Affittare non conviene più. Si mangia tutto lo Stato (fino all’80 per cento di tasse)

Di Matteo Rigamonti
08 Gennaio 2013
Un'elaborazione curata dal Sole 24 Ore dimostra come nel 2013 le tasse sugli affitti raggiungeranno il 60 per cento in media dell'importo corrisposto al proprietario.

L’affitto se lo mangia tutto, o quasi, il fisco. Con buona pace del proprietario di casa. Secondo un’elaborazione curata dal Sole 24 Ore, sulla base di dati Tecnocasa e Agenzia delle entrate, infatti, il 60 per cento in media (con punte pari all’80 per cento) dell’importo degli affitti viene letteralmente “mangiato” dalle tasse, a beneficio delle casse dello Stato. A pagare il conto più salato sono i genovesi, dove il proprietario di un bilocale può arrivare a “perdere” fino al 75 per cento del canone annuo e l’82 per un trilocale.

NON SOLO E’ LA “STANGATA” IMU. A pesare soprattutto è l’introduzione dell’Imu, che quest’anno ha chiesto al mercato immobiliare (e ai proprietari) un conto pari a 23 miliardi di euro. Ma non è tutto. Nel 2013 la percentuale del canone di locazione che si potrà portare in deduzione dalle imposte sui redditi scenderà dal 15 al 5 per cento, per effetto della riforma Fornero (dl 92/2012). Questo significa che, nelle dichiarazioni 2014 su redditi 2013, il canone ricevuto dall’inquilino peserà per il 95 e non più per l’85 per cento; una novità che determinerà aumenti nelle richieste del fisco comprese fra il 4 e l’8 per cento, a seconda della tipologia dell’immobile.

DOVE AFFITTARE CASA CONVIENE. Le sperequazioni maggior sono concentrate dove, come a Genova e Torino (qui per un bilocale l’imposizione fiscale può raggiungere l’81,7 per cento), gli affitti sono bassi e i valori catastali elevati. Conti meno salati, ma comunque elevatissimi, anche per i proprietari di immobili a Milano (52,7 per cento di tasse per un bilocale), Roma (54), Cagliari (55), Verona (57) Salerno (59) e Brescia (59,3).

LA CEDOLARE SECCA NON BASTA. Per chi sceglie il regime fiscale della cedolare secca gli importi si riducono: a Genova le tasse scendono al 67 per cento, così come anche a Brescia (44,2), Roma (38,9), Milano (37,6), Torino (66,6), Cagliari (40), Salerno (44) e Verona (42,5). Finora però la “tassa piatta” ha abbracciato solo 300 mila contratti, ossia nemmeno il 10 per cento della platea potenziale.

VALORI “SBALLATI” E INQUILINI “FORZATI”. «Come sempre quando si parla di Fisco del mattone – spiegano Saverio Fossati e Gianni Trovati sul Sole 24 ore – l’incrocio con i dati di mercato si rivela una lotteria, perché ad avere l’ultima parola sono i valori catastali il cui rapporto con il mercato è puramente casuale». E a pagare il conto più salato sono i cosiddetti «inquilini forzati», ossia quei cittadini «troppo ricchi per aspirare a una casa popolare» ma non «considerati abbastanza solidi dalle banche per accendere il mutuo necessario all’acquisto dell’abitazione» e che, pertanto, in questa condizione, «non sono in grado di pagare un canone minimamente interessante per il proprietario».

@rigaz1

Articoli correlati

1 commento

Non ci sono ancora commenti.

I commenti sono chiusi.