In Alcatraz c’è un bunker sotterraneo nel mezzo di una foresta. Vi ricorda qualcosa?

Di Elisabetta Longo
19 Gennaio 2012
La nuova creatura di J.J.Abrams racconta la storia della sparizione di 302 uomini, 256 detenuti e 46 secondini nell'anno 1963. Anno in cui poi la prigione, situata su “The Rock”, è stata chiusa.

Martedì sera su Fox America – dal 30 gennaio su Mediaset Premium – ha visto la luce la nuova creatura di J.J.Abrams. Si chiama Alcatraz e racconta la storia della sparizione di 302 uomini, 256 detenuti e 46 secondini, nell’anno 1963. Anno in cui poi la prigione, situata su “The Rock”, è stata chiusa.

C’è l’intento di catturare e far stare in ansia lo spettatore fin dai primi fotogrammi del pilot, dell’episodio che dà l’avvio alla storia. È notte nel 1963 e due guardie arrivano all’isola per il turno notturno, ma trovano tutto silenzioso, quieto e chi dovrebbe stare all’ingresso della prigione non è al suo posto. Perché tutti sono scomparsi, anche se le celle sono chiuse.

Giorni nostri, Alcatraz non è più un carcere di massima sicurezza, ma ormai un posto per turisti, per gite guidate e gadget da comprare mentre si riprende il traghetto per San Francisco. Un uomo si sveglia in una cella mentre un gruppo di turisti sta effettuando il percorso conoscitivo del carcere. Si sveglia e si trova in tasca una chiave, un biglietto per il traghetto e dei soldi; è confuso, non sa bene dove si trova e cosa deve fare. È Jack Sylvane, il primo dei 256 detenuti scomparsi, il primo di cui J.J. Abrams ci racconta la storia attraverso il meccanismo collaudato (da lui, in Lost) dei flashback: è stato vittima dei soprusi del vice direttore del carcere e lasciato dalla moglie Sonya che si era innamorata del fratello. Jack è rimasto uguale fisicamente a com’era nel 1963, e con la stessa sete di vendetta che aveva allora si mischia nel mondo odierno per portare a termine la sua missione.

Come in tutti i pilot riusciti, vengono sparsi qua e là indizi della trama, particolari piccolissimi che anche lo spettatore più attento sarà in grado di capire dopo molte puntate. E cosa più importante viene presentata la squadra che condurrà le indagini, i protagonisti da amare o odiare per le prossime puntate. C’è Hauser, capitano dell’Fbi, di una sezione speciale dell’Fbi, incaricato da sempre di trovare “chi o cosa” ha fatto sparire quei 302 uomini. C’è la poliziotta biondina orfana, cresciuta da uno zio secondino, di nome Madsen, che per natura cerca sempre di sapere di più di quanto non dovrebbe. E c’è il dottor Soto (il buon vecchio colosso di Jorge Garcia, l’Hurley di Lost) che su Alcatraz ha scritto fior di manuali, un trio che pare già riuscito e che promette dialoghi avvincenti. E poi, c’è un bunker sotterraneo, nel mezzo di una foresta. Vi ricorda qualcosa?

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