
Aiutiamo la popolazione del Myanmar colpita dal terremoto

«Gli ospedali sono sovraffollati di feriti», in molti attendono nei «corridoi a causa della mancanza di posti letto», la situazione è drammatica «per la mancanza di personale medico, attrezzature chirurgiche, letti e scorte di sangue». È questa la situazione descritta in un audio da Ye Ye, responsabile progetti Avsi in Myanmar, che Tempi ha potuto ascoltare. Il paese è stato colpito venerdì da un devastante terremoto che ha già causato migliaia di vittime. Il loro numero è destinato a crescere nei prossimi giorni e c’è chi teme si possa arrivare a contare 10 mila morti e 50 mila feriti. Nella provvisoria lista dei danni si parla di 2.900 edifici, 30 strade e 7 ponti danneggiati.
Come hanno rilevato già diversi esperti, il sisma ha avuto una magnitudo 300 volte superiore a quella del terremoto che colpì Amatrice nel 2016; un’intensità (7.7) che è stata di 8 volte superiore alla più alta mai registrata in Italia (7.1 a Messina nel 1908). I suoi effetti si sono avvertiti in gran parte del sud-est asiatico, dalla Thailandia al Vietnam, dal Laos alla provincia cinese dello Yunnan.
Le comunicazioni sono difficili, così come i soccorsi. Nel suo audio Ye Ye spiega che le persone hanno «bisogno d’acqua per bere e cucinare».

Guerra civile e povertà
Il terremoto ha colpito un paese già poverissimo e in preda a una guerra civile che va avanti dal 2021 dopo il colpo di stato militare. Milioni sono gli sfollati e i profughi che, già prima del sisma, fuggivano verso i Paesi confinanti, in particolare il Bangladesh. Come scrive Avsi sul proprio sito, «il 70 per cento della popolazione birmana vive nelle aree rurali in cui, quotidianamente, avvengono scontri e bombardamenti che costringono le persone a lasciare le proprie case per cercare rifugi vicino alla foresta». Prima del colpo di stato, «solo l’8 per cento della popolazione ricorreva agli aiuti umanitari», ma dal 2021 «una persona su due ne ha bisogno. La linea di estrema povertà è stimata dalla Banca Mondiale attorno ai 2 dollari al giorno, in Myanmar, la media di guadagno è di 1 dollaro».
Per far fronte all’emergenza, la ong italiana ha attivato una raccolta fondi (clicca qui per donare). «Siamo pronti a distribuire cibo, kit sanitari, beni di prima necessità e a dare assistenza a migliaia di persone che hanno perso tutto. Ogni contributo può fare la differenza. Aiutateci»: è l’appello di Guido Calvi, responsabile dell’aiuto ed emergenze umanitarie di Avsi.
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