rapitori sarebbero morti in uno scontro a fuoco scoppiato dopo che i terroristi erano usciti dall’impianto per l’estrazione di gas al confine con la Libia. Anche l’agenzia di stampa mauritana Ani ha citato fonti jihadiste secondo cui sarebbero morti 34 ostaggi e 15 rapitori. Sono due americani, tre belgi, un giapponese e un britannico i soli ostaggi sopravvissuti.
Per ora i media francesi si limitano a confermare un’operazione delle forze speciali algerine, senza fornire bilanci. La situazione appare ancora molto confusa, perché l’impianto – gestito dalla britannica Bp, dall’algerina Sonatrach e dalla compagnia norvegese Statoil e situato a Tigantourine, 40km da In Amenas (nella foto), non lontano dalla frontiera libica – è in pieno deserto e le notizie arrivano frammentate e difficili da confermare. In mattinata, secondo l’emittente privata algerina Ennahar, che citava “una fonte ufficiale”, erano riusciti a fuggire “quindici stranieri, tra cui una coppia francese; e, secondo l’agenzia di notizie algerina, Aps, erano riusciti a scappare dall’impianto 30 algerini, magari lasciati andare dagli islamisti che è probabile vogliano concentrarsi sugli ostaggi occidentali. In mattinata i sequestratori avevano espresso la disponibilità a negoziare purché l’esercito algerino si allontanasse dall’area nelle vicinanze dell’impianto.
Intanto, in Mali, si continua a combattere. La Francia ha portato a 1.400 gli uomini sul terreno (2.500 l’obiettivo finale, secondo quanto anticipato nei giorni scorsi). Nella notte ci sono stati nuovi scontri tra l’esercito maliano, sostenuto dalle truppe francesi, e gli estremisti jihadisti che circondano la città di Konna, nel settore centrale.
Dall’Ue è arrivato il via libera alla missione Eutm di addestramento e formazione dell’esercito maliano. La missione era in programma da tempo, ma i ministri degli Esteri dei 27, convocati in riunione straordinaria, hanno deciso di accelerare i tempi: la missione (formata da 400-500 uomini, la metà dei quali istruttori) potrebbe essere operativa già a metà febbraio, una settimana prima del previsto. L’Italia, ha annunciato il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, ha dato una disponibilità “fino a 24 uomini”. Non ci saranno invece soldati italiani impiegati direttamente sul terreno, ha confermato il ministro. (AGI)
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