
Alcune buone nuove dal mondo Covfefe

Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Il mondo è indecifrabile come un tuìt trumpesco: Covfefe. Ma nel Covfefe universale piovono d’improvviso buone notizie. La massa di ruffiani che si era messa in coda per baciare la pantofola di un Di Maio, Fefè, ora deve risalire le valli dell’ignominia che aveva disceso con baldante sicurezza. Il presidente si-fa-per-dire degli Stati Uniti è persona non grata a Londra. I francesi con Macron offrono al mondo una Lectio inauguralis degna delle loro grandi scuole. E Berlusconi, con quell’aria un po’ così da vecchietto suonato e afflitto dai casi della vita, riemerge splendido e incredibile in una specie di bipolarismo dei tempi vecchi. Può fare una lista Severino con dentro tutte le Olgettine che desidera, più cani e gatti, e il voto utile della destra scomparsa sarà suo.
Che sollievo constatare come il mondo Covfefe sia ancora pieno della capacità di sorprendere, uno dei tratti d’infinita maestà e bellezza della storia. Pare che non si sia più condannati alla gnagnera, al pessimismo hillbilly, alla truffa della rivolta populista, pare che la società dei diritti, perfino il diritto al clima, per non parlare del sesso e del matrimonio, possa essere percorsa, attraversata da cima a fondo e riformata per pezzi e bocconi con un tratto di significato che sembrava smarrito. Quando alla Merkel sarà gentilmente offerto dagli elettori tedeschi un quarto mandato, e ci siamo piuttosto vicini, il nuovo inizio della fine sarà compiuto, circolare, e l’inatteso potrà colorare il cielo plumbeo di una stagione del discontento con la paghetta, del welfare con la disuguaglianza, del capitalismo cattivo denunciato a Caracas tra le sparatorie del postchavismo e i residui in libreria del Pikettismo. Jeremy Corbyn ha già ballato una sola primavera, e chissenefrega di quella leopardata di Theresa May.
Un altro giro di giostra
Non si può vivere senza un nucleo di ottimismo, si vive male con la lotta permanente alla corruzione del mondo, perché il mondo è sano in quanto deperibile, la politica interessante in quanto non riducibile alla buona novella del solidarismo e del repulisti morale, uomini e donne sono sì titolari di diritti ma sopra tutto esseri sociali imperfetti, ci vuole qualcosa di più, vuoi un programma innovatore vuoi un sorriso incantatore, e alla fine c’è posto per il presente che non canta ed esclude i domani musicali dell’utopia, della truffa ideologica, di una giusta forma dell’universo che non ci sarà mai, a parte la predicazione del Regno adveniente. Covfefe.
Non tornerà l’ubriachezza dei baby boomer, ma la grintaccia malefica di chi voleva sostituire il boom e il dopoguerra con la santimoniosa elencazione clericale dei mali della terra e del cielo si è adombrata, sta per arrivare il giorno in cui non sarà più così figo tracciarsi come antipotere, prendere a sberle i fantocci reprensibili della vita pubblica all’ombra di irreprensibili vite private. Il ritorno di Berlusconi come agente attivo di un paese che ha giocato a espellerlo come puttaniere e stragista, mi raccomando l’accusa di stragismo, ha qualcosa di effervescente, di fatale, di bonario e di indispensabile. Ha ragione Giampiero Mughini, nella sua delicata e distante miscredenza, quando riconsidera a ruota libera il passaggio malato tra le Repubbliche d’Italia, e vede un vuoto che si è aperto davanti ai nostri occhi, un vuoto spettrale al cui centro sta per noi la caduta di Berlusconi sotto l’effetto della ventennale lapidazione. Il Cav. è sempre stato decifrabile, il suo Cucù era molto diverso dal Covfefe, e gli effetti politici di rappresentanza, mediazione e politica della sua incantevole e turbolenta presenza, sono stati utili. Chi lo nega è un brubru, e Renzi, che a quella negazione non si è mai piegato, è a giusto titolo uno che sopravvive, malamente e nella discordia, ma sopravvive.
Ora non chiedetevi e non chiedetemi che fare, non è il momento, tutto è ancora nella giostra, solo che il giro di giostra decisivo non arriva mai, è rinviato a data da destinarsi, e intanto qualche segnale non infimo arriva dall’economia, e quelli della Brexit ce l’hanno in quel posto, e con loro tutti i popolastri che sognano l’impossibile e tambureggiano il ritorno delle nazioni e delle varie America First.
Foto Ansa
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