«Abbassare le tasse sugli affitti, idea giusta. Sbagliato è associare la casa all’idea di ricchezza»

Di Massimo Giardina
14 Agosto 2013
Contratti svalutati del 20-25 per cento in cinque anni. Mauro Danielli (Fimaa) si aspetta dal governo Letta «qualcosa di coraggioso. Che non si fa a costo zero»

Dopo l’approvazione del “decreto Fare” il governo Letta ha dichiarato che vuole subito mettere in atto altri provvedimenti per rilanciare l’economia. Allo studio dell’esecutivo ci sono anche misure intese ad aiutare il mercato delle locazioni immobiliari, più comunemente detti affitti. Si ipotizza il ripristino della deduzione Irpef al 15 per cento per gli immobili affittati, oltre a una cedolare secca semplificata applicabile sul 70 per cento dell’imponibile e alla determinazione dell’Imu al 4 per mille. «Prima di esprimermi vorrei vedere il decreto nero su bianco e deliberato dal Consiglio dei ministri» chiosa Mauro Danielli, operatore del settore da diversi anni e vicepresidente di Fimaa Milano, Monza e Brianza – Collegio agenti d’affari in mediazione delle province di Milano, Monza e Brianza.

Danielli, qual è il suo giudizio sulle proposte avanzate dal governo Letta?
Ben venga tutto quello che, in termini di provvedimenti legislativi, può essere in sostegno al mercato. Purtroppo in passato abbiamo assistito a cambi di rotta all’ultimo momento rispetto ai proclami. Quella delle locazioni è una materia molto impegnativa ed è chiaro che per il governo nulla può farsi a costo zero. Ci aspettiamo quindi qualcosa di coraggioso, che non si limiti a qualche piccolo segnale ma che vada ad affrontare i temi veri, ovvero quello della fiscalità anche se determinerà una riduzione dell’incasso da parte dell’erario. Se si vuole fare qualcosa sul mercato delle locazioni, questo è il tema numero uno.

Sembra un po’ perplesso.
No, ma ci aspettiamo qualcosa perché nell’ultimo anno e mezzo abbiamo avuto solo segnali negativi: un continuo aggravarsi di imposizioni e aumenti in funzione dell’idea per cui il possesso della casa è un elemento di ricchezza. Spesso non è così, avere una casa è una necessità. Cambiare registro, il tipo di mentalità nel considerare questo bene lo considererei già un passaggio importante.

Il mercato quanto si è modificato nell’ultimo lustro?
Rileviamo direttamente dagli operatori che il numero delle affittanze continua ad essere inalterato e in alcuni casi volge verso un incremento, ma solo perché i canoni hanno avuto una continua riduzione confermata anche nell’ultimo semestre. Stiamo parlando di una cifra intorno al 3 per cento, circa il 7 per cento su base annua. Un decremento che è stato costante negli ultimi cinque anni che ci ha portato a una riduzione complessiva dei canoni intorno al 20-25 per cento. Non dobbiamo dimenticare che in Italia il prodotto in locazione non è di qualità e di solito non si trovano costruzioni giovani, ma si affitta ciò che si riceve in eredità. Non è un patrimonio costruito sulla finalità della locazione, come avviene in altri stati.

@giardser

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7 commenti

  1. Giulio Dante Guerra

    Una volta tanto, leggo un discorso serio sull’argomento “casa”: ossia, che la medesima è un diritto, non un lusso, come l’hanno sempre considerata tutti i “tassatori” di professione. In altre parole: coloro che abitano in casa propria semplicemente usufruiscono d’un diritto a loro connaturato in quanto persone; chi dà in affitto una “seconda casa” svolge una funzione di alto valore sociale. Il “punto debole” di questo articolo sta, purtroppo, nella persona di chi ha detto queste cose sacrosante: è un professionista del settore, non un politico, e difficilmente questi ultimi faranno tesoro delle sue parole. Come neanche delle serie e concrete proposte di Francesco Taddei su come compensare il minor introito fiscale derivante dalle detassazioni proposte, e sottoporre i politici alla “spada di Damocle” del non-finanziamento da parte degli elettori…

    1. francesco taddei

      aspetto di vedere il tuo business plan.

      1. Giulio Dante Guerra

        Quale? Quello delle mie (presunte) “proprietà immobiliari”? Zero via zero: ho dovuto, anni fa, vendere la casa che il mio bisnonno aveva ereditato dalla mia trisnonna, dove era nata la persona più illustre della mia famiglia, la beata Elena Guerra, e andarmene ad abitare in affitto, per varie ragioni, fra cui quella che il mio stipendio di ricercatore pubblico – i peggio pagati d’Europa! – non mi consentiva di mantenerla.

      2. Giulio Dante Guerra

        Quale? Quello delle mie (presunte) “proprietà immobiliari”? Zero via zero: anni fa ho dovuto, per difficoltà economiche che non starò a precisare, la casa di Lucca che il mio bisnonno aveva ereditato da sua madre, la mia trisnonna, e in cui era nata la persona più illustre della mia famiglia, la beata Elena Guerra, ed oggi vivo in affitto. Sono sicuro che, se fosse sancito per legge il principio che la casa è un diritto, e non un lusso, e potessi chiedere nel 730 la detrazione del canone da me pagato, mi sentirei rispondere che ad un pensionato “single” come me basta un paio di piccole stanze, e magari vedrei anche arrivare a casa mia GdF ed Agenzia delle Entrate, a “censire” i “mobili d’antiquariato” (tutti ereditati, nessuno comprato) e la “collezione di libri antichi e rari” (ereditati anch’essi). Insomma, diventerei una specie di “caso Dolce&Gabbana” in sessantaquattresimo…

        1. francesco taddei

          come ti prendevi gioco di me nel tuo commento, così facevo io.

          1. Giulio Dante Guerra

            Non mi prendevo affatto gioco. Intendevo solo constatare, amaramente, che i politici non tengono in nessun conto le proposte veramente serie e concrete come le tue, e tanto meno quanto più facilmente attuabili, ed anche “a costo zero. Punto e basta. Spero così d’aver chiarito un equivoco.

  2. francesco taddei

    l’abolizione dei finanziamenti ai partiti e l’introduzione del finanziamento privatoi metterebbe in pratica un principio sacrosanto: il politico che lavora per il popolo e non per i partiti. anche se ricevesse finanziamento da pochi poi dovrebbe spiegare i benefici della sua proposta a molti. le esigenze della società che lavora (non dei santoni poeti,attori e cantanti) farebbero camminare più in fretta e meglio lo sviluppo nel paese. e darebbero modo anche a interessi diversi di incontrarsi e mediare o scontrarsi se necessario. cosa diversa dalla cooptazione che vi è nei partiti oggi.

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