Contenuto riservato agli abbonati
Il brocardo latino inscritto su Palazzo Bagatti-Valsecchi di Milano, le tautologie, il genius loci meneghino, l’asse ellenico-romano-giudaico-cristiano che sorregge e informa la civiltà, la hybris e il lascito di Sofocle. Se non fosse durata solo mezz’ora la chiacchierata con Gabriele Albertini, chissà quanto altro ristoro dello spirito ne sarebbe sgorgato. Specie se, in queste sfiancanti ore di canicola che i più vorrebbero di matrice antropica, ti torna in mente che al centro delle grandi questioni internazionali ci abbiamo piazzato Luigi Di Maio o, alla vicepresidenza del Senato, la parlamentare romana Paola Taverna. Ma – come si dice – tant’è!
Con l’ex sindaco di Milano, che non ha certo bisogno di presentazioni, scorre tutto molto liscio, gli spunti si accavallano, il quadro dell’analisi finale è chiaro e diretto: il centrodestra non ha un leader, gli manca il pivot, un federatore capace di tener insieme tutti, ecco perché arranca e perde posizioni. Insomma, ci siamo capiti. «“Co...
Contenuto a pagamento
Per continuare a leggere accedi o abbonati
Abbonamento full
€60 / anno
oppure
Abbonamento digitale
€40 / anno