
Lettere al direttore
Al Corriere sanno che il Papa sta a Santa Marta e non in via Solferino?

Caro direttore, vedo che dopo Antonio Polito anche Angelo Panebianco ha dedicato un suo editoriale sul Corriere della Sera alla “coalizione degli svogliati”, cioè a quanti – dalla Cgil di Maurizio Landini fino a Giuseppe Conte e Matteo Salvini – si oppongono al riarmo europeo. Però mi pare che l’obiettivo polemico, più che i pacifisti, siano i cattolici di Comunione e liberazione dopo che il presidente della loro Fraternità, Davide Prosperi, ha inviato a Repubblica una lettera sulla questione. E quindi non uno ma ben due editoriali del Corriere (tra l’altro, a scoppio ritardato, ben dieci giorni dopo) sono stati dedicati a tale presa di posizione da parte di Cl. Ma perché?
Pietro Saldutti Milano
Della frenesia bellica dei “volenterosi” abbiamo già scritto. Ora vorremmo chiedere: al Corriere di cosa si sorprendono? Che i cattolici italiani sanno che il Papa è quello vestito di bianco in Santa Marta e non quello in giacca e cravatta in via Solferino?
Non sono un fan dei sondaggi, ma sono rimasto impressionato dai numeri rilevati dalla Ghisleri. Il 94 per cento degli italiani è contrario all’invio di soldati in Ucraina. Il 94 per cento! Manco un sondaggio sull’amore della mamma riceverebbe percentuali simili. Dunque, delle due l’una: o praticamente tutti gli italiani sono dei codardi e degli imbecilli o sono loro a non capire che all’interno dello schieramento di quelli che loro dileggiano come “svogliati” ci sono posizioni razionali e motivate. Si può considerare Putin un criminale, ma essere comunque favorevoli a una soluzione diplomatica del conflitto in Ucraina. E ritenere che un piano di difesa europeo non debba per forza coincidere con le avventurose pulsioni belliciste del napoleoncino Macron.
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Caro direttore, come è noto, Gesù è buono. Lo sottolineano in tanti. Don Luigi Giussani gli dedica una tenera pagina nel libro Il cammino al vero è un’esperienza (Rizzoli, pag.97), quando scrive che la «gente potente, capace di scandagliare la nostra psiche, questa gente che ci parla dalle cattedre (o dai giornali, ndr), è così difficilmente buona». Gesù, invece, «prese un bimbo, se lo portò sulle ginocchia, se lo strinse al petto», risuscitò il figlio della povera vedova di Naim, valorizzava ciò che siamo, si curvava sui fiori del campo, piangeva su Lazzaro e su Gerusalemme, aveva parole di misericordia per peccatori come l’adultera, la samaritana, la Maddalena, Zaccheo. Gesù è il pastore buono. Buono, ma non “buonista”, nel significato insulso con cui viene usato solitamente questo termine. Buono, ma con un giudizio infallibile circa la verità. In questo senso, leggendo il Vangelo, rimango sempre colpito dalla inflessibilità e dalla rigorosità con cui Egli si è sempre rivolto, in tantissime occasioni, ad una categoria ben precisa, quella degli scribi e degli ipocriti. Accoglieva con tenerezza ogni peccatore pentito (a cominciare da Pietro), ma non mostrava alcuna comprensione verso chi si riteneva già giusto, cioè gli ipocriti, impersonati soprattutto dagli scribi. Premesso che tutti, per via del peccato originale, possiamo essere o diventare almeno in qualche occasione “ipocriti”, penso che sia doveroso cercare di capire dove alberga soprattutto l’ipocrisia di oggi, anche per arrivare ad un giudizio sulle cose non fondato sulle apparenze che gli ipocriti seminano a destra ed a manca. Guardandomi intorno, caro direttore, mi pare di poter segnalare alcuni casi eclatanti di palese ipocrisia da cui guardarci. Ascoltando i vari TG, rimango colpito come, nei vari e spesso inutili (o dannosi) incontri che avvengono nelle istituzioni EU, abbondino in misura sempre crescente i baci che i vari esponenti politici si danno prima e dopo i loro meeeting. Sembra, a vederlo così, un mondo favoloso, in cui tutti si vogliono bene, fino ad abbracciarsi e baciarsi, a volte addirittura quasi con passione. Spesso tante cordialità messe in scena senza pudore di fronte al mondo intero (e noi poveri cittadini) nascondono, in realtà, inimicizie anche personali che raramente portano a risultati utili per i popoli europei. Vorremmo meno baci e più realismo e, perché no, più vera democrazia. Un altro modo con cui spesso l’ipocrisia opera senza farsene accorgere è quello di passare sotto silenzio le notizie non grate. Maestri, in questo, sono quasi tutti i giornali, compresi e forse soprattutto quelli che chiamiamo i “giornaloni”. Non a caso, scriveva il grande Chesterton in Ortodossia (ed. Lindau, pag. 167): «Nessuno dovrà più combattere contro una proposta di censura della stampa. Non abbiamo bisogno di censurare la stampa. Abbiamo una censura attuata dalla stampa». Clamorose sono, per esempio, le censure operate verso ciò che dice