
Ai musulmani Obama non piace più
Dopo avere sollevato più di un dubbio nella Chiesa cattolica, ora anche gli islamici storcono il naso. Per vincere le presidenziali nel 2008, Obama si era avvalso dell’ampio consenso che riscuoteva nella comunità musulmana, attaccando l’amministrazione Bush che aveva ristretto le libertà personali dei cittadini in nome della sicurezza. Obama aveva anche preso posizione contro il Patriot Act, il pacchetto di leggi straordinarie seguite all’11 settembre 2001, e si era pronunciato per la chiusura entro l’anno della prigione per terroristi a Guantanamo Bay. Fatto sta che il carcere di massima sicurezza è ancora aperto, mentre l’anno scorso il presidente ha approvato il rinnovo di quattro anni del Patriot Act.
Se da una parte pare improbabile che la comunità musulmana voti un repubblicano, dall’altra è un fatto che, a differenza di quattro anni fa, non sia ancora stato annunciato un appoggio ufficiale al partito democratico. Ma non è un dettaglio perché i musulmani sono decisivi. E non solo perché sono quasi sei milioni, ma anche perché la metà di loro vive nei cosiddetti “swing state”, il gruppo di Stati federali senza una forte identificazione partitica che tende a cambiare colore a seconda delle diverse tornate elettorali. Naeem Baig, presidente della American Muslim Taskforce, che raggruppa le dodici associazioni musulmane più importanti del paese, non ha ancora dato l’endorsement a Obama perché «un gran numero di persone si sta chiedendo perché sosteniamo il presidente quando non ha mantenuto molte della promesse fatte». Anche un altro gruppo numeroso, l’Arlington Young Democrats Muslim Caucus della Virginia, non ha nascosto le sue perplessità circa la presidenza in corso. «Ci sono molte persone che è difficile che votino Mitt Romney – ha commentato Ahmad Ishaq, fra i fondatori del gruppo – ma di sicuro sono ancora incerti se dare il proprio appoggio a Obama».
Nonostante i tanti elementi negativi, i musulmani «potrebbero dare un’altra chance a Obama », come dichiarato dal direttore dell’agenzia governativa per gli affari pubblici dei musulmani, Haris Tarin. L’ultimo sondaggio condotto un anno fa dall’istituto di ricerca Pew rivelava che il 76 per cento dei musulmani americani approva l’operato del presidente. Come si spiega? Se da una parte il presidente non attua buone riforme per i musulmani e restringe la libertà con alcune leggi, dall’altra cerca il consenso attraverso spot mediatici d’effetto. Molti musulmani, infatti, si sono ricreduti e detti fiduciosi dopo l’apertura del governo alla costruzione di un palazzo per la comunità musulmana di New York a Ground zero. Sicuramente non è indifferente ai musulmani nemmeno la svolta della politica estera americana in Libia e la più recente notizia del finanziamento americano ai Fratelli Musulmani in Egitto. Forse ci sarà una nuova apertura di credito dunque, anche se l’American Muslim Taskforce continua a sostenere di non avere ancora scartato l’ipotesi repubblicana.
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