Afro-cattolici? Tempi duri

Di Rodolfo Casadei
27 Giugno 2002
La Chiesa cattolica in Africa è stretta nella morsa di un progetto egemonico islamico e di un’avanzata irresistibile delle sétte. Parola di arcivescovo africano

nsieme all’Asia, l’Africa è il continente che registra le più estese violazioni in materia di libertà religiosa, in gran parte concentrate sui cristiani in generale e sulla Chiesa cattolica in particolare. Così dice il Rapporto 2002 sulla libertà religiosa nel mondo realizzato da Aiuto alla Chiesa che soffre.
I volti di questa persecuzione sono molteplici. Sul contesto in cui ciò avviene è interessante ascoltare un prelato africano come mons. Robert Sarah, arcivescovo emerito di Conakry (Guinea) e presidente uscente della Conferenza episcopale dell’Africa occidentale francofona, dall’ottobre scorso chiamato a Roma per diventare il segretario della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli. Mons. Sarah proviene da un paese musulmano al 70 per cento, retto per 26 anni (dal 1958 al 1984) dal dittatore comunista Sekou Touré, che tenne in prigione per 9 anni il predecessore di mons. Sarah e tentò poi di eliminare fisicamente quest’ultimo, poco prima di essere deposto da un colpo di Stato.
Eccellenza, la questione islamica oggi solleva grandi preoccupazioni. I cristiani africani sentono una pressione islamica? Prevalgono la convivenza e il dialogo o l’ostilità e la persecuzione? Con quanti tipi di islam hanno a che fare i cristiani africani?
L’islam è assai diversificato e per niente uniforme. C’è un islam sunnita, sciita e wahabita. Ma qualunque siano le sue tendenze, l’islam, in Africa, ha un solo progetto: fare dell’Africa un continente islamico. C’è effettivamente una volontà e una strategia ben elaborata per islamizzare e persino arabizzare l’Africa. E ci sono i mezzi finanziari e la propaganda mediatica disponibili per la riuscita di questo piano. L’islam è oggi, per la Chiesa in Africa, una grande sfida. Per far fronte a questa sfida, bisogna assicurare una solida formazione religiosa, spirituale e umana nei cristiani.
Anche se in alcuni Paesi, come la Nigeria e il Sudan, vige un fondamentalismo islamico, generalmente l’islam africano è piuttosto tollerante: cristiani e musulmani vivono assieme in armonia e mutuo rispetto. La Chiesa si impegna a promuovere il dialogo islamo-cristiano e una franca collaborazione per il consolidamento di società africane fondate su valori religiosi e morali, che si ispirano a Dio e sono rispettosi della persona umana.
In Africa fioriscono numerosissime sétte religiose, molte delle quali sono di derivazione cristiana, e sottraggono fedeli alla Chiesa cattolica. Come si spiega questo fenomeno? è la Chiesa che non sa rispondere alle attese degli africani, oppure sono gli africani che preferiscono rivolgersi a chi promette ricchezza e benessere, come fanno le sétte, anziché chiedere sacrifici e spiritualità come fa la Chiesa cattolica?
Una delle piaghe della Chiesa in Africa è proprio questa moltiplicazione incontrollata e incontrollabile delle sétte, questa inondazione di nuovi movimenti religiosi sincretisti di ispirazione cristiana e/o africana. Si ha l’impressione, anche in questo caso, che ci sia un piano, una strategia: intaccare la struttura della Chiesa cattolica, frammentarla, indebolirla. Un buon numero di queste chiese si sono trasformate in “money-making ventures” (imprese per far soldi). Esse mettono di facciata i miracoli (veri?), le (vere-o-pseudo) guarigioni, il successo negli affari. Gli sfortunati aderenti, avendo quasi tutti dei problemi di mancanza di lavoro, di salute, di denaro, ecc., si lasciano ingannare e sfruttare da poco scrupolosi pastori e responsabili di queste sétte. Solamente in Nigeria se ne contano oltre 1020 (riconosciute). In Sudafrica e altrove sono varie migliaia.

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.