Afghanistan, i talebani rivogliono la sharia negli stadi a Herat

Di Leone Grotti
29 Agosto 2021
La voce che i talebani amputano le mani dei ladri fa accorrere centinaia di persone allo stadio, ma la cerimonia è rinviata. Come si vive a Herat, tra donne segregate e jeans vietati
Una pattuglia armata dei talebani controlla le strade di Herat, in Afghanistan

Una pattuglia armata dei talebani controlla le strade di Herat, in Afghanistan

Herat è tornata sotto il controllo dei talebani il 12 agosto. Sono bastate due settimane per cambiare completamente il clima nella terza città più popolosa dell’Afghanistan. Non solo non si vedono più donne in giro per le strade, occupate invece dalle pattuglie armate dai talebani, ma anche lo stadio è nuovamente teatro delle punizioni shariatiche.

La sharia torna negli stadi?

Raccontano telefonicamente alcuni abitanti di Herat al Financial Times: «Scippi e borseggi sono diminuiti drasticamente, molto probabilmente perché i talebani sono conosciuti per il loro sistema medievale di giustizia che può includere anche il taglio delle mani dei ladri. La scorsa settimana è circolata la voce che un gruppo di ladri doveva essere punita nel principale stadio della città tramite amputazione delle mani. Centinaia di persone sono accorse per guardare, solo per sentire che la punizione non avrebbe avuto luogo».

Se il ritorno di amputazioni, lapidazioni e flagellazioni potrebbe essere molto vicino, altre orrende abitudini del vecchio Afghanistan governato dai talebani sono già divenute nuovamente realtà di tutti i giorni. Un messaggio è arrivato sui cellulari di tutti i dipendenti pubblici per informarli che «il personale maschile deve indossare vestiti tradizionali», mentre la paga è momentaneamente sospesa.

Vietati jeans e t-shirt in Afghanistan

I barbieri in città hanno riaperto, ma possono tagliare i capelli soltanto secondo gli stili tradizionali considerati accettabili dai talebani. Anche i negozi del mercato hanno riaperto le saracinesche, al pari delle bancarelle, ma i talebani pattugliano le zone più affollate con fucili e fruste «consigliando» agli uomini di smettere di indossare jeans e t-shirt. Presto gli avvertimenti minacciosi lasceranno il posto alle frustate in pubblico.

«Herat è come una città fantasma ormai. In giro non si vedono donne, che non escono di casa, per non incappare in qualche pattuglia dei talebani. I parchi sono vuoti», racconta un giornalista locale. Le lezioni a scuola sono ricominciate, ma le vecchie classi miste sono state sostituite da quelle separate in base al sesso. Maschi e femmine devono frequentare luoghi diversi, entrambi i gruppi sono obbligati a vestire in modo istituzionale. È comunque un passo avanti rispetto all’università di Herat, che invece resta chiusa.

Uno sportello bancario per 600 mila persone

Da quando la Banca centrale ha sospeso i finanziamenti all’Afghanistan e il Fondo monetario internazionale ha congelato le risorse concesse, le banche non lavorano più nel paese. A Herat è rimasto un solo sportello per 600 mila persone dove poter ritirare i propri risparmi e le rare volte in cui è in funzione si formano lunghe code davanti ad esso.

I giovani, quasi tutti educati, sognano di andarsene dal paese e ogni volta che si incontrano casualmente per strada lo scambio di battute è sempre lo stesso. «Ma come? Non te ne sei ancora andato?», racconta un dottore al Ft. Gli ospedali sono gli unici luoghi dove alle donne è ancora permesso lavorare, ma in ogni edificio i talebani hanno inviato una donna vestita col burqa «per monitorare lo staff femminile, assicurarsi che non socializzi con gli uomini e si vesta con l’hijab islamico».

«Pronto a tutto pur di andarmene»

Un uomo di nome Saeed, dopo essere stato sollecitato a frustate da un talebano ad andarsene da un incrocio affollato, dichiara: «Erano vent’anni che ad Herat non si vedevano scene di questo tipo. Sono pronto a dare la vita perché mia moglie e miei figli possano andarsene da questo paese. Non voglio che i miei bambini vengano cresciuti sotto la bandiera dei talebani».

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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