Contenuto riservato agli abbonati

A tutto Stato

Di Lorenzo Castellani
24 Luglio 2023
Va bene la globalizzazione in crisi e il ritorno della politica, ma qui tra dirigismo green, protezionismi e bonus a gogò ci giochiamo l’economia
Maxi pubblicità a Bruxelles per la causa di Greenpeace alla Corte di giustizia dell’Ue contro la scelta della Commissione di includere gas e nucleare nella “tassonomia verde”
Greenpeace pubblicizza la sua causa alla Corte di giustizia dell’Ue contro la scelta della Commissione di includere gas e nucleare nella “tassonomia verde”, Bruxelles, 18 aprile 2023 (foto Ansa)

Stato-protettore, Stato-investitore, Stato-doganiere, Stato-promotore, Stato-strategico sono solo alcune delle espressioni ricorrenti negli ultimi anni nel dibattito politico e accademico. Sembra che, da dopo la pandemia, le classi dirigenti occidentali abbiano soltanto un punto in mente: lo Stato e il suo ritorno nell’economia. Questo attivismo smanioso viene giustificato alla luce di numerose emergenze: la ripresa post-pandemica, la guerra in Ucraina, le politiche ambientali, la ridefinizione delle catene di approvvigionamento, la competizione tecnologica e industriale. È chiaro che in un mondo dove si ridefiniscono i paradigmi, in cui si passa dalla globalizzazione a forme di regressione della stessa, la politica e di conseguenza lo Stato possano avere un ruolo di maggior protagonismo per guidare o stabilizzare la transizione, ma ciò che impressiona è l’assolutizzazione del concetto del ritorno dello Stato a tutto raggio che oramai pervade quasi ogni posizione intellettual...

Contenuto a pagamento
Per continuare a leggere accedi o abbonati
Abbonamento full
€60 / anno
oppure
Abbonamento digitale
€40 / anno

Articoli correlati