A Rivarolo c’è l’ndrangheta «Bastarda». Sciolto il Consiglio comunale

Di Marco Margrita
23 Maggio 2012
Il Consiglio comunale di Rivarolo, in provincia di Torino, è stato sciolto per "infiltrazioni mafiose". L'ex sindaco, Fabrizio Bertot (Pdl), annuncia il ricorso «se non altro nei confronti di una città macchiata da un’accusa infamante».

Il Consiglio Comunale di Rivarolo, in provincia di Torino, è stato sciolto per “infiltrazioni mafiose”. Il secondo in terra subalpina dopo Bardonecchia, cui – era il 1995 – toccò il non invidiabile primato d’essere il primo al Nord a subire questa sorte. Questa è l’onda lunga dell’inchiesta “Minotauro”, che a giugno scorso portò in carcere oltre 150 persone, rivelando l’incisività e la capacità di creare collusione con la politica e l’imprenditoria (in particolare il settore dell’edilizia e degli appalti pubblici) da parte della ‘ndrangheta in Piemonte. Inchiesta che ha portato anche alla caduta del sindaco di Leinì. Il provvedimento di scioglimento era nell’aria da tempo, anche perché tra gli arrestati nella richiamata operazione figurava anche l’ex-segretario comunale di Rivarolo, Antonio Battaglia.
La documentazione sequestrata a novembre dalla Dda di Torino e dai militari dell’Arma, sottoposta al vaglio prima del prefettura, poi del ministro degli Interni, non avrebbe lasciato spazio a dubbi. Appalti sospetti  affidati sempre agli stessi cartelli, voti in cambio di favori e società create ad hoc per favorire le ‘ndrine locali.

La notizia è stata resa ufficiale ieri. Gettando nello sconcerto la cittadinanza, che non ci sta ad essere marchiata come mafiosa. Il sindaco (ormai ex), Fabrizio Bertot (Pdl), annuncia il ricorso: «Leggerò le motivazioni per avere un quadro più chiaro e valutare con i miei legali le prossime mosse. Il ricorso è doveroso, se non altro nei confronti di una città che viene macchiata da un’accusa infamante».
La situazione, comunque, appare grave. Si parla di rapporti tra la politica locale e ‘ndrangheta. Di voti chiesti agli esponenti della criminalità calabrese da Battaglia per la candidatura alle Europee di Bertot, nel 2009. C’è la vicenda legata a “Rivarolo Futura”, società a responsabilità limitata costituita per il 51 per cento dal Comune di Rivarolo e per il 49 da Asa, l’azienda, poi fallita, che gestiva lo smaltimento di rifiuti nell’Alto Canavese. Dalle casse della società, secondo gli inquirenti, sarebbero spariti milioni di euro e ogni documentazione fiscale a sostegno di giri di denaro. E poi i lavori affidati sempre agli stessi imprenditori, in particolare ad Antonino Occhiuto, titolare della Iso Scavi, finito agli arresti perché considerato il capo della «Bastarda», la locale della ‘ndrangheta che avrebbe gestito svariati affari tra Rivarolo e i Comuni del canavesano.

I vertici piemontesi del Pdl, pur esprimendo massimo senso dello Stato, segnalano l’anomalia di una decisione presa senza che gli amministratori siano stati interessati da provvedimenti giudiziari. «Non conosco le carte e, quindi, non mi permetto di criticare la decisione del Consiglio dei ministri che ha deciso lo scioglimento del Comune di Rivarolo Canavese – commenta il deputato e coordinatore vicario piemontese del Pdl, Agostino Ghiglia -. Mi lascia, tuttavia, interdetto il fatto che lo scioglimento abbia avuto luogo senza che neppure un amministratore sia stato raggiunto da alcun provvedimento giudiziario. Non vi è dubbio che la lotta a tutte le mafie debba essere condotta senza quartiere con la massima durezza, severità e senza sconti ma le modalità della decisione lasciano quantomeno perplessi. Esprimo, quindi, solidarietà al sindaco, Fabrizio Bertot e a tutto il consiglio comunale augurandomi che la parola torni, il prima possibile, ai cittadini».

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