il Papa, che viene lodato e valorizzato quando dice cose gradite a certe élite, mentre mettono sotto silenzio le parole, spesso dure ed efficaci, che papa Francesco pronuncia in tema di aborto, eutanasia e aiuto al suicidio assistito. Queste parole non devono essere fatte conoscere al popolo, per impedire che esso si formi un giudizio diverso da quello voluto dagli ipocriti, i quali, nella loro versione laicista e “radicale”, parlano di “civiltà”, di “libertà”, di “progresso” e così via mentre propongono a tutti soluzioni di morte, come accade nei casi appena accennati. Grandi battaglie di libertà per proposte di morte. Guai agli ipocriti! Ancora a proposito del rapporto di certi scribi ed il Papa, è interessante il comportamento tenuto da alcuni di essi, per esempio in tema di guerra e di pace e di armamenti. Ci sono degli scribi che sono convinti che all’Europa non rimanga che armarsi fortemente per fare fronte ad ipotetici attacchi russi, contro i quali, peraltro, già sarebbe competente ad intervenire la Nato e ciò contrasta con l’atteggiamento ed i pronunciamenti di papa Francesco su tali temi. Tali scribi, invece che prendersela direttamente con il Papa, ipocritamente se la prendono, anche pesantemente, con i cattolici che sostengono le posizioni del Papa. Nulla di più scorretto. Ma cosa si nasconde dietro tale clamorosa ipocrisia? Ma non ci sono solo gli scribi a praticare l’ipocrisia: si tratta di una pratica molto diffusa sia nella società civile sia, purtroppo, dentro la Chiesa, che costituisce un ambito in cui dovrebbero imperare la chiarezza e la trasparenza, prodotte dalla comunione a cui sono stati chiamati tutti i fedeli. Capita spesso, invece, che tali fedeli non si parlino per paura di creare “divisioni”. Una via maestra per fare trionfare l’ipocrisia, contro cui Gesù ha pronunciato parole durissime, perché a lui piacciono le persone sincere e schiette come i bambini. Occorre pregare caldamente perché questi atteggiamenti abbiano a finire: il mondo intero, Chiesa compresa, ha bisogno di rapporti sinceri, senza i quali nessuna pace è possibile. Non a caso Gesù ha pronunciato frasi terribili nei confronti degli ipocriti di tutti i tipi: “Guai a voi”!
Peppino Zola Milano
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Carissimi amici di Tempi, tralascio le tirate di capelli di certi vecchietti che, spero, abbiano concluso definitivamente il loro tempo politico. Mi interessa invece parlare di un novello tiratore di libri o pacchi. Ho avuto casualmente occasione di ascoltare il commento di Fausto Bertinotti alle parole pronunciate da Giorgia Meloni in Parlamento in merito al Manifesto di Ventotene, distribuito da Repubblica in occasione della manifestazione romana pro Europa (quale Europa e con chi?). Bertinotti manifesta tutto il suo stupore per il giudizio espresso da Giorgia Meloni su quel testo, impunemente sacralizzato secondo consolidate abitudini sinistre. Non mi sorprende la pericolosa “confidenza” del Bertinotti, che si rivela violento lanciatore di libri. Quella è la mentalità, comune anche ai tanti sinistri con cui spesso ci abbassiamo a dialogare (Violante, Cacciari, Prodi, Ruffini, Franceschini ecc. ecc.): sono dogmatici e quindi, quando “gli si tocca il dogma”, parte l’embolo dei lanciatori. Sul Manifesto di Ventotene, così come su tantissimi altri punti, li abbiamo viziati, lasciando ripetere le loro scempiaggini senza rintuzzarli subito a dovere, come ha fatto finalmente con coraggio Giorgia Meloni (questo è vero dialogo, non quello untuoso e falso dei cattosinistri alla Prodi). Il Manifesto di Ventotene “è una cagata pazzesca”, tetro prodotto dei soliti intellettuali pericolosi per la democrazia. Esso rispecchia ancora una volta l’idolatria moderna dello Stato, sia esso monarchico, democratico, comunista o fascista: ad uno Stato ideale, mai esistito e che mai esisterà, si attribuisce un potere accentratore che porti finalmente giustizia, ovviamente secondo la declinazione che ognuno ne ha (per Hitler la giustizia era sterminare tutti i non ariani). Questa è l’Europa che «non volgiamo», come finalmente ha detto Giorgia Meloni in modo chiaro nel più alto luogo istituzionale, che è il Parlamento. Vogliamo Stati nazionali fortissimi e un’Europa fortissima ma entrambi “minimi”, cioè capaci di incidere con efficacia solo ed esclusivamente sulle limitate materie ad essi deputate, anche in relazione al contesto internazionale. Un esempio? Sì al potenziamento della difesa, con poteri e strumenti di indirizzo da parte delle istituzioni europee, ma all’interno della Nato e della sua organizzazione già ben oliata, senza usare la scusa di quel “cattivone di Trump” per intraprendere assurde strade che ci allontanino dagli alleati statunitensi. No ad un Minculpop europeo che ci imponga che l’aborto è un diritto fondamentale.
