Adozioni internazionali al rogo?

Di Rodolfo Casadei
05 Aprile 2001
Prendendo lo spunto dall’arresto in Russia nel febbraio scorso di Nadia Frati, una cittadina italo-russa accusata di organizzare adozioni illegali, da alcune settimane i quotidiani Il Giorno, Il Resto del Carlino e La Nazione stanno conducendo una vera e propria campagna di demonizzazione delle adozioni internazionali

Prendendo lo spunto dall’arresto in Russia nel febbraio scorso di Nadia Frati, una cittadina italo-russa accusata di organizzare adozioni illegali, da alcune settimane i quotidiani Il Giorno, Il Resto del Carlino e La Nazione stanno conducendo una vera e propria campagna di demonizzazione delle adozioni internazionali. Già le titolazioni («Adozioni, un affare d’oro», «Troppe coppie “deluse” restituiscono i bambini», «Impossibile controllare le adozioni») non lasciano dubbi sull’orientamento dell’inchiesta. Ma i contenuti sono ancora peggio, e a gettarci nello sconforto è soprattutto il fatto che coincidono coi pareri di personalità autorevolissime. Dice Giuseppe Magno, giudice e direttore del Dipartimento giustizia minorile: «Le adozioni internazionali in sé per sé non sono un bene. I casi dei bambini realmente abbandonati sono pochissimi». Si vede che noialtri che avemmo la ventura di visitare gli orfanotrofi rumeni – e che preghiamo Dio di non concerderci il privilegio di visitare anche quelli di Russia, Moldavia, Ucraina, ecc.- abbiamo avuto le traveggole. In Romania 80 mila minori sono internati in istituto e di essi fra i 3 e i 6 mila a seconda degli anni sono dichiarati adottabili. Pochissimi? Luigi Fadiga, Presidente del Tribunale dei minori prima a Bologna e poi a Roma e della Commissione italiana per le adozioni internazionali dice a proposito della Convenzione dell’Aja sulle adozioni: «Non è nata per fare più adozioni, o più veloci, ma per garantire i diritti dei bambini che vengono adottati da stranieri e portati fuori dal loro Paese». Una gran bella notizia per gli 80 mila bambini russi già dichiarati adottabili (in tutto quelli in stato di abbandono sarebbero 220 mila), destinati, in omaggio alla Fadiga-philosophy, a veder rispettato il loro diritto a trascorrere tutta l’infanzia e l’adolescenza presso gli scintillanti orfanotrofi post-sovietici, visto che le adozioni interne in Russia sono appena 7 mila all’anno. Ci sarebbe poi tutto il capitolo degli aspiranti genitori adottivi, costretti a estenuanti liste di attesa e spesso umiliati dagli “esperti” di alcune delle 46 associazioni abilitate dalla legge italiana, che provano un piacere perverso nel farli sentire degli ottusi razzisti se mostrano qualche preferenza per bambini piccoli e di stirpe caucasica o esitano a dichiararsi disponibili all’adozione di adolescenti handicappati non bianchi, ma di questo parleremo un’altra volta. Parliamo invece di soldi: stando ai giornali, la “truffatrice” italo-russa assicurata alle patrie galere chiedeva “una tariffa di 2.500 dollari”. Che sarebbero 5 milioni e mezzo di lire. Sapete quanto costa tutta l’operazione adozione in Russia con una delle 46 legalissime associazioni italiane? Da 22 a 38 milioni di lire. Qui qualcuno non la racconta giusta.

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