Guido Patrone Torino
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Caro direttore, condivido con lei una riflessione: quando Notre Dame ha preso fuoco la gente si è inginocchiata a pregare. I burocrati di Bruxelles con sarcasmo fanno video allucinati ed allucinanti, ma credo che un giorno l’anima profonda del popolo sarà risvegliata non da discorsi di redivivi Bonaparte, ma da ideali profondi e dalla fede. Quindi nello zainetto metterei una manciata di rosari: pesano poco e possono fungere da filo sicurezza per tenerci aggrappati, gancio per la busta con i documenti, appendi torcia e poi aiutano a passar il tempo e funzionano senza batterie e corrente… eccetera eccetera. Che ne dice: proponiamo agli illuminati dell’Unione Europea il rosario nel kit di salvataggio (o salvezza)? Idealmente vi abbraccio e grazie a voi di Tempi che con ironia ci tenete informati veramente.
Lucia Dellagnese
Cara Lucia, questa tua idea/provocazione sarebbe piaciuta al nostro Gigi. E quindi piace anche a noi.
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Spett.le redazione, con la presente gradirei richiamare la vostra attenzione sul tema delle aree industriali dismesse e non utilizzate. Anziché abbandonarle al degrado ed all’incuria, si potrebbe assegnare loro la priorità quando si tratta di realizzare nuove opere, pubbliche o private che siano, per cercare di ridurre al minimo l’erosione dei suoli e l’impatto ambientale, contemperando sviluppo economico, necessità della collettività e rispetto dell’ambiente. Sarebbe opportuno che ogni amministrazione comunale le censisse. A mio avviso, occorrerebbe sensibilizzare maggiormente non solo la cittadinanza, ma anche i pubblici amministratori sulla necessità del loro riutilizzo, nell’immediato o in un futuro prossimo, per altre finalità. Tra gli esempi concreti di cui ho diretta conoscenza: l’area ex Mecaplast di Beinasco, l’area ex Sandretto di Collegno, l’area ex Manifattura Moncalieri di Torino e l’area ex ThyssenKrupp di Torino. Chissà quante realtà analoghe esistono al di fuori di Torino e del suo hinterland! Ritengo che questo sia un tema importantissimo nell’ambito del concetto di sviluppo sostenibile che, dal livello locale a quello globale, si afferma di voler perseguire, fissando scadenze e stilando elenchi di obiettivi da raggiungere. Vi ringrazio per la gentile attenzione e Vi auguro un buon lavoro.
Walter Nicolosi
Caro Walter, questa tua osservazione la rilanciamo come uno dei capitoli all’interno di un più vasto discorso sulla “sterilità industriale” che abbiamo iniziato a trattare dal numero di marzo del mensile. Ne riparleremo.
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Il 18 marzo sono state commemorate le vittime del Covid, con le campane dei campanili delle chiese che in Lombardia hanno suonato a lutto alle ore 12, e con altri momenti di preghiera. È l’occasione per una riflessione: non è vero che è andato tutto bene. La società civile in qualche modo ha avviato una riflessione e anche un’inchiesta sul periodo Covid ha messo in evidenza responsabilità ed errori. Ho l’impressione che la stessa cosa non sia avvenuta nella Chiesa, nel periodo Covid molte persone anziane si sono spente lontano dai propri cari, senza un conforto religioso, hanno vissuto una vita magari di sacrifici e noi forse non siamo stati all’altezza nel momento in cui ci hanno lasciato. Tempi nel febbraio 2021 aveva coraggiosamente proposto (all’interno ma con evidenza anche in copertina) un intervento ad un convegno dell’associazione Esserci; l’intervento (di un uomo di Chiesa) aveva avuto il merito di far riflettere su salute e salvezza e la citazione fatta del salmo 62 “la tua grazia vale più della vita” ancora oggi ci mette di fronte alle nostre responsabilità. Qui non si tratta di dimenticare le fatiche di quel periodo, le paure e quindi la possibilità di scelte giudicate al momento giuste, chi non sbaglia nella vita? Ma proprio in quanto peccatori non dovremmo sentire il bisogno di riflettere serenamente su quel periodo e chiedere perdono se qualche errore lo abbiamo commesso? Lo dobbiamo ai nostri cari e lo dobbiamo a chi guarda alla Chiesa come maestra di vita. Lo dobbiamo poi alle generazioni future per lasciare un giudizio che sia di aiuto. Un grazie per il vostro lavoro.
Gian Piero Landini Castellanza
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